La Corte di Cassazione, con ordinanza 23852/2024, ha recentemente stabilito un importante principio in tema di licenziamento per giusta causa: vietata qualsiasi tipo di attività fisica durante il periodo di malattia.


Secondo la pronuncia, un dipendente assente per malattia che prende parte a un’attività fisicamente impegnativa, come una partita di calcio, può essere licenziato per violazione dei doveri di correttezza, lealtà e diligenza, elementi essenziali del rapporto di lavoro. Questa decisione conferma la posizione della giurisprudenza sull’importanza di una condotta leale e coerente con la propria condizione di salute durante i periodi di malattia.

Il caso

Il caso specifico ha visto protagonista un dipendente licenziato dopo aver partecipato a un torneo di calcio durante un periodo di assenza per malattia. L’ente aveva contestato al dipendente la condotta, considerandola in contrasto con le regole contrattuali e lesiva degli obblighi di lealtà e diligenza. Inizialmente, il lavoratore aveva impugnato il licenziamento presso il Tribunale, ottenendo un pronunciamento a lui sfavorevole, confermato poi dalla Corte d’Appello di Napoli.

La Corte d’Appello ha motivato la propria decisione sulla base del Regio Decreto n. 148/1931, che sancisce la possibilità di licenziamento per condotte artificiose volte a ottenere vantaggi indebiti, anche qualora non vi siano ripercussioni sul servizio. Il comportamento del lavoratore, ritenuto contrario alle norme di correttezza, ha portato così alla convalida del licenziamento.

La sentenza della cassazione: licenziamento legittimo se si fa attività fisica durante il periodo di malattia

Di fronte alla Cassazione, il lavoratore ha contestato la decisione di merito, sostenendo che la propria condotta non rientrava nelle ipotesi di licenziamento indicate dal Regio Decreto, in quanto non mirava a una simulazione della malattia ma rispondeva a una diversa interpretazione del concetto di “giusta causa”. La Cassazione, però, ha rigettato il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e ribadendo che il comportamento contestato giustifica il licenziamento.

La Cassazione ha infatti sottolineato come la valutazione della gravità e proporzionalità della condotta spetti al giudice di merito, che ha il compito di verificare se la partecipazione ad attività potenzialmente dannose per la guarigione sia compatibile con l’obbligo di correttezza verso il datore di lavoro. In particolare, la Corte ha stabilito che, nel caso in cui il lavoratore intraprenda attività che possano pregiudicare il recupero psico-fisico, questo fatto può essere considerato una violazione dei doveri contrattuali.

Implicazioni della sentenza

La pronuncia della Cassazione si allinea con la consolidata giurisprudenza, secondo la quale la partecipazione a attività non compatibili con lo stato di malattia, anche in assenza di una simulazione esplicita, può giustificare la sanzione disciplinare fino al licenziamento. L’ordinanza sottolinea come l’obbligo di lealtà non sia limitato alla mera presenza fisica sul posto di lavoro, ma imponga anche di non compromettere la propria capacità di svolgere il lavoro attraverso comportamenti non consoni alla condizione di salute dichiarata.

Questo principio si applica non solo per chi svolge attività fisiche intense, ma anche per chi intraprende attività che, sebbene non dimostrino una malattia simulata, potrebbero rallentare il recupero, compromettendo così il rientro in servizio. La Cassazione ha concluso che, in questi casi, il giudice può valutare la condotta come incompatibile con il rapporto di fiducia necessario tra dipendente e datore di lavoro, confermando la legittimità del licenziamento.

La decisione della Cassazione rappresenta un forte richiamo al rispetto delle norme di correttezza e fedeltà nel rapporto di lavoro, anche durante l’assenza per malattia. L’ordinanza chiarisce che, se un lavoratore si dedica a un’attività che rischia di compromettere la propria guarigione o di ritardare il rientro al lavoro, può essere passibile di licenziamento per giusta causa, ribadendo l’importanza della serietà e della lealtà anche nei periodi di malattia.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.