Sono molte le voci che circolano, alcune verosimili e alcune davvero meno, che segnalano che l’UE avrebbe l’intenzione di bloccare e fare chiudere X, il social capeggiato da Elon Musk, in Europa. Ma quanto c’è di vero?


L’Unione Europea sta mettendo sotto stretta osservazione X, la piattaforma di social media del magnate sudafricano Elon Musk, a causa della crescente preoccupazione per i contenuti estremisti e la disinformazione che circolano sulla rete.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, secondo quanto indicato in un’intervista a Repubblica da Sandro Gozi, europarlamentare e segretario generale del Partito Democratico Europeo, arginare l’operato di X non rappresente una limitazione alla libertà di espressione, ma è un tentativo di contenere la diffusione di contenuti nocivi che potrebbero scatenare violenza e conflitti reali.

Ma cerchiamo di capire meglio il contesto e quali sono i motivi del contendere tra l’UE e il gigante social noto in passato a tutti come Twitter.

Le novità introdotte dal Digital Services Act sul suolo comunitario

A differenza degli Stati Uniti, dove la regolamentazione dei social media è meno rigorosa, l’Europa ha adottato il Digital Services Act (DSA). Questa legge, in vigore da un anno, stabilisce requisiti più severi per le grandi piattaforme online come X, che conta un terzo dei suoi utenti in Europa. Il DSA impone alle piattaforme di agire con maggiore responsabilità nella rimozione dei contenuti illegali e dannosi. In caso di inadempienza, le multe possono arrivare fino al 6% del fatturato globale dell’azienda.

Le nuove norme europee mirano a garantire maggiore trasparenza e responsabilità da parte dei giganti della tecnologia, che, secondo le autorità, spesso gestiscono il loro potere in maniera opaca.

Il Digital Services Act prevede dunque sanzioni progressive per le piattaforme che non rispettano le normative, con penalità per ogni giorno di ritardo nell’implementazione delle misure correttive. Nei casi più gravi, l’UE potrebbe addirittura ordinare la chiusura della piattaforma o richiedere agli operatori di sistema di bloccare l’accesso al sito.

L’UE vuole bloccare X ed Elon Musk in Europa? Oppure no?

In questo contesto, secondo quanto emerso dalle accuse di Sandro Gozi, Elon Musk, che ha acquisito X e gestisce anche Tesla, è accusato di non aver adottato misure adeguate per affrontare la diffusione di fake news e contenuti violenti sulla sua piattaforma.

Va ovviamente sottolineato che Elon Musk e l’Unione Europea hanno avuto più di un motivo di scontro negli ultimi anni, e le frizioni sono emerse in diverse aree chiave.

Opinione politiche e comunicazione

Il modo in cui Musk gestisce le sue comunicazioni pubbliche e le sue dichiarazioni politiche spesso suscita polemiche. Le sue esternazioni sui social media e le sue posizioni su varie questioni politiche e sociali non sempre si allineano con le sensibilità europee. Questo ha portato a frizioni, specialmente quando le sue dichiarazioni sembrano sfidare o contraddire le politiche e le normative europee.

Ma non solo: sono diversi i veri e propri casi diplomatici scatenati da alcuni post del CEO di X.

Ad esempio, dopo gli scontri razzisti scatenati di recente da delle fake news in Gran Bretagna, Elon Musk ha ulteriormente esacerbato la situazione, parlando di “una guerra civile inevitabile” in un post sui social media e generando una reazione dura da parte del governo britannico.

Opinabile anche il suo perenne sostegno a Donald Trump, che spesso è sfociato in un vero e proprio endorsement al leader repubblicano. Musk è stato persino ammonito da Thierry Breton, Commissario europeo per il mercato interno e i servizi, per l’intervista a Donald Trump trasmessa sul “suo” X. Un messaggio unidirezionale e del tutto privo di contraddittorio.

La gestione controversa delle “spunte blu”

Ma non si tratta solo di politica: per l’UE X violerebbe anche alcuni diritti degli internauti. Ad esempio la gestione delle “spunte blu”, gli account verificati che solitamente appartengono a personaggi pubblici. L’interfaccia di X, secondo quanto riportato da EUNews inganna gli utenti”, perché chiunque può iscriversi per ottenere questo badge.

Anche eventuali “soggetti malintenzionati”, e questo non fa altro che influire negativamente sulla capacità degli utenti di prendere decisioni libere e informate sull’autenticità degli account e dei contenuti con cui interagiscono.

Ci sarebbe inoltre una pecca sulla trasparenza in materia di pubblicità: X non fornisce un archivio di pubblicità ricercabile e affidabile, anzi prevede alcune barriere di accesso che renderebbero l’archivio inadatto al suo scopo di trasparenza nei confronti degli utenti.

Privacy

La privacy e la protezione dei dati sono ulteriori aree di tensione. L’Unione Europea ha leggi severe come il GDPR (Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati) che impongono alle aziende di garantire elevati standard di protezione dei dati personali.

Musk e le sue aziende, inclusa X, hanno affrontato critiche riguardo alla gestione dei dati degli utenti e alla conformità con queste regolamentazioni. Le preoccupazioni riguardano non solo la sicurezza dei dati, ma anche la trasparenza nelle pratiche di raccolta e utilizzo delle informazioni personali.

Diritti dei lavoratori

Infine le preoccupazioni sui diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro sono un altro punto di contesa. In Europa, le normative sul lavoro sono tra le più protettive al mondo, e le aziende devono garantire standard elevati per i loro dipendenti.

Musk, noto per il suo stile di gestione esigente e per le pratiche di lavoro intense a Tesla e SpaceX, ha affrontato critiche in passato riguardo alle condizioni di lavoro nelle sue fabbriche. Le autorità europee hanno alzato il livello di scrutinio su Tesla per assicurarsi che i diritti dei lavoratori siano rispettati in conformità con le leggi europee.

Quali sono le intenzioni (vere) dell’Europa allo stato attuale?

Ma l’UE vuole davvero far chiudere X sul suolo comunitario in questo momento? La risposta sembrerebbe negativa, con diversi comunicati che smentirebbero questa ipotesi.

Le autorità europee non mirano dunque a prendere misure drastiche come la chiusura della piattaforma. Piuttosto, l’UE sta concentrando i suoi sforzi su come garantire che le piattaforme online, inclusa X, rispettino le normative previste dal Digital Services Act (DSA).

L’obiettivo principale è quello di migliorare la gestione dei contenuti nocivi e garantire maggiore trasparenza e responsabilità senza ricorrere a sanzioni estreme come la chiusura delle piattaforme. Le azioni dell’UE sono orientate a trovare un equilibrio tra la regolamentazione e la libertà di espressione, piuttosto che adottare misure punitive radicali.

Scopriremo prossimamente se queste azioni saranno davvero efficaci oppure no.