referendum cgil jobs actSono state raggiunte (e superate) le 500mila firme utili per il referendum contro il Jobs Act, proposto dalla Cgil.


La Cgil ha annunciato che sono state superate le 500mila firme, ovvero la soglia minima utile per avviare l’iter di consultazione per il referendum contro il Jobs Act, entrato in vigore nel 2015, col governo Renzi.

I referendum, in realtà, saranno quattro, proposti per un lavoro stabile, dignitoso e maggiormente tutelato.

Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Referendum Jobs Act: la Cgil ha raggiunto le firme necessarie

La raccolta firme è iniziata alla fine dello scorso aprile. Tra le adesioni “più note”, ci sono quelle di Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle e di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, entrambi di Alleanza Verdi e Sinistra.

Come precisato dalla Cgil, le firme raccolte sono state in tutto 582’244, superando la soglia minima richiesta.

Luigi Giove, segretario organizzativo, ha detto:

“L’obiettivo del mezzo milione di firme, necessario per deliberare l’abrogazione totale o parziale di una legge o di un atto avente valore di legge, è stato ampiamente raggiunto, a distanza di un solo e mezzo dall’inizio della campagna referendaria, avviata il 25 aprile scorso. Stiamo riscontrando un grande interesse attorno ai temi proposti dalla nostra organizzazione. Inoltre, c’è un diffuso desiderio di partecipazione. Nonostante il traguardo sia stato raggiunto, la raccolta delle firme proseguirà”.

Sono previsti quattro quesiti referendari:

  • Due quesiti sui licenziamenti (uno sul superamento del contratto a tutele crescenti e l’altro sull’indennizzo nelle piccole imprese, entrambe misure previste dal Jobs Act);
  • Uno sulla reintroduzione delle causali per i contratti a termine (norma introdotta dal Governo Meloni, che dà la possibilità, alle parti individuali, di indicare esigenze di natura tecnica, organizzativa o produttiva);
  • Uno relativo agli appalti, sulla responsabilità del committente sugli infortuni.

Secondo le intenzioni dell’organizzazione sindacale, si potrebbe andare al voto nella primavera 2025.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it