Il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) della Campania ha emesso una pronuncia che fornisce un ulteriore indirizzo all’eventuale deroga all’applicazione dell’equo compenso negli appalti.
La sentenza del TAR Campania sottolinea quindi la necessità di un’accurata preparazione e di una profonda conoscenza delle normative vigenti da parte di tutti gli attori coinvolti nelle procedure di gara, al fine di evitare contestazioni e garantire il rispetto delle disposizioni in materia di equo compenso e correttezza delle offerte economiche.
Che cosa si intende per “equo compenso” in questo contesto?
L’equo compenso è un principio introdotto nel sistema normativo italiano per garantire che i professionisti ricevano una retribuzione adeguata e proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, in linea con gli standard stabiliti dai parametri ministeriali. Questo concetto mira a contrastare la pratica delle offerte economicamente non sostenibili, che possono compromettere la qualità del servizio offerto e la dignità professionale.
Il principio dell’equo compenso è stato sancito dalla Legge n. 49/2023, che mira a tutelare i professionisti dalle clausole vessatorie nei contratti stipulati con clienti forti, come la pubblica amministrazione e le grandi imprese. La legge stabilisce che le tariffe professionali devono essere stabilite in base ai parametri definiti dai decreti ministeriali relativi a ciascuna categoria professionale.
Nel contesto degli appalti pubblici, l’equo compenso si applica ai servizi di architettura e ingegneria, ma si applica in generale nei rapporti con le pubbliche amministrazioni, anche con riferimento ai contratti regolati dal Codice Appalti del 2023.
Le stazioni appaltanti sono tenute a garantire che i compensi previsti per i professionisti siano conformi ai parametri stabiliti dalla normativa, evitando il ribasso eccessivo delle offerte che potrebbe portare a retribuzioni non dignitose.
Deroga all’equo compenso negli appalti: la risposta del TAR Campania
Con la sentenza del 16 luglio 2024, n. 1494, i giudici campani hanno confermato la possibilità di ridurre la quota di compenso attraverso il meccanismo di verifica dell’anomalia a seguito della presentazione delle offerte.
Secondo il TAR Campania, solo al termine della verifica di anomalia è possibile valutare in modo completo e concreto, all’interno del contesto dell’offerta economica esaminata, la voce corrispondente alle remunerazioni spettanti ai professionisti incaricati dall’impresa concorrente. Questo permette di rapportare l’esatta entità del compenso ai parametri tabellari vigenti.
Pertanto, secondo i giudici amministrativi, le disposizioni della Legge n. 49/2023 sull’equo compenso delle prestazioni professionali non devono essere considerate imperative ed eterointegrative della lex specialis di gara. Al contrario, tali disposizioni devono essere viste come principi direttivi per la valutazione di congruità dei ribassi delle offerte economiche. Questo significa che l’equo compenso non è un parametro rigido da applicare automaticamente, ma un criterio da considerare attentamente durante la valutazione delle offerte, soprattutto in fase di verifica dell’anomalia.
Giudici amministrativi confermano i dubbi dell’Anac
Il TAR ha inoltre seguito il ragionamento dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac), confermando che l’integrazione eterogenea della disciplina di gara con quella sull’equo compenso professionale deve fare i conti con i limiti di compatibilità tra i due impianti normativi.
L’Autorità aveva infatti diverse settimane fa riconosciuto sottolineato che entrambi i sistemi normativi hanno lo stesso scopo: garantire una corretta gestione dei contratti pubblici, promuovere la concorrenza e assicurare il corretto utilizzo delle risorse pubbliche. Tuttavia, data la complessità delle normative e la loro intersezione con il diritto europeo, è fondamentale considerare attentamente come queste leggi si integrino e si armonizzino tra loro.
L’Anac aveva infine evidenziato il fatto che esiste un vuoto normativo riguardante i requisiti speciali per partecipare alle gare d’appalto. Questo vuoto normativo indica la necessità di un intervento legislativo per chiarire e regolare in maniera adeguata questa delicata materia.