Il Tar sospende in una recente sentenza lo stop alla cosiddetta “cannabis light”: ecco gli ultimi sviluppi sulla vicenda.


Sembrano essere in salvo, per ora, le centinaia di aziende nate dopo il 2016, stimate in oltre 800, che si occupano della coltivazione della cannabis definita light, contenente cioè un livello molto basso di THC oppure esclusivamente Cbd, coadiuvate da oltre 1.500 società di trasformazione.

Niente stop alla cannabis light, arriva una nuova sospensione del Tar

Un giro di affari importante con un mercato stimato in 44 milioni di euro nel nostro Paese che dà lavoro a circa 11mila persone a tempo indeterminato e oltre 5mila stagionali. Il Tar, Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha sospeso mercoledì 11 settembre 2024 il decreto legge emanato lo scorso giugno con il quale il Governo equiparava il cannabinolo alle sostanze stupefacenti, rendendo diversi prodotti a base di canapa, tra cui la cosiddetta cannabis light, illegali e perseguibili nel possesso e nella distribuzione.

Alla decisione che aveva messo a rischio un’intera filiera produttiva e tutto l’indotto, era stato presentato subito ricorso da parte dell’Ici, associazione che rappresenta gli imprenditori italiani del settore della canapa, i più danneggiati dallo stop. Quanto è avvenuto è molto simile a quanto verificatosi nell’ottobre del 2023 quando il Tar aveva bloccato un tentativo del governo di rendere illegale la vendita di prodotti contenti Cbd, il ricorso era stato allo stesso modo presentato dall’associazione Imprenditori canapa Italia (ICI).

La normativa italiana sulla cannabis “depotenziata”

A partire dal 2016 la normativa italiana sulla coltivazione di canapa è profondamente cambiata, innanzitutto grazie alla legge 2 dicembre 2016, n. 242 che ha permesso il ritorno all’impiego di questa pianta a fini industriali e  che ha lasciato spazio, grazie ad una normativa non chiarissima,  alla vendita libera di una vasta gamma di prodotti con bassissimo contenuto di principio attivo stupefacente, la cannabis light, dando vita ad una filiera significativa di prodotti che vanno dall’ambito tessile a quello cosmetico.

La battaglia del Governo Meloni

Una filiera che l’attuale governo ha però deciso di stroncare, considerando da sempre la cannabis light una sostanza stupefacente a tutti gli effetti perché anch’essa proveniente dalle inflorescenze di canapa.

In realtà questi prodotti hanno una dose ridottissima del componente psicoattivo comunemente associato all’effetto stupefacente della marijuana, mentre contengono maggiori quantità di CBD, principio attivo che provoca un più blando effetto di rilassatezza.

Proprio questa interpretazione ha dato vita al decreto del giugno scorso, con l’articolo 18 del disegno legge sulla sicurezza, inserito con un emendamento approvato lo scorso agosto dalla commissione Affari costituzionali e Giustizia della Camera. Per il momento quindi le aziende tratterranno il fiato e potranno continuare  a lavorare, in attesa però dell’udienza che deciderà definitivamente sulla questione, in calendario il 16 dicembre prossimo.


Fonte: articolo di Rossella Angius