Un recente pronunciamento del Consiglio di Stato ha sottolineato la responsabilità precontrattuale della Pa quando quest’ultima revoca un’aggiudicazione di lavori pubblici a distanza di molti anni senza motivare adeguatamente la mancata stipula del contratto.
La sentenza n. 7574 del 13 settembre 2024 ha stabilito che un comportamento di questo tipo non rispetta i principi di lealtà, buona fede e tutela dell’affidamento del privato.
La decisione del Consiglio di Stato evidenzia come la Pubblica Amministrazione debba agire in modo tempestivo e corretto in ogni fase del procedimento, dall’aggiudicazione alla stipula del contratto. La mancanza di trasparenza e la dilazione ingiustificata dei tempi possono infatti portare a una responsabilità precontrattuale, con conseguenze economiche per l’ente pubblico stesso.
La vicenda giudiziaria
Il caso trattato dal Consiglio di Stato riguarda la revoca di un’aggiudicazione avvenuta otto anni dopo la decisione iniziale, con la motivazione della decadenza dei requisiti dell’appaltatore. L’amministrazione, senza fornire motivazioni chiare e sufficienti, non aveva provveduto alla stipula del contratto nei tempi previsti, pur avendo richiesto la firma solo molti anni dopo la conclusione dei lavori preparatori necessari.
L’ente appaltante ha infatti ritardato la stipula del contratto, nonostante i lavori accessori fossero già terminati nel 2011. Solo nel 2016, ben cinque anni dopo la fine di tali lavori, l’amministrazione ha richiesto la firma del contratto. Tuttavia, la revoca dell’aggiudicazione è arrivata addirittura nel 2018, adducendo la perdita di alcuni requisiti da parte dell’azienda appaltatrice.
Revoca dell’aggiudicazione dopo 8 anni: responsabilità precontrattuale della Pa
La sentenza del Consiglio di Stato chiarisce che, nei rapporti con la Pubblica Amministrazione, il privato ha diritto a fare affidamento su un comportamento corretto e trasparente da parte dell’ente pubblico. La responsabilità precontrattuale deriva proprio da tale fiducia, violata nel momento in cui l’amministrazione agisce in modo incoerente o dilatorio senza giustificazione adeguata.
Questa tipologia di responsabilità non dipende dalla legittimità del provvedimento amministrativo, bensì dal comportamento scorretto dell’ente, che mina la libertà del privato di prendere decisioni negoziali senza subire pressioni indebite. Nello specifico, l’amministrazione è tenuta a rispettare i principi di buona fede e correttezza, come previsto sia dal codice civile che dal codice dei contratti pubblici, recentemente aggiornato con il decreto legislativo n. 36 del 2023.
Il Consiglio di Stato ha inoltre precisato che l’ente pubblico non può considerarsi immune da responsabilità qualora si dimostri che la sua inazione o comportamento scorretto abbia avuto conseguenze negative sul privato. Nel caso specifico, l’appaltatore ha perso la classificazione SOA, un requisito fondamentale per partecipare a gare pubbliche, proprio a causa del ritardo nell’esecuzione dei lavori, ritardo causato dalla mancata stipula del contratto da parte dell’amministrazione.
Il lungo periodo di inattività dell’ente ha quindi avuto un impatto significativo sull’azienda appaltatrice, che ha subito danni economici, non solo per la perdita del contratto, ma anche per la riduzione del proprio profilo professionale e la difficoltà di partecipare a future gare.