La Corte di giustizia tributaria di Roma,ha emesso la sentenza n. 1447/2024, trattando la controversia sull’esenzione dall’IMU in relazione a immobili con consumi ridotti.
La causa, portata avanti da una residente contro il Comune di Fiumicino, riguardava un reclamo contro l’avviso di accertamento per l’IMU 2016, contestato per insufficienza di pagamento e uso non conforme dell’immobile dichiarato come abitazione principale.
La contribuente contestava l’avviso sostenendo di essere nuda proprietaria di un immobile e di dimorare con i figli nell’altro, dichiarato erroneamente non abitazione principale dal Comune di Fiumicino. La Corte ha accolto il ricorso, respingendo le eccezioni di motivazione insufficiente avanzate dalla contribuente.
Questa decisione stabilisce un precedente significativo riguardo all’applicazione dell’esenzione IMU in caso di consumi ridotti, sottolineando l’importanza di considerare le circostanze personali e lavorative dei contribuenti nella valutazione dell’abitazione principale ai fini fiscali. Vediamone il perché.
Esenzione IMU su immobili con consumi ridotti
Per quanto riguarda l’immobile la contribuente ha dimostrato di essere nuda proprietaria, documentando questo status con un atto notarile di permuta datato 7 marzo 1996. Questo documento ha costituito prova sufficiente per la Corte che ha quindi riconosciuto alla contribuente la qualità di nuda proprietaria di tale immobile.
Per quanto concerne l’altro immobile il Comune di Fiumicino aveva negato l’esenzione dall’IMU, sostenendo che non fosse adibito ad abitazione principale della contribuente e dei suoi figli. Tuttavia, la Corte ha respinto questa argomentazione del Comune, basata principalmente sui bassi consumi energetici registrati nell’immobile durante l’anno 2016.
Pur riconoscendo che i consumi fossero inferiori rispetto alla media nazionale, la Corte ha considerato che la situazione lavorativa della contribuente come giornalista, con sede presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri a Roma, giustificasse una dimora abituale non continua ma comunque adeguata. Inoltre, ha ritenuto che l’ospitalità offerta all’altro genitore per i figli, mentre la madre era fuori per motivi di lavoro, non minasse la dimora abituale della contribuente in questo immobile.
Pertanto, la Corte ha annullato l’avviso di accertamento per entrambi gli immobili, respingendo la pretesa fiscale del Comune di Fiumicino.
Le conclusioni dei giudici
In sintesi la sentenza della Corte di giustizia tributaria di Roma evidenzia l’importanza di considerare le circostanze specifiche di ogni caso nella valutazione della residenza abituale ai fini dell’IMU. In particolare, il caso ha posto in luce come il concetto di dimora abituale non debba essere rigido, ma debba tener conto delle situazioni lavorative e familiari dei contribuenti.
La Corte ha riconosciuto il diritto della contribuente all’esenzione dall’IMU nonostante consumi energetici inferiori alla media nazionale, sottolineando la necessità di valutare la dimora abituale in un contesto di vita contemporaneo e non tradizionale. Questo principio sottolinea l’importanza di una giustizia fiscale equa e aderente alle reali condizioni di vita dei contribuenti, evitando interpretazioni rigide che potrebbero penalizzare situazioni particolari e giustificate come quella esaminata nel caso in questione.
Chiarimenti sul concetto di “consumi energetici inferiori alla media nazionale”
L’applicazione dell’IMU in caso di consumi energetici inferiori alla media nazionale è regolata dal principio che la dimora abituale in un immobile è determinante per l’esenzione fiscale.
In particolare, la legge prevede che un immobile possa essere esente dal tributo se è destinato ad abitazione principale del possessore o del suo nucleo familiare.
Quando i consumi energetici sono inferiori alla media nazionale, come nel caso esaminato, questo può essere considerato un indizio della mancata dimora abituale. Tuttavia, la giurisprudenza italiana ha chiarito che bassi consumi non sono necessariamente prova sufficiente per escludere il diritto all’esenzione dall’IMU.
Le Corti hanno spesso considerato circostanze specifiche come la situazione lavorativa del possessore dell’immobile, le necessità familiari, e la documentazione fornita dal contribuente. Ad esempio, se il possessore dimostra di essere costantemente assente per motivi di lavoro ma di ritornare regolarmente al proprio domicilio, ciò può costituire sufficiente prova della dimora abituale, nonostante i consumi energetici inferiori.
Il testo della sentenza
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it