Con la chiusura delle scuole, l’accesso dei minori ai centri estivi e alle attività doposcuola si rivela cruciale per molte famiglie italiane: un’indagine condotta dalla Fondazione Openpolis ha analizzato l’offerta di questi servizi su scala nazionale, rilevando significative disomogeneità territoriali.


I centri estivi non sono solamente una risorsa per la conciliazione tra lavoro e vita familiare, ma rappresentano anche un’opportunità cruciale per lo sviluppo sociale ed educativo dei bambini fin dalla loro giovane età. Offrono una vasta gamma di attività ludiche, sportive, culturali e educative che contribuiscono a contrastare la cosiddetta “summer learning loss“, la perdita di apprendimento durante le lunghe pause estive.

Accesso dei minori a centri estivi e doposcuola: disparità territoriali in Italia

Secondo i dati pre-pandemia della Fondazione Openpolis, solo il 9,8% dei minori italiani tra i 3 e i 14 anni aveva accesso a centri estivi o attività pre e post scuola. Tuttavia, questa cifra nasconde profonde disparità regionali e locali che evidenziano significative differenze nell’offerta di questi servizi educativi e sociali su tutto il territorio nazionale.

Variazioni regionali

Le regioni settentrionali d’Italia presentano la più alta partecipazione, con una percentuale che raggiunge circa il 15%. Al contrario, nel Centro Italia la percentuale scende al 7,5%, mentre nel Sud si attesta solo al 2,2%. Purtroppo, non sono disponibili dati per le isole e altre regioni a statuto speciale, ma è chiaro che esistono considerevoli differenze geografiche nell’accesso a questi servizi vitali per lo sviluppo dei bambini.

Disparità tra Comuni di diverse dimensioni

Le differenze non riguardano solo le regioni, ma anche la dimensione demografica dei comuni. Nei piccoli centri con meno di 500 abitanti, la quota di utilizzo dei servizi è del 10,6%, una percentuale sorprendentemente simile a quella registrata nelle grandi città con più di 100.000 residenti. Tuttavia, nei comuni di dimensioni intermedie, con una popolazione tra 20.000 e 60.000 abitanti, l’accesso ai centri estivi scende al di sotto dell’8%, evidenziando una significativa lacuna nella copertura di queste strutture educative.

Casi esemplari

Un esempio lampante delle disparità territoriali è rappresentato dall’Emilia Romagna, dove la percentuale di utilizzo dei centri estivi raggiunge il 17,6%, seguita da Lombardia (15,9%), Piemonte (15,2%) e Marche (14,5%). Al contrario, regioni come Calabria, Puglia e Campania mostrano percentuali di partecipazione inferiori al 5%, evidenziando un accesso significativamente limitato a questi servizi vitali nelle regioni meridionali del paese.

Differenze locali

A livello locale, le discrepanze sono ancora più evidenti. Milano emerge come il capoluogo con la più alta densità di servizi, con circa 34,89 utenti ogni 100 minori che partecipano a centri estivi o attività doposcuola. In contrasto, città come Taranto, Crotone e Napoli registrano una partecipazione inferiore allo 0,65%, indicando una carenza significativa di opportunità educative e ricreative per i bambini in queste aree.

Considerazioni finali

Questi divari territoriali mettono in luce la necessità urgente di politiche mirate che garantiscano un accesso equo e generalizzato a questi importanti servizi per l’infanzia su tutto il territorio italiano. Ridurre queste disuguaglianze non solo migliorerà le opportunità educative e sociali per i bambini, ma contribuirà anche a promuovere una crescita equilibrata e inclusiva nel paese

L’indagine Openpolis

Qui il documento completo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it