Nel quadro delle iniziative post-sisma del 2016, un progetto innovativo vede coinvolti i detenuti nei lavori dei cantieri: il protocollo è stato firmato dal Ministro della Giustizia e dal Comissario straordinario per la ricostruzione.


Un progetto innovativo vede coinvolti i detenuti nella ricostruzione delle aree colpite in Abruzzo, Lazio, Marche, Molise e Umbria. Grazie a un accordo firmato dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dal Commissario straordinario per la ricostruzione Guido Castelli, i detenuti potranno essere assunti nei cantieri dedicati al recupero di edifici pubblici e di culto danneggiati dal sisma. Questo programma non solo contribuisce al rilancio delle comunità colpite, ma offre ai carcerati un’occasione concreta di rieducazione e reintegrazione sociale.

Ricostruzione post-sisma 2016: i detenuti lavoreranno nei cantieri

L’iniziativa, parte di una strategia più ampia del governo, punta a promuovere l’inclusione lavorativa dei detenuti attraverso progetti di pubblica utilità. La partecipazione al processo di ricostruzione permetterà loro di acquisire competenze professionali e di contribuire in modo significativo al risanamento di territori gravemente danneggiati. Un’iniziativa che, oltre a rispondere a necessità concrete, si allinea all’articolo 27 della Costituzione italiana, che sancisce il principio rieducativo della pena.

Un protocollo di ampio respiro

Il Protocollo d’intesa, firmato presso il Ministero della Giustizia, coinvolge diverse istituzioni. Tra i firmatari, oltre al Ministro Nordio e al Commissario Castelli, figurano anche il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Pella, presidente facente funzioni dell’ANCI, e Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE). La presenza di rappresentanti del mondo religioso, dell’amministrazione pubblica e del settore delle costruzioni testimonia la volontà di creare una sinergia tra diversi attori per affrontare le sfide della ricostruzione post-sisma, con un occhio di riguardo al recupero sociale dei detenuti.

Saranno 35 gli istituti penitenziari coinvolti, situati nelle province di Fermo, Teramo, L’Aquila, Perugia, Spoleto, Ancona, Rieti, Ascoli Piceno, Macerata e Pescara. Il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, in collaborazione con la magistratura di sorveglianza, si occuperà di individuare i detenuti idonei a partecipare al progetto. Questi saranno selezionati secondo criteri stabiliti dall’articolo 21 dell’Ordinamento Penitenziario, che regola il lavoro esterno dei detenuti.

Il ruolo del lavoro nella rieducazione

Secondo il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, il progetto si inserisce all’interno di una più ampia strategia del governo volta a offrire ai detenuti opportunità concrete di reinserimento. “Il lavoro non solo offre ai detenuti una via per riscattarsi, ma aiuta anche a ridurre il rischio di recidiva,” ha dichiarato Nordio. L’obiettivo finale, ha spiegato il Ministro, è quello di creare un sistema che non si limiti alla punizione, ma che favorisca la rieducazione e il reinserimento sociale attraverso iniziative di pubblica utilità.

Il progetto non prevede soltanto mansioni legate alla costruzione e al recupero degli edifici. I detenuti potranno essere impiegati anche in compiti di supporto amministrativo e organizzativo legati ai cantieri, acquisendo così competenze che potrebbero rivelarsi utili per il loro futuro reinserimento nel mercato del lavoro.

Una collaborazione estesa e condivisa

Anche il Commissario straordinario Guido Castelli ha sottolineato l’importanza dell’accordo: “Lo Stato non deve solo far scontare una pena, ma deve anche offrire opportunità di riscatto e reintegrazione. In questo caso, i detenuti potranno dare un contributo reale alla ricostruzione di comunità che stanno cercando di risollevarsi dopo una tragedia.” Castelli ha ricordato che la ricostruzione post-sisma è una delle opere più imponenti d’Europa, con circa 20.000 cantieri privati già avviati e oltre 3.500 opere pubbliche finanziate. Oltre alla riparazione fisica delle strutture danneggiate, l’obiettivo del progetto è il rilancio economico e sociale dell’Appennino centrale.

Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa, sottolineando il valore del lavoro come strumento di dignità e riscatto. “Il carcere deve essere un luogo di rieducazione e non solo di punizione,” ha dichiarato Zuppi. “Questo protocollo rappresenta un passo concreto verso l’integrazione e la riduzione della recidiva.

Un passo verso il futuro

L’accordo è visto come un segnale importante anche dalle amministrazioni locali e dalle imprese coinvolte nella ricostruzione. Roberto Pella, presidente facente funzioni dell’ANCI, ha evidenziato come i sindaci e le amministrazioni locali siano impegnati a creare opportunità di riscatto per chi ha commesso degli errori, attraverso progetti che possano anche contribuire al bene delle comunità locali.

Federica Brancaccio, presidente dell’ANCE, ha parlato di una “grande opportunità” per le imprese coinvolte nella ricostruzione, che potranno contare su una forza lavoro qualificata e formata attraverso il progetto, contribuendo così non solo alla ricostruzione fisica dei territori, ma anche alla loro rinascita sociale e culturale.