Un caso che farà sicuramente discutere: all’interno di un manuale consigliato dall’ordine dei giornalisti per l’esame di stato si attribuisce la responsabilità della Strage di Bologna del 1980 alle Brigate Rosse.


Negli scorsi giorni è scoppiata una forte polemica relativamente ad un manuale impiegato da molti studenti per preparare l’esame per diventare giornalisti professionisti.

Il testo incriminato, denominato “Giornalista italiano. L’esame da professionista in più di 1000 domande e risposte”, edito da Agenmedia e redatto da Adriano Izzo, Carlo Guglielmo Izzo e Francesca Pantanella, contiene infatti un vistoso errore storico.

Il manuale, nel capitolo 21, intitolato “Elementi di storia e tecniche del giornalismo”, al paragrafo 65, tratta dei diversi eventi storici avvenuti negli anni di piombo e degli effetti che tali eventi hanno prodotto sul giornalismo e sull’informazione in generale.

Ebbene, in un passaggio contenuto a pagina 263, gli autori citano la strage del 2 agosto del 1980, avvenuta nella stazione di Bologna, ove trovarono la morte ben 85 persone e ne rimasero ferite oltre 200. A seguito di lunghe e complesse indagini da parte della magistratura, si addivenne alla conclusione che la matrice dell’attentato era neofascista.

Nel manuale consigliato dall’Ordine dei Giornalisti la strage del 2 agosto 1980 è di matrice brigatista

A dispetto di quanto poc’anzi affermato però, gli autori del manuale inseriscono la strage di Bologna tra altri due attentati eseguiti dalle Brigate rosse, ovvero l’omicidio di Walter Tobagi e quello del giudice Giovanni D’Urso. Il manuale riporta testualmente quanto segue: “A Milano, il 28 maggio 1980, Walter Tobagi, giornalista del Corriere della Sera venne ucciso dai killer della Brigata XXVIII Marzo. Sempre nell’’80, pochi mesi prima, il 12 febbraio all’Università di Roma ammazzarono il vicepresidente del Csm, Vittorio Bachelet e il 2 agosto esplose un ordigno nella stazione ferroviaria di Bologna causando 85 morti e oltre duecento feriti. Nello stesso anno, la sfida finale: le Brigate rosse chiesero la pubblicazione di proclami scritti da alcuni esponenti in carcere; in cambio, avrebbero rilasciato il giudice Giovanni D’Urso, rapito il 12 dicembre.”

Chiaro quindi è l’errore contenuto all’interno del paragrafo, il quale, inizialmente, fa riferimento alle due forme di terrorismo operanti nel nostro Paese negli anni ’70, ovvero da un lato il terrorismo di sinistra, che vedeva il coinvolgimento delle Brigate Rosse, dall’altro un terrorismo di destra, con matrice neofascista. Tuttavia, dopo i primi riferimenti al terrorismo di destra con l’attentato di piazza Fontana, gli autori sembrano focalizzarsi esclusivamente sull’eversione di sinistra, citando l’apparizione dei primi volantini delle Brigate Rosse nella città di Milano, il rapimento del giudice Mario Sossi, per concludere con l’omicidio di Walter Tobagi. Scompare quindi ogni riferimento al terrorismo di destra, totalmente soppiantato, nel manuale, da quello di estrema sinistra.

Le proteste dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage

Forte è stata l’indignazione dell’Associazione dei parenti delle vittime della strage, il cui presidente, Paolo Bolognesi, ha affermato che si tratta di “un colpo di disinformazione messo per tutti coloro che dovranno fare informazione”.

Immediata è stata la reazione dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che ha dichiarato: “Il testo non è tra i volumi riconosciuti o consigliati dal Consiglio nazionale dell’Ordine per gli aspiranti giornalisti che stanno preparando l’esame per diventare professionisti e smentiamo qualsiasi tipo di collaborazione con la casa editrice”.

