L’accesso dei cani nei parchi pubblici è spesso ostacolato da cartelli di divieto che, in molti casi, risultano illegali: lo denuncia la Sezione dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) di Viterbo.


L’ENPA di Viterbo ha infatti sottolineato che, troppo frequentemente, i visitatori dei parchi si imbattono in segnali che proibiscono l’ingresso ai cani.

Ma molto spesso queste segnalatiche non sono affatto legittime, per tutta una serie di motivi giuridici che l’associazione ha voluto dettagliatamente precisare. Una polemica che spesso si lega anche alla questione dell’obbligo di museruola e di guinzaglio per i nostri amici a quattro zampe in questi spazi.

Prima però di entrare nel merito facciamo un passo indietro per vedere quali sarebbero le regole in generale.

Regole generali sull’accesso ai parchi dei cani

Le regole per l’accesso dei cani nei parchi possono variare a seconda delle normative locali e delle ordinanze comunali. Tuttavia, esistono alcune linee guida generali e principi comuni che si applicano in molte aree. Ecco un riepilogo delle regole principali:

  1. Divieti e permessi
    • Spazi pubblici: in generale, l’ingresso dei cani è consentito nei parchi pubblici, a meno che non ci siano divieti specifici e motivati. Tali divieti devono essere supportati da ordinanze pubbliche e indicate con cartelli chiaramente visibili, contenenti dettagli come numero, data di emissione e scadenza.
    • Spazi privati: nei parchi privati aperti al pubblico, i proprietari possono stabilire regole diverse. È importante verificare la segnaletica esposta.
  2. Guinzaglio e museruola
    • È generalmente richiesto che i cani siano tenuti al guinzaglio durante la passeggiata nei parchi, per garantire la sicurezza di tutti. In alcune aree, potrebbe essere obbligatoria anche la museruola, specialmente per razze considerate potenzialmente pericolose.
  3. Raccolta delle deiezioni
    • I proprietari di cani sono tenuti a raccogliere le feci degli animali. È buona norma portare con sé sacchetti per la raccolta e smaltirli negli appositi contenitori.
  4. Rispetto delle norme di comportamento
    • I cani devono essere tenuti sotto controllo e non devono disturbare gli altri visitatori, animali o l’ambiente circostante. In caso di aggressività o comportamenti problematici, è consigliabile allontanare il cane dall’area.
  5. Accesso limitato in determinate aree
    • Alcuni parchi possono avere aree specifiche in cui l’accesso ai cani è vietato, come zone giochi per bambini, aree picnic o giardini particolari. È fondamentale rispettare tali limitazioni.
  6. Ordinanze locali
    • Ogni comune può avere regolamenti specifici riguardanti l’accesso dei cani nei parchi, quindi è sempre utile consultare il sito web del comune o contattare l’ufficio competente per informazioni dettagliate.

I cartelli di divieto di accesso ai cani possono risultare illegali?

L’ENPA di Viterbo ha sottolineato che, troppo frequentemente, i visitatori dei parchi si imbattono in segnali che proibiscono l’ingresso ai cani. Questi divieti, anche se espressi in modo più “gentile” – come ad esempio “IO QUI NON POSSO ENTRARE” – mantengono la stessa sostanza: l’esclusione del cane. Tuttavia, è importante sapere che la maggior parte di queste indicazioni è apposta illegalmente, sia da privati che da enti pubblici.

Secondo l’associazione di difesa degli animali, infatti, le amministrazioni comunali non hanno il potere di vietare l’accesso ai cani in spazi pubblici e parchi, se non in maniera temporanea e con ordinanze motivate. Ogni divieto deve essere accompagnato da specifiche informazioni, come numero, data di emissione e scadenza. In assenza di tali dettagli, il divieto risulta inefficace, permettendo ai proprietari di cani di accedere liberamente agli spazi in questione, purché rispettino le regole.

La giurisprudenza che sosterrebbe questa interpretazione

Numerose sentenze emesse dal Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) e dai giudici di pace hanno condannato i sindaci che hanno imposto divieti ingiustificati.

Ad esempio, nel 2016, il TAR del Lazio (Sezione I, sentenza n. 11075 del 2016) ha annullato un’ordinanza comunale che proibiva in modo indiscriminato l’accesso ai cani in tutte le aree verdi, ritenendola eccessivamente restrittiva rispetto alla libertà di circolazione delle persone.

Il Giudice di Pace di Lodi (sentenza n. 1083 R.G. 2016) ha inoltre trattato l’illegittimità di una sanzione per un proprietario di cane che aveva introdotto il suo animale in un parco pubblico, affermando che le misure igieniche possono essere rispettate senza limitare la libertà di movimento.

Anche il TAR della Toscana (sentenza n. 298 del 2017) ha sostenuto che la presenza di escrementi canine non giustifica un’emergenza igienico-sanitaria.

Un po’ più recentemente, il TAR Puglia (sentenza n. 1248 del 2020) ha ribadito che mantenere il decoro urbano e l’igiene può essere ottenuto attraverso misure di prevenzione e controllo, senza necessità di divieti totali.

Altre sentenze simili sono state emesse in regioni come Lombardia, Veneto, Abruzzo, Campania, Basilicata, Calabria e Sardegna.

Cosa fare se si trovano questi cartelli di fronte ai parchi pubblici?

L’ENPA consiglia di contattare immediatamente i sindaci, richiamando le normative e le sentenze citate, chiedendo la rimozione di segnali illegali. Nel frattempo, i proprietari di cani possono accedere alle aree verdi, sempre muniti di guinzaglio corto e museruola. Se si riceve una multa, è possibile contestarla, ricordando all’agente che l’emissione di un divieto ingiustificato può costituire un illecito.