Scontro aperto tra Governo e sindacati, il dialogo sulla Legge di Bilancio 2025 giunge a un nulla di fatto: CGIL e UIL confermano lo sciopero generale, la CISL invece approva il testo.


Al termine dell’incontro a Palazzo Chigi, i segretari generali di CGIL e UIL, Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri, hanno ribadito le motivazioni alla base dello sciopero generale indetto per il prossimo 29 novembre.

Le critiche di CGIL e UIL alla Legge di Bilancio 2025

Il segretario generale della CGIL, Maurizio Landini ha espresso profonda insoddisfazione riguardo alla manovra, giudicandola “pessima” e inadeguata a garantire una prospettiva di sviluppo per il Paese. “Non ci sono margini di modifica significativi”, ha affermato Landini, spiegando che il governo sembra irremovibile nella sua impostazione, con spazi ridotti per eventuali aggiustamenti. “Se si accetta questa manovra, si deve restare all’interno della logica che la sostiene. Noi, invece, la consideriamo inadeguata e siamo determinati a mantenere la mobilitazione del 29 novembre, con l’obiettivo di invertire una tendenza che non è più accettabile.”

Anche Pierpaolo Bombardieri, segretario generale della UIL, ha manifestato forte disappunto per i contenuti della legge di bilancio, in particolare riguardo alle pensioni. Bombardieri ha definito insufficiente l’aumento previsto per le pensioni minime e ha criticato aspramente il taglio del cuneo fiscale, che secondo lui non porterà alcun beneficio reale ai lavoratori, mentre i pensionati continueranno a essere esclusi da qualsiasi beneficio economico. “I pensionati italiani pagano imposte doppie rispetto alla media europea: questa è una situazione inaccettabile e rappresenta una grave ingiustizia”, ha sottolineato.

A fianco di Bombardieri si è espresso anche Carmelo Barbagallo, leader della UILP, il quale ha evidenziato come, in questa manovra, manchi qualsiasi intervento volto a sostenere i pensionati in difficoltà economiche. I due rappresentanti sindacali hanno criticato anche l’assenza di novità sulle risorse destinate alla non autosufficienza, considerando insufficiente il fondo attuale. “Chiediamo che siano previsti fondi aggiuntivi per garantire i servizi di assistenza necessari, come previsto dalla legge di riforma ottenuta grazie alle nostre mobilitazioni”, hanno concluso Bombardieri e Barbagallo.

La posizione conciliante della CISL

Questo invece è quanto dichiarato dal segretario generale della CISL, Luigi Sbarra, in un’intervista uscita sul quotidiano La Stampa e riportata dal sito web del sindacato:

Certo si può sempre fare di più ma uno sciopero generale contro la manovra oggi non è giustificato. (…) Abbiamo una manovra che orienta due terzi della propria cubatura sul lavoro, pensioni, famiglie, recependo nostre proposte. Scioperare? È chi lo fa, onestamente, che dovrebbe avanzare argomenti più convincenti. Certo, si può sempre fare di più e la manovra è migliorabile, ma la strada giusta è il confronto, l’esercizio di responsabilità che deriva dalla delega che ci danno i nostri associati. Se per ogni passo usiamo sempre l’arma più radicale che abbiamo e scarichiamo tutto sui lavoratori vuol dire che non si è efficaci in sede di rappresentanza e alla fine la gente se ne andrà dal sindacato, non ci ascolterà più. Basta vedere le adesioni degli ultimi scioperi per capire di cosa parlo”.

Confermato lo sciopero di CGIL e UIL per il prossimo 29 novembre

Il prossimo 29 novembre avrà dunque luogo la mobilitazione nazionale, con uno sciopero generale di otto ore e manifestazioni in tutto il Paese. Le confederazioni sindacali di CGIL e UIL hanno proclamato questa protesta per denunciare una manovra di bilancio che considerano un colpo duro al lavoro, ai servizi pubblici e al dialogo tra sindacati e governo. La legge di bilancio, sostenuta dal governo Meloni, viene definita una “manovra del tutto inadeguata”, pensata senza il confronto con le organizzazioni sindacali, e giudicata incapace di rispondere ai bisogni urgenti del Paese.

