Il pagamento differito del Tfs provoca ancora malumori tra i dipendenti pubblici, perciò, i sindacati hanno deciso di lanciare una petizione.


Ottenere il Tfs (Trattamento di Fine Servizio) sta diventando sempre più difficile per i dipendenti pubblici.
Nel mese di giugno, infatti, il rendistato ha superato la soglia del 3,7%, che porta al pagamento d’interessi fin troppo alti.

Ma non solo, perché, a causa del pagamento differito, i dipendenti pubblici sono costretti ad aspettare anni, prima di ottenere le somme che spettano loro.

Proprio per questo, alcune sigle sindacali hanno deciso di lanciare una petizione. Ecco di cosa si tratta.

Pagamento differito Tfs: i sindacati lanciano una petizione

Nonostante la cessazione del rapporto di lavoro, i dipendenti pubblici sono spesso costretti ad aspettare tempistiche molto lunghe per l’erogazione delle somme.
Un’attesa che, in media, si aggira intorno ai due anni, ma che può anche raggiungere i 7 anni, se si accede alla pensione anticipata.

Oltre alle tempistiche prolungate, occorre ricordare che il pagamento è rateale per gli importi superiori ai 50’000 euro.
Si tratta di una situazione estenuante per i dipendenti pubblici, soprattutto data la disparità rispetto ai dipendenti del settore privato, che ricevono la liquidazione in tempi molto rapidi.

Sulla questione, si era espressa anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n°130/2023, che stabiliva che il trattamento di fine servizio deve essere corrisposto ai dipendenti statali immediatamente dopo la conclusione del rapporto lavorativo.

Ad oggi, però, la sentenza non ha ancora avuto riscontro.
Per questo motivo, alcune sigle sindacali hanno deciso di lanciare una petizione dal titolo “No al sequestro della liquidazione dei dipendenti pubblici (Tfs-Tfr)!”.

Le sigle sindacali coinvolte sono Cgil, Uil, Cgs, Cse, Cosmed, Cida e Codirp.

Nella petizione si richiede al Governo e al Parlamento d’intervenire sulla questione, per cancellare il differimento del Tfs e porre fine alla discriminazione dei dipendenti statali: una situazione che, ormai, dura da dieci anni, nonostante i richiami della Corte Costituzionale.

Nel testo della petizione, si legge che:

“Particolarmente intollerabile il sequestro della liquidazione per quanti hanno raggiunto la pensione di vecchiaia o il limite ordinamentale per la permanenza al lavoro, specialmente in un periodo di alta inflazione che erode in maniera importante la sua consistenza, aggiungendo danno al danno”.