cassazione-stabilizzazioni-dipendenti-pubblici-annullateUna recente ordinanza della Corte di Cassazione, la numero 15422/2024, stabilisce che le stabilizzazioni dei dipendenti pubblici avvenute in modo non conforme possono essere annullate e non sono sanabili.


Nel caso in esame la Corte d’Appello di Roma aveva rigettato le domande di un gruppo di lavoratori socialmente utili (LSU), confermando la nullità dei loro contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati dal consorzio per cui lavoravano. La decisione, che ribalta una precedente sentenza del Tribunale di Cassino e risulta ulteriormente confermata dalla successiva pronuncia dei giudici della Suprema Corte,, ha importanti implicazioni sulla gestione delle assunzioni nel pubblico impiego.

La controversia

I lavoratori LSU avevano iniziato a lavorare con contratti a tempo indeterminato dal 10 febbraio 2012, inquadrati nella categoria B del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) per le Autonomie Locali. Tuttavia, pochi mesi dopo, il consorzio aveva dichiarato nulli questi contratti, citando la mancanza di copertura finanziaria e la violazione di norme imperative sulla spesa del personale, in particolare l’art. 33 del D. Lgs. n. 165/2001. Inoltre, era stato evidenziato che i contratti erano stati firmati da un Commissario straordinario, ritenuto non legittimato.

I lavoratori, opponendosi alla risoluzione dei loro contratti, avevano avviato una causa legale per ottenere la reintegrazione e il risarcimento dei danni. Il Tribunale di Cassino aveva inizialmente riconosciuto loro un risarcimento pari a 15 mensilità dell’ultima retribuzione globale.

La decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello ha stabilito che la nullità dei contratti di lavoro era legittima. Ha osservato che il provvedimento di annullamento adottato dal consorzio era giustificato dalla effettiva mancanza di copertura finanziaria per le assunzioni e dalla violazione delle normative sulla riduzione delle spese del personale pubblico. Inoltre, la Corte ha sottolineato che non vi era alcuna responsabilità contrattuale del consorzio per la mancata stabilizzazione, poiché questa era avvenuta in violazione delle leggi vigenti.

Cassazione: le stabilizzazioni dei dipendenti pubblici possono essere annullate

Dopo la sentenza della Corte d’Appello di Roma, i lavoratori socialmente utili (LSU) hanno deciso di presentare ricorso in Cassazione. La loro azione legale mirava a contestare la decisione della Corte d’Appello che aveva confermato la nullità dei contratti di lavoro a tempo indeterminato stipulati dal consorzio. I lavoratori sostenevano che il consorzio avesse agito illegittimamente nel dichiarare nulli i loro contratti e cercavano il riconoscimento della loro stabilizzazione o, in alternativa, un risarcimento per il danno subito.

L’analisi della Suprema Corte

La Suprema Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 15422 del 3 giugno 2024, ha esaminato approfonditamente i motivi del ricorso presentato dai lavoratori. La Cassazione ha dovuto valutare se la decisione del consorzio di annullare i contratti fosse conforme alle normative vigenti in materia di assunzioni e stabilizzazione del personale nel pubblico impiego.

Copertura finanziaria e programmazione delle assunzioni

La Cassazione ha confermato che la mancanza di copertura finanziaria e l’assenza di una corretta programmazione delle assunzioni costituiscono motivi validi per dichiarare la nullità dei contratti di lavoro. In base all’art. 33 del D. Lgs. n. 165/2001, ogni assunzione nel settore pubblico deve essere supportata da adeguate risorse finanziarie e deve rientrare nella pianificazione triennale del fabbisogno di personale. Questa normativa mira a garantire la sostenibilità economica delle assunzioni e a prevenire eccessi di spesa da parte delle amministrazioni pubbliche.

Nel caso specifico, il consorzio aveva proceduto alla stabilizzazione dei lavoratori LSU senza disporre della necessaria copertura finanziaria. Inoltre, le assunzioni non erano state adeguatamente programmate secondo il piano triennale del fabbisogno di personale. Questi fattori hanno reso i contratti nulli ab origine, giustificando l’annullamento deciso dal consorzio.

Il ruolo del Commissario Straordinario

Un altro punto cruciale della decisione riguardava il ruolo del Commissario straordinario, che aveva firmato i contratti di lavoro. La Cassazione ha stabilito che il Commissario non aveva la legittimazione per stipulare quei contratti, aggiungendo un ulteriore motivo di nullità.

Esclusione della reintegrazione e del risarcimento

La Cassazione ha ribadito che, in caso di nullità dei contratti per mancanza di copertura finanziaria e programmazione, i lavoratori non hanno diritto alla reintegrazione nel posto di lavoro né al risarcimento del danno. Questo principio è radicato nel fatto che un contratto nullo non produce effetti giuridici e non può generare diritti a favore dei lavoratori. In altre parole, non può essere riconosciuto un diritto di stabilizzazione o un risarcimento basato su un contratto nullo fin dall’origine.

Conclusioni della Cassazione

In conclusione, la Suprema Corte ha rigettato il ricorso dei lavoratori LSU, confermando la legittimità della decisione del consorzio di annullare i contratti di lavoro. La Cassazione ha chiarito che la mancanza di copertura finanziaria e la violazione delle norme di programmazione delle assunzioni giustificano la nullità dei contratti e che, in tali circostanze, i lavoratori non hanno diritto alla reintegrazione né al risarcimento del danno. Questa decisione rafforza il principio secondo cui le assunzioni nel settore pubblico devono essere effettuate nel rigoroso rispetto delle norme finanziarie e di programmazione per garantire la sostenibilità economica e la legittimità amministrativa.

Il testo della sentenza

Qui infine disponibile il documento completo.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it