Qui di seguito i punti su cui fanno pressioni le sigle sindacali promotrici dello sciopero.

Tagli ai servizi e nessuna riforma fiscale

La manovra, secondo i sindacati, segue una logica di risparmio sul welfare e sui servizi essenziali per ridurre il debito pubblico, senza intervenire su misure strutturali come una vera riforma fiscale. Per Cgil e Uil, la scelta di ridurre il debito tagliando la spesa sociale invece di aumentare le entrate con misure come la tassazione sugli extraprofitti o sui grandi patrimoni è un errore che avrà conseguenze profonde per il futuro del Paese. Landini ha accusato il governo di “legalizzare l’evasione fiscale” tramite il concordato fiscale, che permetterebbe di chiudere i contenziosi fiscali con una spesa minima, piuttosto che puntare a risorse ottenibili con un prelievo più equo su profitti e rendite.

Salari e pensioni al centro della rivendicazione

Al centro delle proteste sindacali c’è la questione dei salari e delle pensioni, che risentono pesantemente dell’inflazione e della crescente perdita di potere d’acquisto. Aumentare i redditi dei lavoratori e dei pensionati non è solo una necessità economica, ma un principio di giustizia sociale, soprattutto in un contesto in cui i pensionati italiani continuano a pagare imposte nettamente superiori rispetto alla media europea. Inoltre, i sindacati lamentano l’assenza di fondi adeguati per la non autosufficienza, ambito in cui si registra una crescente domanda di servizi che resta, però, insoddisfatta.

Il settore pubblico: tra smantellamento e depotenziamento

Uno degli aspetti più critici della manovra, secondo i sindacati, è il suo impatto sul settore pubblico, che viene percepito come vittima di un piano di depotenziamento sistematico a favore di interessi privati. Manuela Vanoli, segretaria generale Fp Cgil Lombardia, parla di una delle peggiori manovre degli ultimi decenni per le lavoratrici e i lavoratori pubblici: “L’incremento salariale del 5,78% per i contratti del triennio 2022-2024 è uno schiaffo. Chi lavora nel settore pubblico porta avanti servizi essenziali tra mille difficoltà e carichi di lavoro eccessivi a causa della cronica carenza di personale, una situazione resa ancora più critica dal fenomeno delle dimissioni e del mancato turnover”. A queste difficoltà si aggiungono tagli che potrebbero ridurre drasticamente la qualità dei servizi pubblici, con danni irreversibili per il diritto alla salute, all’istruzione e alla mobilità accessibili a tutti, come previsto dalla Costituzione.

L’autonomia differenziata e il rischio di aumento delle disuguaglianze

Un’altra preoccupazione centrale per Cgil e Uil è rappresentata dall’autonomia differenziata, che i sindacati definiscono “una secessione dei ricchi”. Vanoli avverte che questo disegno rischia di frammentare il sistema pubblico, accentuando le disuguaglianze non solo tra Nord e Sud, ma anche all’interno delle singole regioni, dove si potrebbero creare differenze nei servizi offerti. Inoltre, l’autonomia differenziata potrebbe indebolire ulteriormente il contratto collettivo nazionale, già messo in difficoltà da intese separate che minano l’unità del fronte sindacale. “Organizziamo assemblee nei luoghi di lavoro per sensibilizzare le persone su un tema che riguarda non solo i lavoratori, ma anche i pensionati e tutti i cittadini, chiamati a difendere i servizi pubblici, il diritto alla salute e un lavoro dignitoso”, aggiunge Vanoli.

Il volantino dei sindacati per la giornata di mobilitazione

Qui la brochure completa sullo sciopero del 29 novembre.