Nella recente conferenza Stato-Città-Autonomie locali, non è stato raggiunto un accordo con il Governo sul decreto relativo alla spending review con i Comuni che si sono opposti all’intesa.


Nonostante le correzioni apportate al decreto, la mancanza di un’intesa definitiva evidenzia le difficoltà nel bilanciare le esigenze degli enti locali con le necessità di contenimento della spesa pubblica. Le associazioni delle autonomie locali infatti continuano a esprimere preoccupazione per l’insufficienza delle modifiche proposte, auspicando ulteriori negoziazioni per arrivare a soluzioni più equilibrate.

Ecco dunque i dettagli sul mancato accordo e la situazione allo stato attuale.

I Comuni bloccano il decreto spending review in conferenza Stato-Città-Autonomie locali

La mancanza di intesa, con parere negativo dell’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), si riferisce al decreto del Ministro dell’Interno, in concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, che stabilisce i criteri di riparto delle risorse del fondo previsto dalla legge n. 213 del 30 dicembre 2023.

Il decreto doveva quantificare i tagli ai trasferimenti a carico di Comuni, Province e Città Metropolitane per gli anni 2024-2028. Il taglio, pari a 250 milioni di euro, di cui 200 milioni a carico dei Comuni e 50 milioni a carico di Province e Città Metropolitane, è previsto dalla Legge di Bilancio 2024. La riduzione è parametrata su due grandezze:

  • la spesa corrente degli enti locali
  • e le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assegnate a ciascun ente, escludendo le misure totalmente definanziate.

Il criterio di ripartizione dei tagli è stato uno dei punti più controversi della proposta. Infatti, i tagli sarebbero stati proporzionali ai finanziamenti del PNRR ricevuti dai singoli Comuni, penalizzando maggiormente quelli che avevano ricevuto più fondi.

Alcuni contributi sono stati tuttavia esclusi dalla base di riparto, come quelli finanziati con risorse del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, destinati al supporto sociale, e quelli relativi a specifiche missioni come il “Piano per asili nido e scuole dell’infanzia” e “Attrattività dei borghi“. La motivazione sta dietro al fatto che si tratta di risorse di importo rilevante finalizzate al sostegno dello sviluppo economico/sociale delle zone svantaggiate e destinate ai piccoli centri per la rigenerazione culturale e il rilancio turistico.

Altri interventi invece, come quelli per lo sviluppo del trasporto rapido di massa, sono stati inclusi solo se attuati tramite società o enti partecipati, con l’ente locale come soggetto attuatore di primo livello.

Nonostante gli intensi confronti tecnici tra i Comuni e il Ministero dell’Economia nelle ultime settimane, che hanno portato a profondi correttivi, l’associazione dei sindaci italiani ha comunque negato l’intesa.

Cosa accadrà adesso?

Nonostante la mancata intesa il decreto comunque potrebbe essere adottato lo stesso, seppur questo metterebbe gli enti locali sul piede di guerra.

Gli enti locali in tal caso dovranno affrontare i tagli previsti e questo potrebbe portare a un aumento delle difficoltà finanziarie per alcuni di essi, specialmente per quelli che hanno ricevuto maggiori finanziamenti dal PNRR e che quindi subiranno tagli più consistenti (citiamo come paradigmatico il caso del Comune di Marzabotto, in provincia di Bologna). Le associazioni delle autonomie locali continueranno probabilmente a fare pressione sul Governo per ottenere ulteriori correzioni e supporto.

Ciò nonostante non è escluso che, di fronte a criticità evidenti e proteste da parte degli enti locali, possano essere avviate nuove negoziazioni tra Governo e autonomie locali. Questo potrebbe portare a ulteriori revisioni del decreto o all’introduzione di nuove misure di compensazione.

Vedremo intanto cosa accadrà alla prossima Conferenza e quali saranno le nuove posizioni espresse sia da una parte sia dall’altra.

Documenti utili


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it