Nel caso in cui l’aumento dello stipendio, dopo il rinnovo del contratto, sia troppo basso, si può fare ricorso? Vediamolo insieme.


In queste ultime settimane, si stanno svolgendo le discussioni per il rinnovo di contratto nel pubblico impiego, tra sindacati e tecnici.
Tra le priorità c’è sicuramente quello di assicurare il benessere psico-fisico e quello economico ai dipendenti.

Ma uno dei problemi maggiori sono sicuramente gli scarsi importi che sono stanziati per i rinnovi, fin troppo bassi se paragonati al costo della vita e all’inflazione.

Proprio su questo tema, si apre il quesito: è possibile fare ricorso, per richiedere un risarcimento danni, se l’aumento dello stipendio, nel rinnovo di contratto, è troppo basso?

Vediamolo insieme.

Ricorso aumento di stipendio troppo basso dopo rinnovo del contratto: è possibile?

Innanzitutto, dobbiamo chiarire quando può avvenire un risarcimento.
Nell’ordinamento italiano, il risarcimento è dovuto a chi subisce un danno a causa di un illecito altrui (che può essere doloso o colposo) e che viola il diritto amministrativo (civile o penale).

Il concetto di “danno ingiusto” è disciplinato dall’art.2043 del Codice Civile. Indica la lesione di un diritto soggettivo altrui a causa di un comportamento doloso o colposo.

Ma si può chiedere un risarcimento allo Stato?

Lo Stato, come qualsiasi altro soggetto, può essere chiamato a rispondere di un danno ingiusto. Tuttavia, le condizioni per ottenere un risarcimento sono più stringenti rispetto ai rapporti tra privati.

È necessario, infatti, dimostrare, non solo l’esistenza di un danno, ma anche un preciso nesso di causalità tra un’azione o un’omissione dello Stato e il danno subito.

La responsabilità dello Stato, inoltre, non è automatica. Ad esempio, l’inflazione e il conseguente caro vita, pur rappresentando un problema concreto per molti cittadini, non sono di per sé sufficienti per una richiesta di risarcimento nei confronti dello Stato.

Il caso dei lavoratori delle Forze Armate

Recentemente, alcune sigle sindacali delle Forze Armate hanno ipotizzato una possibile richiesta di risarcimento per i danni derivanti dalla perdita di acquisto subita, dopo il rinnovo del contratto.
Queste richieste di aumento degli stipendi da parte dei sindacati delle Forze Armate hanno riacceso il dibattito sul risarcimento del danno da perdita del potere d’acquisto.

La giurisprudenza è chiara: lo Stato non è tenuto a compensare integralmente l’inflazione attraverso i rinnovi contrattuali.
I sindacati hanno spinto anche per il danno esistenziale, sostenendo che un inadeguato tenore di vita può ledere la qualità della vita dei lavoratori.

Tuttavia, il nesso causale tra il rinnovo contrattuale e il danno esistenziale appare piuttosto debole e non abbastanza per richiedere un risarcimento.

Conclusioni

In conclusione, la possibilità di ottenere un risarcimento dallo Stato per un danno ingiusto è subordinata ad alcuni requisiti specifici.
È necessario dimostrare, non solo l’esistenza di un danno, ma anche un preciso nesso di causalità tra un’azione o un’omissione dello Stato e il danno subito.

Nel caso specifico delle richieste dei sindacati delle Forze Armate, le prospettive di successo appaiono limitate. Questo perché la giurisprudenza è orientata a riconoscere la responsabilità dello Stato solo in casi ben definiti e circoscritti.