Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha annunciato, attraverso un comunicato pubblicato il 7 ottobre 2024 nella Gazzetta Ufficiale, l’approvazione definitiva dei Piani di gestione dello spazio marittimo.


Tale approvazione, sancita con il decreto ministeriale del 25 settembre 2024, rappresenta l’attuazione delle normative europee in materia di pianificazione delle acque marine, stabilite dalla Direttiva 2014/89/UE.

La pianificazione dello spazio marittimo è un processo complesso e multidimensionale che richiede un equilibrio attento tra sviluppo economico e protezione ambientale. La sua efficacia dipenderà dalla capacità di monitorare e adattare le strategie in risposta alle sfide emergenti e alle esigenze delle comunità locali e degli ecosistemi marini.

Approvati i Piani di gestione dello spazio marittimo

I Piani, previsti dal decreto legislativo n. 201 del 2016, delineano la distribuzione temporale e spaziale delle attività che interessano le aree marine italiane, sia presenti che future. Il loro obiettivo è garantire un uso equilibrato delle risorse marittime, rispettando gli obiettivi di sviluppo economico, salvaguardia ambientale e tutela della biodiversità.

Questi strumenti mirano a garantire una distribuzione equilibrata delle attività marittime, affinché possano coesistere armoniosamente l’uso economico del mare e la salvaguardia ambientale.

Obiettivi e rilevanza

Il principale obiettivo di tali Piani è quello di stabilire un uso razionale delle acque marine, contemperando le necessità di sviluppo economico con la tutela della biodiversità e della salute degli ecosistemi. Attraverso la pianificazione, si intende evitare conflitti tra le diverse attività umane, come la pesca, il turismo e l’estrazione di risorse, garantendo così un approccio sostenibile alle risorse marittime.

Processi di elaborazione

L’elaborazione di questi Piani è stata affidata a un Comitato tecnico, il quale ha raccolto e analizzato le osservazioni emerse durante le consultazioni pubbliche. Questo approccio è fondamentale poiché permette di integrare le opinioni e le esigenze di tutti gli stakeholder, tra cui pescatori, operatori turistici, ambientalisti e rappresentanti delle istituzioni locali. Tale inclusività contribuisce a rendere la pianificazione più efficace e rappresentativa delle esigenze di diverse categorie di utenti del mare.

Aree marittime di riferimento

I Piani si applicano a tre aree marittime principali, ciascuna corrispondente a specifiche sotto-regioni marine identificate nella Strategia Marina dell’Unione Europea:

  1. Tirreno-Mediterraneo Occidentale: caratterizzato da una varietà di ecosistemi marini e attività economiche, questo tratto include zone di alta biodiversità e importanti rotte di trasporto marittimo.
  2. Adriatico: area con una forte tradizione di pesca e turismo, ma anche con crescenti sfide legate all’inquinamento e alla gestione sostenibile delle risorse.
  3. Ionio-Mediterraneo Centrale: zona di grande importanza per la pesca, l’estrazione di risorse e la conservazione degli habitat marini.

Attività soggette a pianificazione

La pianificazione dello spazio marittimo si occupa di stabilire in modo dettagliato quando e dove dovrebbero svolgersi le diverse attività umane. Tra le attività previste, si possono citare:

  • Pesca e acquacoltura: definire zone specifiche per la pesca sostenibile e per lo sviluppo di impianti di acquacoltura, garantendo che tali pratiche non danneggino gli ecosistemi marini.
  • Trasporti marittimi: individuare rotte di navigazione e flussi di traffico per minimizzare il rischio di incidenti e collisioni tra imbarcazioni.
  • Energie rinnovabili offshore: identificare aree per l’installazione di impianti di energia eolica o solare in mare, bilanciando la necessità di energia pulita con la protezione dell’ambiente marino.
  • Ricerca scientifica: promuovere aree per studi scientifici, cruciali per monitorare e comprendere l’impatto delle attività umane sugli ecosistemi.
  • Zone protette e conservazione della biodiversità: stabilire siti di conservazione per proteggere specie e habitat vulnerabili, contribuendo alla preservazione della biodiversità.

