I dati ufficiali dell’UE sono chiari: l’arrivo dei migranti inverte una tendenza altrimenti negativa.
Una lenta crescita
Lo scorso 11 luglio, in occasione della Giornata mondiale della popolazione istituita dalle Nazioni Unite, l’Unione Europea (UE) ha pubblicato un report sull’andamento demografico dei paesi membri. Curato da Eurostat, l’ufficio dell’UE per le statistiche, il documento riporta un incremento di 1,6 milioni di abitanti nel corso dell’ultimo anno, da 447,6 milioni a 449,2. Il dato è in crescita per il secondo anno consecutivo, dopo il declino determinato dalla pandemia Covid-19 nel 2020 (-0,5 milioni) e 2021(-0,3 milioni). Tuttavia, il numero delle nuove nascite risulta inferiore a quello dei decessi, una tendenza presente ormai dal 2012. L’incremento della popolazione è infatti determinato da un fattore esterno, ovvero l’immigrazione.
La situazione europea
La crescita negativa della popolazione europea è considerata un fenomeno allarmante, in quanto potrebbe portare nel lungo periodo a carenze significative nella forza lavoro e a una mancanza di contributi per i sistemi pensionistici. Nonostante il tasso di natalità medio dell’UE, stimato a circa 1,5, sia superiore a quello di altre regioni in crisi demografica come l’Asia orientale, risulta tuttavia nettamente inferiore al livello di 2,1 necessario per mantenere stabile il livello della popolazione. Anche le diverse politiche attuate da vari paesi dell’Unione per favorire l’aumento della natalità, che vanno dall’erogazione di sussidi per ogni figlio alle riduzioni fiscali per le famiglie numerose, non hanno sortito l’effetto sperato.
Le ragioni di questo declino sono molteplici. Nel 2023, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato uno studio per identificare le principali, classificandole in strutturali (ad esempio la crisi immobiliare e la maggiore precarietà del lavoro) e culturali (come lo sviluppo di nuovi modelli familiari). Fra i paesi più colpiti da questo fenomeno ci sono Grecia, Polonia e Ungheria, ma anche l’Italia presenta una crescita negativa, seppure molto limitata (circa 8.000 abitanti in meno rispetto al 2022).
L’apporto dell’immigrazione
Con la fine dell’emergenza sanitaria globale e la riapertura delle frontiere, l’immigrazione verso i paesi UE è ripresa, incrementata ulteriormente anche dagli sfollati causati dal conflitto in Ucraina. La crescita demografica maggiore è stata registrata in Spagna (oltre 525.000 abitanti in più), Germania e Francia. È stato stimato che ad oggi siano circa 10 milioni i lavoratori sul territorio UE provenienti da paesi esterni all’Unione
Fonte: articolo di Giovanni Benedetti