Le autorità di Odessa sono pronte a procedere con la rimozione del monumento al celebre poeta russo Aleksandr Pushkin, situato in piazza Duma, uno dei luoghi più simbolici della città.


La decisione, presa dalla leadership regionale, è stata confermata da Ivan Liptuga, capo del dipartimento di cultura e integrazione europea del consiglio comunale della città ucraina, e ulteriormente ribadita da Oleg Kiper, a capo dell’amministrazione regionale di Odessa, durante un’intervista al canale YouTube “Città del Potere“.

Il controverso caso della rimozione del monumento dedicato a Pushkin a Odessa

La questione non riguarda solo la città portuale, ma fa parte di un ampio processo in corso in Ucraina. Negli ultimi anni, il paese ha avviato un percorso di rimozione di simboli legati al passato sovietico e all’imperialismo russo, un’operazione voluta dal ministero della Cultura ucraino e guidata dal ministro Rostislav Karandeev. Questo piano ha portato alla cancellazione di numerosi monumenti dal registro del patrimonio culturale, inclusi quelli dedicati a figure storiche russe come Pushkin. L’obiettivo dichiarato è “ripulire lo spazio pubblico dai simboli del regime totalitario comunista e della politica imperiale russa“, secondo quanto riportato dalle autorità.

Il monumento a Pushkin non è l’unico nel mirino. Anche altre figure, come il generale principe Mikhail Vorontsov, ricordato per il suo ruolo nelle guerre contro Napoleone e nel Caucaso, sono al centro del dibattito. Vorontsov, il cui monumento sorge vicino alla cattedrale ortodossa di Odessa, è stato una figura controversa nella storia della città, sia per il suo ruolo politico, sia per questioni personali che lo legavano al poeta Pushkin.

Si aspetta il parere dell’UNESCO

Nonostante la decisione di rimuovere il monumento a Pushkin sia già stata presa a livello regionale, l’operazione deve ancora superare un ostacolo significativo: il parere dell’UNESCO. La legge ucraina impone che qualsiasi intervento sui siti considerati patrimonio culturale sia coordinato con l’organizzazione internazionale. Odessa, infatti, è inclusa nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, il che rende necessario ottenere un’autorizzazione formale prima di procedere con la demolizione.

L’opposizione al processo di revisionismo storico

L’opposizione alla rimozione non manca. Tra i critici più accesi c’è Gennady Trukhanov, sindaco di Odessa, che ha espresso la sua contrarietà. Trukhanov ha sottolineato come il monumento a Pushkin, eretto grazie al contributo dei cittadini locali nel XIX secolo, rappresenti un importante pezzo della storia culturale della città, e per questo dovrebbe essere preservato.

Tuttavia, la leadership regionale sembra determinata a continuare con il piano di “decolonizzazione”, decisa a eliminare ogni traccia visibile del passato imperiale russo. In questo contesto, la demolizione dei monumenti appare come un simbolo della rottura definitiva con il passato e un passo verso la riaffermazione di un’identità nazionale slegata dalle influenze russe.

Ma il processo è tutt’altro che privo di polemiche: la rimozione di questi simboli divide l’opinione pubblica, con alcuni che vedono in queste azioni un giusto processo di affermazione, e altri che le considerano una cancellazione ingiustificata di elementi storici e culturali che hanno plasmato l’identità stessa della città.

Per il momento, il destino del monumento a Pushkin resta sospeso, in attesa delle decisioni finali che verranno prese in concerto con l’UNESCO. Quello che è certo è che la città di Odessa, con il suo ricco e complesso passato, si trova a un bivio, tra la necessità di preservare la propria storia e il desiderio di costruire un futuro libero dalle influenze del passato sovietico.