La direzione, obbligatoria, green dell’Europa passa per un impegno comune di Enti locali, imprese e cittadini.


Con la barra dritta al 2050, data fissata per il raggiungimento della neutralità climatica in Europa. Con il via libera definitivo dall’Aula di 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti, il 28 maggio 2024, è entrata in vigore la Direttiva Europea sulla Prestazione Energetica in Edilizia (EPBD), n. 2024/1275, conosciuta anche come “Case Green”. Un testo rimaneggiato e alleggerito, con vincoli meno stringenti rispetto alla prima proposta di legge presentata da Bruxelles, la direttiva Case Green, se pienamente e correttamente recepita potrebbe rappresenta una svolta cruciale per il settore edilizio europeo, con impatti significativi su tutti i Paesi, Italia compresa.

Case più verdi per avviarsi alla neutralità climatica

Rivoluzione che investirà tutte le nuove costruzioni, l’obbligo a partire dal 2030, ad essere a emissioni zero. Per quelli di proprietà pubblica il legislatore fissa la scadenza anticipandola al 2028. Tutti gli edifici pubblici avranno inoltre l’obbligo di installare pannelli solari, con scadenze progressive, dal 2026 fino al 2030, in base alle tipologie di intervento necessarie. Tutti i Paesi membri dovranno attuare strategie, politiche e misure nazionali per dotare di impianti solari anche gli edifici residenziali.

Due gli anni concessi agli stati membri per adeguarsi presentando a Bruxelles le loro tabelle di marcia, con obiettivi e scadenze precise, per tracciare la via che intendono seguire per centrare gli obiettivi di efficientamento Nazionali.

L’Italia dovrà provvedere a pubblicare una vera e propria tabella di marcia per l’introduzione dei valori limite del Global Warming Potential (GWP) per tutti gli edifici di nuova costruzione entro il 1 gennaio 2027. Paletti precisi e vincolanti per tutte le ristrutturazioni, per esempio con l’eliminazione graduale delle caldaie a gas, puntando all’obiettivo dell’eliminazione completa entro il 2040. Almeno il 16% – rispetto al 2020 – degli edifici pubblici con le peggiori prestazioni andrà ristrutturato entro il 2030.  Resta ferma la possibilità per i singoli governi di tracciare zone ed edifici esenti dagli obblighi di trasformazione se storici, agricoli, chiese e luoghi di culto, gli immobili a uso militare e quelli utilizzati solo temporaneamente.

Altri passi verso un più moderno ed efficiente sistema di gestione dovrà essere percorso con azioni di digitalizzazione grazie all’Introduzione di un nuovo indicatore per la predisposizione degli edifici all’intelligenza artificiale e creazione di banche dati sulla prestazione energetica. Una più attenta politica di certificazione e qualificazione per imprese e professionisti e obblighi di dotare di infrastrutture di ricarica elettrica sia gli edifici nuovi che quelli ristrutturati.

Ma quanto costeranno queste azioni agli stati membri?

Dalle stime presentate la Commissione europea prevede che entro il 2030 sarà necessario l’impiego di 275 miliardi di euro di investimenti annui per dare vita al percorso individuato.  Un incremento di 152 miliardi di euro di investimenti all’anno in più rispetto alle risorse attualmente impiegate. Seppure non siano previsti finanziamenti dedicati, i Paesi potranno attingere ai fondi Ue già in uso per sostenere questo processo, come, il Recovery fund, il Fondo sociale per il clima e i Fondi di sviluppo regionale.


Fonte: articolo di Rossella Angius