Secondo l’ultimo report degli esperti Onu, le carceri italiane sono razziste, soprattutto nei confronti dei carcerati di origine africana.


Gli esperti Onu hanno recentemente visitato diverse carceri italiane e hanno stilato un report riguardante due tematiche importanti, la giustizia razziale e l’applicazione della legge. Il report è stato presentato ieri, 2 ottobre 2024, al Consiglio dei diritti umani.

Nel report si legge che “in Italia persiste un razzismo sistemico nei confronti di africani e di persone di origine africana e in generale contro le persone straniere, nell’applicazione della legge da parte delle forze dell’ordine all’interno delle carceri”.

Questo tipo di fenomeno è stato riscontrato anche gli istituti penali per minorenni.
Vediamo nel dettaglio.

Denuncia dell’Onu: nelle carceri italiane ci sono sistemici episodi di razzismo

Il 2 ottobre 2024 è stato presentato il rapporto conclusivo degli inviati delle Nazioni Unite in Italia, sulla giustizia razziale, nell’applicazione della legge e nel sistema di giustizia penale.

Il report è stato realizzato, con gli incontri avuti dalla giudice ghanese Akua Kuenyehia, la dirigente Usa del Center Policing equity, Tracie Keesee e lo Special rapporteur dell’Onu sulla tortura Juan Méndez, con giudici, pubblici ministeri, avvocati, forze dell’ordine, personale dell’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar), l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale e i diversi dipartimenti del Ministero dell’Interno.

Gli incontri si sono svolti tra il 2 e il 10 maggio 2024.

La visita dei membri delle Nazioni Unite ha interessato i Centri di permanenza per i rimpatri, le carceri e gli Ipm di Roma, Napoli, Milano e Catania.
Durante gli incontri, sono state ascoltate le testimonianze e sono state fatte analisi.

I risultati del report

Quello che esce dal rapporto non è positivo per le carceri italiane. Si nota, infatti un razzismo sistemico che “mina i principi fondamentali della democrazia, emarginando una parte significativa della popolazione, in base all’origine nazionale o etnica”.

Ciò è dovuto ad una limitata rappresentanza politica, un accesso diverso ai servizi pubblici e pratiche discriminatorie all’interno delle istituzioni pubbliche.

A tutto ciò, si aggiunge la mancanza di una legge sulla cittadinanza che non discrimini le seconde generazioni, “dalla detenzione e dai respingimenti illegali alle frontiere delle persone migranti e dall’assenza, nei programmi scolastici, della storia del colonialismo italiano e della schiavitù”.

Inoltre, aumentano anche i discorsi d’odio, da parte di funzionari statali e politici, che normalizzano atteggiamenti e comportamenti razzisti.

Il problema del sovraffollamento delle carceri e delle torture

Lo scorso 30 giugno 2024, le carceri italiane hanno superato i limiti di capienza. Parliamo di 61’480 individui, di cui 2682 donne, con un tasso d’incarcerazione di 105 per 100mila abitanti.
Secondo le Nazioni Unite, il sovraffollamento e le condizioni di detenzione “al di sotto degli standard”, costituiscono una forma di maltrattamento, se non addirittura di tortura.

Inoltre, l’Onu si è detto “profondamente turbato”, a causa dell’aumento dei suicidi in carcere. Nel 2022, c’erano stati 85 suicidi, nel 2023 77 e nel 2024 (al 20 giugno) sono stati 44, di cui 20 cittadini stranieri.

I tre membri delle Nazioni Unite, inoltre, hanno anche denunciato “casi di tortura e maltrattamenti”, da parte degli agenti penitenziari, all’interno delle carceri.
Uno dei casi più emblematici è stato quello di Santa Maria Capua Vetere, a Caserta, nel 2020. Ma anche quelli dell’Ipm “Cesare Beccaria” di Milano nell’aprile 2024 e quello di San Gimignano.

Come dichiarato dalle Nazioni Unite: “invitiamo lo Stato a proseguire gli sforzi per garantire che tutte le accuse di tortura e maltrattamento, così come le morti in custodia, siano oggetto di indagini indipendenti, imparziali, rapide, approfondite, efficaci, credibili e trasparenti”.