I Ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno trasmesso alla Commissione europea il testo definitivo del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima italiano 2024 (PNIEC). Non mancano tuttavia alcuni spunti critici, che analizziamo.


Questo documento conferma gli obiettivi stabiliti nella proposta iniziale, con un focus su un aumento significativo delle energie rinnovabili e uno scenario a lungo termine per l’energia nucleare.

Il PNIEC stabilisce che l’Italia raggiungerà una capacità di 131 GW da fonti rinnovabili entro il 2030. Inoltre, include una prospettiva per l’energia nucleare, con l’obiettivo di raggiungere 8 GW entro il 2050, coprendo così l’11% della domanda nazionale di energia.

Il Ministro Gilberto Pichetto ha dichiarato: “Il nostro Paese si dota di uno strumento programmatico che traccia con grande pragmatismo la strada energetica e climatica, superando approcci velleitari del passato. Questo Piano, condiviso con i protagonisti della transizione energetica, evidenzia le opportunità derivanti dallo sviluppo di tutte le fonti energetiche, inclusa l’energia nucleare“.

Ecco il nuovo piano energia e clima italiano 2024, presentato a Bruxelles

Il PNIEC adotta un approccio realistico e tecnologicamente neutrale, puntando su settori chiave oltre alle energie rinnovabili elettriche. Questi includono:

  • la produzione di combustibili rinnovabili come il biometano e l’idrogeno
  • l’uso di biocarburanti
  • la diffusione di veicoli elettrici
  • la riduzione della mobilità privata
  • la cattura e lo stoccaggio di CO2
  • le ristrutturazioni edilizie e l’elettrificazione dei consumi finali, con un crescente utilizzo di pompe di calore.

Le novità in materia di energia rinnovabile

In termini di capacità rinnovabile, l’Italia prevede di raggiungere 131 GW entro il 2030, con 79.2 GW provenienti dal solare, 28.1 GW dall’eolico, 19.4 GW dall’idrico, 3.2 GW dalle bioenergie e 1 GW dalla geotermia. Questo sviluppo contribuirà a una significativa riduzione dei consumi di energia primaria e finale, nonostante la necessità di continuare a lavorare per raggiungere gli obiettivi in linea con la crescita del PIL.

Il Piano prevede anche un miglioramento sostanziale negli indicatori di emissioni nei settori “non-ETS” (civile, trasporti e agricoltura), richiedendo ulteriori sforzi per raggiungere i target europei. Sul fronte della sicurezza energetica, si registra una riduzione della dipendenza energetica grazie alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento e alla pianificazione di nuove infrastrutture e interconnessioni.

Il PNIEC enfatizza l’importanza di potenziare le interconnessioni elettriche e il market coupling con altri Stati membri, sviluppando nuove connessioni per il trasporto di gas rinnovabili e rafforzando il ruolo dell’Italia come hub energetico europeo. Viene anche data priorità agli obiettivi nazionali di Ricerca, Sviluppo e Innovazione, per accelerare l’introduzione di tecnologie necessarie a raggiungere i target del Green Deal e a rafforzare la competitività dell’industria nazionale.

La nuova piattaforma per il “nucleare sostenibile”

Per la prima volta, il PNIEC include una sezione dedicata alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, che presenta scenari in cui il nucleare da fissione e fusione potrebbe coprire l’11% della domanda energetica entro il 2050, con una possibile proiezione verso il 22%.

La realizzazione del Piano ha coinvolto una stretta collaborazione tra varie amministrazioni, tra cui MEF, MIT, MIMIT, MUR e MASAF, e ha beneficiato del supporto tecnico di ENEA, GSE, RSE e ISPRA. La consultazione pubblica, avvenuta nel 2023 e prevista nuovamente nel 2024, ha coinvolto 133 soggetti tra imprese, istituzioni, associazioni e cittadini.

Alcune riflessioni sulle rinnovabili nel piano energia e clima italiano 2024

Ovviamente, se da un lato il Governo vede la presentazione di questo piano in modo parecchio entusiastico occorre un attimo tornare con i piedi per terra e valutare anche alcune possibili criticità di una spinta sulle rinnovabili.

Nonostate possa effettivamente sembrare un approccio energetico più “pulito” occorre comunque analizzarne in questa sede in modo sintetico i contro su un eccesso di fiducia verso questo sistema.

