L’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha emanato un nuovo parere che concede la possibilità del ribasso sui costi della manodopera negli appalti pubblici.
Questo aggiornamento si inserisce all’interno del contesto normativo del Decreto Legislativo n. 36 del 2023, che stabilisce la disciplina dei contratti pubblici.
Secondo la Delibera n. 491, approvata il 29 ottobre 2024, il ribasso è ammissibile in circostanze specifiche: esaminiamo la controversia analizzata dall’Autorità e proviamo a comprendere le conclusioni emerse.
Il caso specifico
La delibera nasce da una controversia legata all’affidamento di un servizio per la rimozione di barriere fisiche e cognitive presso il Museo Pietro Griffo di Agrigento, parte del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi. In gara, un raggruppamento di imprese ha contestato l’aggiudicazione a favore di un altro operatore a causa del ribasso sull’offerta economica presentata, quasi pari al 50% del valore iniziale di gara.
Secondo il ricorrente, la riduzione di costo avanzata non rispetterebbe i parametri fissati e metterebbe a rischio la congruità dell’offerta, soprattutto per quanto riguarda i costi della manodopera. Tuttavia, Anac ha accolto le giustificazioni del vincitore, stabilendo che il ribasso era ammissibile in quanto giustificato da processi di ottimizzazione aziendale.
Le obiezioni
Il consorzio classificatosi secondo nella gara, ha contestato la decisione di accettare il ribasso proposto dalla società aggiudicatrice, sottolineando che il costo della manodopera dichiarato nei giustificativi fosse inferiore a quello indicato nell’offerta originale.
I ricorrenti hanno inoltre affermato che la riduzione dei costi sarebbe stata possibile solo tramite una riorganizzazione postuma dell’offerta, modificando la composizione economica dopo l’aggiudicazione.
La risposta della stazione appaltante
Dal canto suo, la stazione appaltante ha difeso la legittimità dell’offerta, affermando che il processo di verifica ha rispettato i principi normativi e che la proposta economica è risultata affidabile. L’ente ha inoltre ribadito che i valori indicati nelle tabelle ministeriali per i costi del lavoro costituiscono solo un parametro di riferimento e che sono consentite deviazioni giustificate.
La valutazione dell’Anac: quando è possibile ridurre i costi della manodopera
Anac ha chiarito che, sebbene la normativa preveda generalmente l’inammissibilità di ribassi sui costi del personale, esistono eccezioni. In particolare, qualora l’operatore dimostri che la riduzione sia frutto di un’efficiente organizzazione e non vada a scapito delle retribuzioni minime previste per legge, tale ribasso può essere considerato lecito.
L’Autorità sottolinea inoltre che l’efficacia delle giustificazioni può essere valutata solo nel contesto di un’attenta analisi tecnica che consideri le specificità del progetto e l’affidabilità complessiva dell’offerta.
Nello specifico, la normativa italiana sui contratti pubblici permette di effettuare ribassi sui costi della manodopera solo se l’operatore economico fornisce prove adeguate che dimostrino l’adozione di soluzioni innovative o strategie organizzative che riducono i costi senza intaccare la qualità del servizio o le condizioni contrattuali minime dei lavoratori.
Le implicazioni del parere
Con questo parere, si conferma un approccio più flessibile rispetto ai ribassi sui costi della manodopera, segnalando che le imprese possono discostarsi dai costi standard se supportate da solide giustificazioni. Questo orientamento apre quindi alla possibilità per le aziende di proporre ribassi giustificati da innovazioni nei processi produttivi o da relazioni consolidate con fornitori che permettono economie di scala. Tuttavia, rimane ferma la regola secondo cui tali ribassi non devono compromettere i trattamenti salariali minimi stabiliti dalla legge.
Questa decisione rappresenta un punto di equilibrio tra la necessità di garantire la qualità e la sostenibilità economica delle offerte e il bisogno di favorire pratiche organizzative più efficienti e competitive.