Limiti e esclusioni

È importante sottolineare che il decreto non si applica a tutte le aree marittime italiane. Sono esclusi:

  • Acque costiere: dove la pianificazione è soggetta a normative urbane e rurali.
  • Attività legate alla sicurezza nazionale: che potrebbero influire su aspetti di difesa e sicurezza.
  • Pianificazione urbana e rurale: che rimane separata dalle questioni marittime.

Le criticità

Tuttavia, alcune criticità emergono dalla struttura di questa pianificazione e dal processo di elaborazione e meritano di essere sottolineate.

Lentezza del processo di approvazione

Una delle prime problematiche riscontrabili riguarda i tempi di attuazione. La direttiva europea 2014/89/UE, che imponeva agli Stati membri di sviluppare un quadro di pianificazione marittima, risale a oltre dieci anni fa. L’Italia ha tardato a recepire e implementare tale normativa, con il primo decreto legislativo emesso solo nel 2016. L’iter di approvazione dei Piani è ulteriormente dilatato, portando alla conclusione solo nel 2024. Questo ritardo ha limitato la capacità del Paese di affrontare tempestivamente questioni urgenti legate all’uso e alla protezione dello spazio marittimo, come l’inquinamento e la gestione sostenibile delle risorse.

Coinvolgimento limitato della società civile

Un altro punto critico è legato al coinvolgimento della società civile. Pur essendo prevista una fase di consultazione pubblica, il documento non fornisce informazioni dettagliate su come queste consultazioni siano state condotte né su quanto le osservazioni dei cittadini e delle associazioni siano state effettivamente integrate. La pianificazione dello spazio marittimo è un tema che tocca settori trasversali, dai pescatori alle imprese turistiche, fino agli ambientalisti. Un approccio più inclusivo e trasparente avrebbe potuto garantire una maggiore aderenza alle esigenze delle comunità locali e degli operatori economici.

Ambiguità sugli obiettivi di sviluppo sostenibile

Nonostante il riferimento agli obiettivi di equilibrio tra sviluppo economico e protezione ambientale, il documento non chiarisce con precisione quali misure saranno adottate per monitorare e garantire il rispetto degli standard di sostenibilità. Ad esempio, non viene specificato come saranno conciliati gli interessi economici di settori come la pesca industriale o l’estrazione di risorse con la necessità di preservare gli ecosistemi marini. Il rischio è che l’assenza di una strategia chiara possa portare a conflitti tra attività economiche e tutela ambientale.

Scarsa integrazione con altre politiche nazionali

Un altro aspetto da considerare è la scarsa integrazione con altre politiche nazionali in materia di ambiente e infrastrutture. Il documento fa riferimento alle linee guida europee e alle direttive comunitarie, ma non sembra prendere in considerazione una pianificazione coordinata con altre aree strategiche, come l’energia rinnovabile offshore o la lotta al cambiamento climatico. La gestione dello spazio marittimo non può essere affrontata in isolamento: occorre un approccio integrato che tenga conto delle sfide più ampie, come l’innalzamento del livello del mare o la protezione delle coste dall’erosione.

Incertezza sull’attuazione pratica dei piani

Infine, una critica riguarda la vaghezza sugli strumenti pratici che saranno impiegati per l’attuazione dei Piani di gestione dello spazio marittimo. Sebbene sia indicata la suddivisione in tre macro-aree, il documento non chiarisce come saranno finanziati i progetti necessari a garantire una gestione efficace e a lungo termine. Inoltre, non vengono esplicitate le responsabilità dei vari enti coinvolti né le tempistiche specifiche per la realizzazione delle diverse attività pianificate.

Il testo del decreto

Qui il documento completo.