Affidabilità

Le fonti rinnovabili come l’eolico e il solare dipendono dalle condizioni meteorologiche e ambientali. Questa variabilità può comportare fluttuazioni significative nella produzione di energia, creando sfide per la gestione della stabilità della rete elettrica e richiedendo l’adozione di tecnologie di stoccaggio energetico costose e ancora in fase di sviluppo.

Impatto ambientale

Nonostante siano considerate a basso impatto ambientale rispetto alle fonti fossili, le infrastrutture delle energie rinnovabili possono comunque avere un impatto significativo sull’ambiente. Ad esempio, l’installazione di parchi eolici può alterare gli habitat locali, influenzare la fauna selvatica e disturbarne le rotte migratorie. Inoltre, la produzione di pannelli solari e turbine eoliche comporta l’estrazione di materiali e la gestione dei rifiuti, generando una certa quantità di impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita.

Costi elevati di implementazione

Nonostante i costi di produzione siano diminuiti negli anni, l’implementazione su larga scala delle energie rinnovabili richiede ancora investimenti significativi in infrastrutture, tecnologie di stoccaggio e reti di trasmissione. Inoltre, i sussidi governativi spesso necessari per incentivare lo sviluppo delle rinnovabili possono rappresentare un peso economico per i contribuenti e le politiche di sostegno possono essere vulnerabili a cambiamenti politici e economici.

Alcuni spunti critici sul ritorno al nucleare secondo il PNIEC

Il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) dell’Italia include inoltre un significativo focus sull’energia nucleare come parte della strategia energetica del Paese per il futuro. L’energia nucleare viene considerata sia nella sua forma tradizionale di fissione che in prospettiva futura con la fusione nucleare.

Ma come ben sappiamo il nucleare nel nostro paese non è “ben visto, come conferma un sondaggio Ipsos commissionato da Legambiente, Kyoto Club, Conou, Editoriale Nuova Ecologia.

Per il 75% degli intervistati nell’ambito ad oggi il nucleare non è una soluzione attuabile e non rappresenta una valida alternativa perché troppo pericoloso e poco conveniente. Il 25% sostiene invece che sia meglio un ritorno al nucleare, data la situazione complessa.

Queste perplessità degli italiani sarebbe suffragate da svariate criticità, che riassumiamo qui di seguito.

Costi rlevati

La costruzione e il funzionamento delle centrali nucleari comportano costi iniziali elevati. Gli investimenti necessari per garantire la sicurezza, la gestione delle scorie e la dismissione delle centrali alla fine del ciclo di vita sono significativi e possono essere difficili da giustificare economicamente, specialmente considerando l’evoluzione delle tecnologie rinnovabili meno costose.

Sicurezza

Nonostante i miglioramenti tecnologici, l’energia nucleare comporta rischi di incidenti gravi con conseguenze a lungo termine per la salute umana e l’ambiente. Gli incidenti come Chernobyl nel 1986 e Fukushima nel 2011 hanno evidenziato la vulnerabilità delle centrali nucleari e la difficoltà di prevedere e gestire completamente tali situazioni.

Risultato del Referendum negli anni ’80

In Italia, l’energia nucleare è stata bannata da un referendum popolare nel 1987, che ha messo fine al programma nucleare italiano in seguito all’incidente di Chernobyl. Questo voto riflette la preoccupazione pubblica per i rischi associati all’energia nucleare e sottolinea una forte resistenza sociale e politica nei confronti di qualsiasi tentativo di reintroduzione.

Accettabilità sociale

L’opinione pubblica in Italia rimane generalmente scettica o contraria all’energia nucleare, soprattutto a causa dei rischi perceputi e delle preoccupazioni per la sicurezza. Questo rappresenta un ostacolo significativo per qualsiasi proposta di reintroduzione dell’energia nucleare nel paese, poiché il consenso sociale è cruciale per l’implementazione di grandi progetti energetici.

Normative e regolamenti mancanti

La realizzazione di nuove centrali nucleari richiederebbe un rafforzamento significativo delle normative e dei regolamenti in materia di sicurezza e gestione ambientale. La complessità e la lunghezza dei processi di autorizzazione potrebbero rallentare ulteriormente i tempi di realizzazione, aumentando i costi e l’incertezza economica.

Questi punti riflettono le principali criticità associate all’energia nucleare, specialmente nel contesto italiano dove l’opposizione storica e i rischi percepiti hanno influenzato profondamente il dibattito pubblico e politico sull’argomento.

Il testo completo del documento

Qui il documento completo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it