Lo precisa il Consiglio di Stato nella recente sentenza numero 9323/2024: la presenza di debuti tributari non deve inficiare il diritto a fruire dei servizi essenziali, che vanno garantiti a priori.


Con una decisione che segna un’importante svolta in ambito giuridico, il Consiglio di Stato ha ribadito un principio chiave per la tutela dei diritti delle persone con disabilità: i servizi essenziali non possono essere negati a causa di debiti tributari pendenti.

La sentenza 9323/2024, destinata a fare da riferimento per casi simili, stabilisce che i supporti vitali per l’inclusione e l’istruzione dei minori con disabilità sono inalienabili, anche se i beneficiari hanno posizioni debitorie nei confronti dell’amministrazione pubblica.

Il contesto dei servizi essenziali

I servizi essenziali rappresentano un insieme di prestazioni fondamentali che uno Stato o un ente pubblico è tenuto a fornire ai cittadini, con particolare attenzione verso coloro che si trovano in situazioni di vulnerabilità, come le persone con disabilità. Questi servizi sono intesi non solo come strumenti di assistenza pratica, ma come mezzi indispensabili per garantire il pieno godimento dei diritti umani e civili, primo fra tutti il diritto all’inclusione sociale e scolastica.

Per le persone con disabilità, l’accesso ai servizi essenziali è un requisito fondamentale per vivere in modo autonomo e partecipare attivamente alla vita comunitaria. Tra i servizi di base più rilevanti vi sono quelli di assistenza sanitaria, trasporto pubblico, supporto all’istruzione e all’inclusione lavorativa. Garantire questi servizi significa rispondere a bisogni specifici che, altrimenti, non potrebbero essere soddisfatti in maniera adeguata. Nel caso del trasporto scolastico, ad esempio, questo servizio diventa un vero e proprio “ponte” verso l’istruzione per i minori con disabilità, permettendo loro di frequentare la scuola, interagire con i compagni e crescere in un contesto formativo inclusivo.

La Costituzione italiana, insieme a diverse leggi specifiche come la legge 104/1992, protegge questo principio, imponendo che i servizi di assistenza alle persone con disabilità siano offerti senza discriminazioni e in maniera incondizionata.  Senza tali servizi, il rischio è che queste persone siano escluse dai circuiti della vita sociale e scolastica, perdendo l’opportunità di partecipare in modo attivo alla comunità.

La controversia

Il caso oggetto della recente sentenza del Consiglio di Stato ha portato alla ribalta una situazione complessa e dolorosa che ha visto protagonista il Comune di Reggio Calabria e una madre di un minore con disabilità certificata ai sensi della legge 104/1992, che tutela i diritti delle persone con disabilità e i loro familiari. La donna, nonostante il riconoscimento da parte dell’amministrazione di un voucher per il servizio di trasporto scolastico, non ha potuto usufruire dell’assistenza. La ragione? Un debito pregresso relativo alla tassa sui rifiuti (Tari) non pagata, che ha indotto l’amministrazione a sospendere il servizio.

La madre, impossibilitata a gestire da sola gli spostamenti del figlio tra casa e scuola, si è vista privata di un servizio essenziale, con gravi ripercussioni sulla qualità della vita quotidiana e sull’accesso del minore all’istruzione. Di fronte a questa situazione, ha avviato una battaglia legale contro il Comune, sostenendo che il mancato accesso al trasporto violava i diritti fondamentali del figlio.

Servizi essenziali vanno garantiti anche in caso di debiti tributari

La sentenza del Consiglio di Stato, quindi, è andata oltre la questione economica, stabilendo un principio di ampia portata. Condannando il Comune a risarcire la donna per 1.386 euro, più interessi, e imponendogli il pagamento delle spese legali per un totale di 7.000 euro, la decisione ha fatto chiarezza su un aspetto centrale: i diritti essenziali legati all’assistenza per i minori con disabilità non possono essere subordinati a eventuali obblighi tributari del genitore.

Il Consiglio di Stato ha così confermato che i servizi alla persona, specie quando rivolti a soggetti vulnerabili come i minori con disabilità, rientrano in un ambito di diritti inviolabili e incondizionati, radicati nella Costituzione italiana e protetti da norme di rango superiore.

La pronuncia rappresenta anche un deciso cambio di rotta rispetto a un precedente orientamento dei giudici, la sentenza numero 7089/24 che si era basato sul concetto di “accomodamento ragionevole”. Questo principio implicava che il riconoscimento dei diritti dovesse essere compatibile con le risorse economiche disponibili dell’ente pubblico, limitando quindi l’accesso ai servizi essenziali in situazioni di difficoltà di bilancio. Con la nuova decisione, invece, il Consiglio di Stato ha dato priorità assoluta alla tutela dei diritti delle persone con disabilità, stabilendo che questi non possono essere soggetti a condizionamenti finanziari.

In sostanza, il pronunciamento riafferma che, nel bilanciamento tra risorse economiche degli enti pubblici e tutela dei diritti essenziali, deve prevalere il diritto dei cittadini in condizioni di vulnerabilità. Questa sentenza, dunque, si propone come un nuovo punto di riferimento giuridico, destinato a influenzare future interpretazioni e a rafforzare la protezione delle persone con disabilità, garantendo loro un accesso incondizionato ai servizi indispensabili per la loro integrazione sociale e scolastica.