Come si riconosce il mobbing e cosa fare se si subisce questo comportamento? Vediamolo insieme.


Il mobbing è sicuramente una delle peggiori esperienze da subire sul posto di lavoro.

Per “mobbing”, intendiamo tutti quei comportamenti, che possono essere individuali o collettivi, considerati vessatori, reiterati e duraturi, nei confronti di un dipendente.

A farlo può essere sia il datore di lavoro e i superiori gerarchici (parliamo, quindi, di mobbing verticale) e sia colleghi (mobbing orizzontale). Ma è possibile esserne vittima anche da sottoposti (mobbing ascendente).

Ecco allora cosa fare se si è vittime di mobbing.

Mobbing: ecco come si riconosce

La Cassazione ha individuato alcuni segnali indicativi del mobbing:

  • Adozione di provvedimenti disciplinari per ragioni strumentali, anche per fatti di modesta rilevanza, in modo da poter disporre il licenziamento disciplinare;
  • Un ambiente di lavoro ostile;
  • Continue umiliazioni e pressioni psicologiche, che portino a sofferenze morali ed esaurimento nervoso;
  • Demansionamento o privazione delle mansioni lavorative;
  • Atti di persecuzione, denigrazione e isolamento professionale (come la negazione delle ferie o dei permessi);
  • Emarginazione personale e professionale.

Cosa fare se si subisce mobbing: i vari step

Se ci si rende conto di essere vittime di mobbing, occorre procedere per diversi step.
Innanzitutto, è importante non perdere tempo e raccogliere più prove possibili, mediante testimoni, registrazioni di conversazioni e tutto il materiale utile per un’eventuale denuncia.

Occorre, poi, rivolgersi ad un legale o al sindacato.

Si può richiedere, inoltre, la rimozione della fonte del mobbing: se parliamo del datore di lavoro, si può richiedere un cambio di atteggiamento. Se invece parliamo di colleghi, è importante informare il datore di lavoro o i propri superiori.

Il lavoratore può anche richiedere un risarcimento danni, perché l’azienda non ha adempiuto all’obbligo di protezione della sua integrità psico-fisica.
Ad esempio, se il dipendente è vittima di un esaurimento nervoso può richiedere un risarcimento danni, evidenziando il nesso di causalità.

Nel caso in cui non si riesca a trovare una soluzione, allora il lavoratore, come ultima azione, può richiedere le dimissioni per giusta causa, senza perdere il diritto al preavviso e all’indennità di disoccupazione.

Cosa dice la legge

Secondo la sentenza del Tribunale di Pinerolo del 2 aprile 2004 e la circolare del 20 ottobre 2003 n°163 dell’Inps, il mobbing rientra tra le condotte per cui possono essere richieste le dimissioni per giusta causa.

È importante sottolineare, però, che la Naspi potrebbe essere revocata, anche dopo anni, se non è riconosciuto l’effettivo mobbing.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it