Pochi alloggi, sempre più cari: la ricerca di una casa diventa problematica per la popolazione spagnola, mentre il turismo cresce a vista d’occhio.


Uno scenario preoccupante

Che sia in affitto o da acquistare, la ricerca di un’abitazione in Spagna risulta sempre più problematica. La drammatica scarsità di alloggi popolari, unita a un sistema normativo che disincentiva gli affitti a lungo termine a favore di quelli brevi, ha contribuito a delineare uno scenario preoccupante. A farne le spese sono soprattutto per i giovani: oltre il 60% della popolazione fra i 18 e i 34 anni vive ancora con i genitori, un dato che sembra inoltre aumentare a un ritmo molto superiore rispetto alla media europea. Secondo i dati della Banca di Spagna, inoltre, il 45% degli affittuari nel Paese è a rischio povertà o di esclusione sociale, la percentuale più alta in Europa. Allarmante è anche il numero di senzatetto: attualmente sono 28.000, vale a dire il 24% in più rispetto al 2012.

Il governo di Pedro Sanchez, che ha promesso di ultimare la costruzione di 184.000 alloggi popolari entro la fine del mandato del primo ministro nel 2027, sembra attualmente in difficoltà di fronte a questa situazione. Il ministro dell’Edilizia Isabel Rodriguez ha recentemente dichiarato alla stampa che l’esecutivo è impegnato nello studio di un piano di azione per contrastare il problema, mentre nella sola capitale Madrid sono al momento 48.000 le persone in attesa di una casa popolare. Attualmente, le case popolari rappresentano solo l’1,5% degli alloggi in Spagna, rispetto alla media europea del 9%. La Banca di Spagna ha stimato che il Paese necessita di 1,5 milioni di unità abitative per allinearsi agli standard europei.

Gli effetti del turismo

Il tema del turismo ha acquistato una rilevanza sempre maggiore nell’ambito di questa crisi degli alloggi. La Spagna è infatti il secondo paese più visitato al mondo dopo la vicina Francia, e la cospicua domanda di alloggi a breve termine ha spinto molti proprietari di case a convertire le proprie abitazioni in strutture turistiche.

Oltre al vantaggio economico, questa decisione trova supporto anche in una legislazione in materia di affitti a lungo termine poco flessibile e che prevede ad esempio numerose tutele per gli affittuari insolventi.

Le mete turistiche più gettonate in Spagna hanno visto i prezzi medi degli affitti aumentare del 18% nell’ultimo anno, a fronte di una media nazionale del 13%, rendendo difficile trovare una sistemazione anche per i lavoratori stagionali. Questa situazione ha portato la popolazione a organizzare proteste in località come Barcellona, Malaga e le Isole Canarie, mentre il ministro per i Diritti dei Consumatori, Pablo Bustinduy, ha recentemente annunciato che il governo opererà controlli approfonditi sulle licenze delle strutture recettive in tutto il Paese. Ancora più radicale è stata la decisione del sindaco di Barcellona, Jaume Collboni, il quale intende chiudere tutte le case vacanza della città entro il 2028, con una mossa la cui legittimità è attualmente al vaglio della Corte costituzionale.


Fonte: articolo di Giovanni Benedetti