Disponibile adesso la quinta relazione sullo stato di attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza): secondo quanto indicato dal Governo i segnali sono positivi, ma la verità è che il lavoro da fare è ancora molto. Scopriamone il perché.


Si tratta di uno spaccato dettagliato dell’operato del Governo italiano nel primo semestre del 2024. Secondo quanto indicato da Giorgia Meloni e Raffaele Fitto si evidenziano gli sforzi e i successi ottenuti nell’attuazione delle misure previste dal Piano, finalizzate a modernizzare e rendere più competitiva l’Italia.

E si conferma l’importante passo avanti dell’Italia verso una ripresa sostenibile e una maggiore resilienza economica, consolidando la posizione del Paese come esempio virtuoso di attuazione dei fondi europei.

Tuttavia altre fonti non sono totalmente concordi con questa interpretazione.

Il contenuto della quinta relazione sullo stato di attuazione del PNRR

Nel primo semestre dell’anno, il Governo ha portato a termine 37 dei traguardi previsti per la sesta rata del PNRR, aumentando a 269 il numero complessivo dei risultati raggiunti fino al 30 giugno 2024. Questi traguardi sono stati determinanti per richiedere il pagamento della sesta rata del Piano, ammontante a 8,5 miliardi di euro. Tale richiesta si aggiunge al positivo parere della Commissione Europea sulla quinta rata, pari a 11 miliardi di euro.

La Relazione illustra anche le attività svolte per migliorare l’efficacia dell’attuazione del Piano. Tra le iniziative di rilievo vi è la rimodulazione del PNRR tramite il decreto-legge del 2 marzo 2024, n. 19, successivamente convertito con modifiche nella legge del 29 aprile 2024, n. 56.

La richiesta di pagamento delle rate, la governance e le prossime scadenze

Durante il semestre, l’Italia ha presentato le richieste di pagamento delle rate, sia quella della quinta, approvata lo scorso 2 luglio, sia quella della sesta, inoltrata il 28 giugno. Complessivamente, al 22 luglio 2024, l’Italia ha ricevuto 102,5 miliardi di euro, pari al 53% del totale del Piano, superando la media europea.

L’azione del Governo si è concentrata anche sulla preparazione per la settima rata del Piano, del valore di 18,2 miliardi di euro. Sono state convocate numerose sedute della Cabina di regia per monitorare e coordinare il raggiungimento dei 69 traguardi e obiettivi previsti. La piattaforma ReGiS, recentemente aggiornata, gioca un ruolo cruciale nel monitoraggio dello stato di avanzamento e nella gestione delle risorse.

Il miglioramento della governance e dei sistemi di controllo, come previsto dalla recente normativa, ha potenziato il monitoraggio delle spese e delle attività, facilitando una gestione più efficace dei fondi. Le Cabine di coordinamento istituite presso le Prefetture e il rafforzamento del Comitato per la lotta contro le frodi nei confronti dell’Unione europea hanno l’obiettivo di garantire la trasparenza e l’efficienza nell’uso delle risorse.

Infine, il Governo si prepara ad affrontare le prossime sfide con il nuovo quadro normativo che prevede scadenze impegnative entro la fine dell’anno. Entro il 31 dicembre 2024, l’Italia deve raggiungere 69 risultati, tra cui 35 traguardi e 34 obiettivi, per una settima rata di 18,2 miliardi di euro. Le prossime settimane saranno cruciali per intensificare il monitoraggio e garantire il raggiungimento degli obiettivi fissati.

Il rovescio della medaglia: l’analisi della fondazione Openpolis

Secondo quanto indicato in un recente dossier fornito dalla fondazione Openpolis risulta evidente che il processo di aggiustamento del piano non è privo di difficoltà e che la necessità di rispettare scadenze e obiettivi rimane cruciale per garantire il completo utilizzo delle risorse disponibili. A questo proposito, la recente revisione del piano, sebbene meno significativa rispetto alle precedenti, ha introdotto modifiche che influenzeranno le rate future e le scadenze relative.

Le criticità sulle revisioni del Piano

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è stato soggetto a numerose revisioni nel corso dell’ultimo anno, con modifiche rilevanti sia negli importi delle rate sia nei traguardi e obiettivi da raggiungere. A fine 2023, il governo italiano aveva programmato una sesta rata di circa 9,2 miliardi di euro, condizionata al completamento di 39 scadenze. Tuttavia, la richiesta effettiva è risultata inferiore, con una riduzione di circa 700 milioni di euro rispetto ai programmi iniziali.

La Fondazione Openpolis ha sottolineato che la continua riprogrammazione del piano non è senza rischi. Ogni revisione ha comportato un aggiustamento delle scadenze e degli obiettivi, ma ciò non ha eliminato il rischio di non riuscire a ottenere tutti i fondi assegnati. Attualmente, oltre la metà dei traguardi e obiettivi previsti dal PNRR sono ancora da raggiungere. Questa situazione rende il monitoraggio costante e l’efficienza nella realizzazione dei progetti particolarmente critici.

Il rischio di ritardi

Le revisioni, pur necessarie, sono state criticate per non aver risolto tutte le problematiche, ma piuttosto per aver semplicemente posticipato alcune scadenze. Questo approccio, sebbene abbia consentito di ottenere i fondi fino a questo momento, non garantisce che l’Italia possa completare tutti gli interventi previsti entro il termine del piano.

Un elemento di critica è la procedura di selezione e definanziamento di alcune misure, che non appare sempre giustificata da criteri chiari. La decisione di eliminare alcune misure, come l’investimento “Partenariati per la ricerca e l’innovazione“, è stata vista come una scelta motivata dalla domanda insufficiente, ma non sempre le ragioni di tali modifiche sono state esplicitamente comunicate.

Inoltre, Openpolis evidenzia la lentezza della spesa pubblica e i ritardi nella realizzazione dei progetti. Questi ritardi sono spesso attribuiti a inefficienze amministrative e a difficoltà nella gestione delle risorse, come dimostrano i rapporti della Corte dei Conti. Le istituzioni europee hanno già avvertito che i ritardi potrebbero aumentare e mettere a rischio il rispetto delle scadenze future, in particolare per quanto riguarda le opere pubbliche, che richiedono tempi tecnici non comprimibili.

Il testo della relazione

Qui il documento completo.