Accade a Rovigo: il nipote di un ex bancario ha trovato un Bot datato 1925 del valore di 7 milioni di euro. Può essere riscosso oppure no?
Una scoperta straordinaria è emersa di recente a Rovigo, quando il nipote di un ex bancario ha rinvenuto un Buono Ordinario del Tesoro (Bot) datato 1925, nascosto nel doppiofondo di un antico armadio di famiglia. Questo titolo, valutato inizialmente a 6 milioni di lire all’epoca della sua emissione, ha acquisito un valore attuale stimato intorno ai 7 milioni di euro.
Secondo quanto riportato dal quotidiano Il Gazzettino, questo titolo, emesso dall’allora città di San Pier d’Arena, ora Genova, al di là dell’importanza storica è evidenziata dalla sua valutazione attuale, che include interessi legali, rivalutazione e capitalizzazione accumulati nel corso degli anni.
La vicenda ha suscitato l’interesse di numerosi esperti e istituzioni, con l’Associazione Giustitalia che ha valutato la possibilità di recupero di questa cifra significativa attraverso azioni legali mirate. L’associazione sottolinea che in Italia ci sono circa 10 milioni di titoli di credito “antichi”, tra cui buoni postali, libretti bancari e BOT, che sono ancora riscuotibili nonostante la disinformazione diffusa su questi temi. In questa controversia, la questione centrale ruota attorno alla data di prescrizione dei titoli, che secondo l’associazione giuridica inizia dal momento del ritrovamento, non dalla data di scadenza originaria.
BOT del 1925 vale 7 milioni di euro: può essere riscosso oppure no?
La scoperta non solo ha suscitato interesse per il valore storico e finanziario del documento, ma anche per le implicazioni legali e normative che governano la sua riscossione e gestione attuale.
Anche perché, secondo quanto dichiarato invece da Poste Italiane e dal MEF, non è possibile la riscossione in questo caso: scopriamone la motivazione.
Secondo l’art. 6-ter del D.M. 6 ottobre 2004 e successive modifiche, i Buoni hanno un periodo di prescrizione di dieci anni dalla loro data di scadenza. Una volta trascorso questo periodo, il buono non è più riscuotibile e perde il suo rendimento.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha ribadito queste normative in varie occasioni, specificando che i buoni cartacei emessi fino al 13 aprile 2001, se non riscossi entro dieci anni dalla scadenza, si prescrivono a favore del MEF. Per i buoni emessi dopo tale data, l’importo non reclamato viene destinato a un apposito Fondo presso il Ministero. Durante il periodo di validità dei buoni, i titolari possono richiedere il rimborso in qualsiasi momento.
Poste Italiane ha anche messo in guardia i risparmiatori da chi, citando normative obsolete, offre assistenza costosa e inefficace. È cruciale che i possessori di buoni postali verifichino regolarmente lo stato e la scadenza dei loro titoli per evitare eventuali perdite finanziarie dovute alla prescrizione dei buoni.
Quindi, riepilogando, se da un lato associazioni giuridiche sostengono che il buono può essere riscosso le fonti istituzionali come Poste e il MEF smentiscono questa interpretazione.
Le regole per la riscossione dei buoni
I Buoni sono strumenti finanziari che garantiscono un rendimento sotto forma di interessi su un periodo di tempo specificato. Tuttavia, è importante comprendere le regole rigide che regolano la loro riscossione una volta scaduti.
Secondo la normativa vigente, i titolari hanno la possibilità di riscuotere il capitale e gli interessi durante il periodo di validità del buono. Tuttavia, una volta scaduto il termine di validità indicato sul buono, questi titoli diventano soggetti a prescrizione. Ciò significa che, se il titolare non procede al loro rimborso entro il termine di prescrizione, i diritti sul capitale e sugli interessi vengono revocati.
La storia del Bot del 1925 ritrovato a Rovigo, in conclusione, evidenzia non solo la curiosità storica e il valore economico di tali ritrovamenti, ma anche le complesse normative che regolano questi strumenti in Italia. È essenziale per i titolari di tali buoni essere consapevoli delle scadenze e dei procedimenti per il loro rimborso, al fine di evitare perdite finanziarie dovute alla prescrizione dei titoli.