A fornire chiarimenti è un orientamento dell’Aran, il parere CIRU70, che evidenzia come le ferie arretrate dei dipendenti pubblici non possono essere in alcun caso cancellate.


La gestione delle ferie non godute rappresenta un tema centrale nel rapporto di lavoro, soprattutto quando il dipendente non riesce a fruire delle ferie maturate entro i termini stabiliti dalla normativa contrattuale. La domanda principale posta all’Aran, Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, è: il diritto alle ferie non fruite entro il termine previsto decade automaticamente, oppure ci sono delle tutele per il lavoratore?

La gestione delle ferie

Secondo l’articolo 28 del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) del 16 ottobre 2008, le ferie rappresentano un diritto irrinunciabile per il lavoratore. Il contratto stabilisce che le ferie devono essere godute nell’anno solare di riferimento, tenendo conto sia delle richieste del dipendente sia delle esigenze di servizio. È possibile frazionare le ferie in più periodi, sempre compatibilmente con le necessità aziendali, e garantire al lavoratore almeno due settimane continuative di ferie tra il 1° giugno e il 30 settembre, qualora richiesto.

Se, per motivi vari, il dipendente non riesce a fruire delle ferie entro l’anno di maturazione, ha comunque il diritto di utilizzarne almeno due settimane entro i 18 mesi successivi. Tuttavia, la normativa non prevede esplicitamente cosa accade nel caso in cui il lavoratore non utilizzi le ferie nemmeno in questo periodo.

Il tema delle ferie non godute e “pregresse” si inserisce quindi in un contesto normativo complesso, dove il principio costituzionale di irrinunciabilità delle ferie si scontra con l’esigenza di gestire correttamente il calendario delle stesse. In questo scenario, il datore di lavoro è chiamato a svolgere un ruolo attivo: deve garantire che il lavoratore sia effettivamente in grado di usufruire del proprio diritto alle ferie.

Dal punto di vista legale, il diritto alle ferie ha una funzione essenziale: permettere al lavoratore di recuperare le energie psicofisiche, tutelando così la sua salute e benessere complessivo. Questo diritto non è solo nell’interesse del lavoratore, ma anche del datore di lavoro, che ha un obbligo di sicurezza nei confronti dei dipendenti, sancito dall’articolo 2087 del Codice Civile.

Le ferie arretrate dei dipendenti pubblici non possono essere cancellate

La giurisprudenza conferma che il datore di lavoro non può semplicemente cancellare il diritto alle ferie non fruite, ma deve dimostrare di aver fatto tutto il possibile affinché il lavoratore potesse goderne. Questo significa che l’azienda deve pianificare le ferie con anticipo, informando e sollecitando il dipendente a prenderle in modo tale da garantirne l’efficacia, ovvero il riposo e la rigenerazione che queste dovrebbero apportare.

Infatti, secondo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentenza del 6 ottobre 2018, causa C-684/16), il datore di lavoro è tenuto a provare di aver adottato tutte le misure necessarie per consentire al lavoratore di godere delle ferie retribuite. Inoltre, nella recente sentenza del 18 gennaio 2024 (causa C-218/22), la Corte ha ribadito che il datore di lavoro deve formalmente invitare il dipendente a utilizzare le ferie prima che queste diventino inutilizzabili.

In conclusione, mentre situazioni eccezionali, come un lungo periodo di malattia, possono giustificare il mancato utilizzo delle ferie entro i termini previsti, in condizioni ordinarie è responsabilità dell’amministrazione monitorare e pianificare le ferie residue. Questo monitoraggio è fondamentale per garantire che il lavoratore possa esercitare in modo effettivo il proprio diritto, evitando così la perdita di un beneficio fondamentale per la tutela della sua salute psicofisica.

Il testo del parere

Qui il documento completo.