La nota del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna

Inoltre, il Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna, sul proprio sito, ha affermato di condividere “l’indignazione di Paolo Bolognesi e dei famigliari delle vittime della strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna per il gravissimo falso storico riportato in un testo che, pur non essendo tra quelli indicati dall’Ordine nazionale per la preparazione all’esame da professionisti, è comunque frequentemente utilizzato da chi si prepara alla prova. Citare la strage del 2 agosto tra altri episodi terroristici attribuiti alle Brigate Rosse – come viene fatto nel testo “Giornalista italiano. L’esame da professionista in più di mille domande e risposte” – è disinformazione, sia che la si attribuisca a ignoranza e sciatteria oppure alla volontà di cancellare la storia e la realtà fattuale acclarata da sentenze passate in giudicato.

Il 2 agosto 1980 non “esplose una bomba nella stazione ferroviaria di Bologna” – come viene liquidata la vicenda nel manuale per giornalisti di Carlo Guglielmo Izzo, Adriano Izzo e Francesca Pantanella – poiché le bombe non esplodono da sole. Si trattò invece di una strage di stampo fascista, come dimostrano i nomi delle persone condannate nel corso degli anni quali esecutori materiali, depistatori o mandanti. Ridurre la più grave strage avvenuta in Italia dal dopoguerra a oggi all’esplosione di una bomba è quanto meno segno di grande superficialità, se non nasconde l’intento di avvalorare piste del tutto prive di fondamento che periodicamente vengono riproposte.”.

Infine, lo stesso Ordine emiliano ha chiesto espressamente all’editore Agenmedia di provvedere al ritiro delle copie, nonché di sospenderne le vendite sulle piattaforme, in attesa di una nuova edizione che fornisca una ricostruzione adeguata di quanto accaduto a Bologna.

Un errore grossolano

Ripercorsa brevemente la vicenda, è opportuno effettuare alcune considerazioni al riguardo.

In primo luogo, è innegabile che non menzionare la matrice neofascista della strage del 2 agosto 1980 costituisca un errore storico piuttosto significativo. La ricostruzione del contesto storico infatti appare gravemente deficitaria, dal momento che non viene fatta una chiara distinzione tra la matrice dell’eversione di sinistra (come le Brigate Rosse) e quella dell’eversione neofascista.

Allarmante inoltre è la superficialità con la quale gli autori hanno trattato un evento così rilevante, all’interno di un testo avente un chiaro intento didattico, il cui scopo è formare i futuri professionisti dell’informazione.

Il manuale, infatti, solo inizialmente cita l’eversione di destra, ma subito dopo focalizza l’attenzione esclusivamente su quello di sinistra, creando così una certa confusione relativamente agli eventi descritti. Inoltre, non viene dato alcuno spazio alla complessità dell’evento: la sua natura politica, l’importanza dell’attività della magistratura che ha identificato i colpevoli e il contesto sociale in cui si è verificato. Tale ricostruzione, piuttosto superficiale, ha inevitabilmente ridotto l’evento a un episodio di carattere marginale, una mera appendice della storia italiana durante gli Anni di Piombo. Ciò appare ancora più grave in un manuale destinato ai futuri giornalisti, il cui compito principale è, o dovrebbe essere, quello di contestualizzare i fatti e analizzarli in modo non solo critico, ma soprattutto oggettivo e veritiero.

Una visione parziale e fuorviante degli Anni di Piombo

Questo tipo di omissione può contribuire a una visione parziale e fuorviante degli Anni di Piombo, favorendo una narrazione fortemente sbilanciata. Si tratta senza dubbio di un fatto piuttosto grave, dal momento che i giornalisti hanno un compito molto importante: quello di informare la collettività in relazione agli eventi che si susseguono. Ogni giornalista, nello svolgimento della propria attività, è tenuto innanzitutto a ricercare la verità e, in secondo luogo, a fornire una ricostruzione veritiera ed oggettiva delle vicende di cui si occupa. È inaccettabile che un manuale, il cui scopo è quello di istruire e formare la futura classe di professionisti dell’informazione, contenga un falso storico così vistoso e relativo ad un evento storico così importante e nefasto.

La responsabilità dell’editore

Infine, va sottolineata la responsabilità dell’editore. La pubblicazione di un testo contenente un falso storico come quello descritto non dovrebbe essere trattata con leggerezza. La richiesta dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna di ritirare le copie del libro e correggerne i contenuti appare una reazione appropriata e necessaria. La correzione degli errori e la revisione del testo sono passi obbligati per riparare al danno fatto, sia in termini di disinformazione che di mancato rispetto verso la memoria storica e le vittime.