Entrano nel vivo le misure del Decreto legge Coesione con numerose novità sul versante del lavoro e fondi per l’auto-imprenditorialità: tuttavia i dati sui giovani sono ancora preoccupanti.


La legge varata il 7 Maggio ha iniziato a mostrare i suoi effetti, poiché molte delle misure previste sono divenute pienamente operative dal 1° settembre scorso.

Decreto coesione: i nuovi fondi per l’auto-imprenditorialità dei giovani

Con gli obiettivi dichiarati di sostenere l’autoimpiego come primo punto e poi anche di promuovere l’occupazione di giovani e donne, soprattutto nel Mezzogiorno, il decreto coesione porta con se una importante dote, oltre 2,8 miliardi di euro per la promozione dell’occupazione a valere sul Programma nazionale giovani, donne e lavoro 2021-2027 e sulle risorse della Misura 5 del PNRR dedicate alle politiche attive collegate al Programma GOL (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), a cui si vanno ad aggiungere risorse per la riconversione delle competenze dei lavoratori nelle grandi imprese che stiano affrontando crisi.

Secondo le analisi di molti economisti e studiosi non devono far abbassare la guardia i dati provvisori registrati da Istat ad agosto, dove si è assistito all‘aumento del tasso di occupazione, salito al 62,2% (+0,2 punti in tre mesi) nel Centro e nel Mezzogiorno, tra le donne e tra gli over34, stabile invece il dato per gli uomini, mentre diminuisce sia al Nord che tra i giovani di 15-34 anni. Il tasso di disoccupazione giovanile, infatti, che si attesta al 18,3% (-1,7 punti), continua ad essere un dato numerico importante.

Crescono gli inattivi

Spinta al sostegno dell’autoimprenditorialità quella nel decreto che, ci si augura, possa sbloccare l’altro trend negativo del nostro Paese, quello che vede continuare a diminuire il numero di persone che cerca attivamente lavoro (-2,8%, pari a -46 mila unità) per entrambe le componenti di genere e in tutte le classi d’età, con l’eccezione dei 35-49enni. Inoltre, cresce il numero di inattivi (+0,4%, pari a +44mila unità) tra gli uomini, le donne, i 15-34enni e gli ultra cinquantenni. Il tasso di inattività sale al 33,4% (+0,1 punti). I dati mostrano come rispetto ad agosto 2023 il dato risulti ulteriormente contratto, con una importante diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-18,3%, pari a -355 mila unità) e conseguente crescita degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+0,9%, pari a +106mila). Fonte dati Istat.

E sono i numeri che riguardano i giovani che continuano a preoccupare

In questo abbandono della ricerca attiva del lavoro molte le varianti in ballo, soprattutto per i più giovani, in parte deducibili dal rapporto EURES per il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Italiana per la GioventùGiovani 2024: il bilancio di una generazione” pubblicato a Marzo che raccoglie testimonianze e umori di giovani residenti in Italia di età compresa tra i 15 e i 35 anni. Un rapporto che ci racconta di una popolazione ricca di sfaccettature e complessità, alla ricerca di stabilità anche nel lavoro, sempre più miraggio.

Rappresentativo il dato che vede, rispetto al mondo del lavoro, 7 giovani su 10 preoccupati dall’ingresso nel contesto professionale, percepito come luogo di ‘molestie, ricatti e vessazioni’. Infatti, ben il 68,4% dei giovani intervistati si dice “preoccupato” (il 25,4% “molto” e il 43% “abbastanza”) pensando al proprio ingresso nel mondo del lavoro, salendo tale indicazione al 75,8% tra le ragazze (a fronte del 60,4% tra i loro coetanei maschi) e al 71,1% tra i giovani del Sud, con scarti consistenti sul campione del Nord (65,3% delle indicazioni) e del Centro Italia (69,9%).

Al primo posto tra le paure quella di doversi sottomettere ad un lavoro sottopagato (54,7%) o per lungo tempo instabile/precario (47,3%). Spaventa la “disoccupazione di lunga durata” fonte di preoccupazione per il 35% del campione, così come quella di adattarsi e svilire i propri sforzi formativi e le proprie aspirazioni professionali non trovando opportunità idonee alle proprie competenze (36,5%), o adattandosi ad un lavoro dequalificato (28,4%). Da sottolineare il diffuso timore di dover subire ricatti, vessazioni o molestie sul lavoro, indicato da ben il 17,5% dei giovani, che arriva a raggiungere il 24% tra le sole intervistate di sesso femminile (9,7% tra i coetanei maschi), che fanno riferimento ad esperienze personali, sia dirette che indirette.

Il report “Giovani 2024: il bilancio di una generazione” 

Qui il documento completo.