parlamento-ue-italia-progetti-pnrr-2026Secondo i dati contenuti in uno studio condotto dal Servizio Ricerche del Parlamento UE sarebbero troppi i progetti in ambito PNRR che l’Italia ha rinviato al 2026: ecco un’analisi critica della situazione attuale.


L’Unione Europea mette in guardia l’Italia sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Lo studio che abbiamo citato sopra, appena concluso nella sua stesura, evidenzia le difficoltà incontrate dal nostro Paese nell’attuazione del PNRR e sottolinea l’evidente ritardo dei nostri progetti.

Il limitato utilizzo dei finanziamenti fino a questo momento è infatti motivo di preoccupazione da parte di Bruxelles, che suggerisce l’importanza di accelerare l’attuazione del Piano per garantire il pieno impiego dei fondi, compresi i restanti novanta miliardi previsti nelle tranche successive da erogare al nostro paese.

Parlamento UE: Italia ha rinviato troppi progetti PNRR al 2026

Al 31 dicembre 2023, l’Italia aveva ricevuto 102,5 miliardi di euro per il PNRR, ma solo il 42% di questi è stato effettivamente speso, rappresentando soltanto il 22% del totale dei fondi disponibili fino al 2026. Questo risultato deludente, per l’Europarlamento, solleva dubbi sulla capacità del governo di gestire efficacemente i finanziamenti. La recente revisione del Piano ha inoltre comportato uno spostamento degli impegni e delle riforme verso la fine del periodo di finanziamento, concentrando una parte significativa delle risorse nel 2026.

La revisione del PNRR effettuata dal governo Meloni ha infatti visto un significativo slittamento delle tappe verso la conclusione del periodo di finanziamento, con il 46% di tutti gli obiettivi collegati all’ultima tranche di finanziamento che dovrà arrivare dall’Europa. Questo significa che nel 2026 dovranno essere raggiunti 159 obiettivi su un totale di 346, rispetto ai 187 obiettivi da raggiungere nei primi cinque anni. Un approccio che, nelle intenzioni del Governo, sembra mirare a facilitare il conseguimento delle tranche di fondi, rischiando però secondo l’UE di compromettere gli obiettivi finali.

Le critiche dell’Unione Europea alle scelte politiche del Governo Meloni

L’analisi dettagliata condotta a Bruxelles rivela una serie di scelte politiche effettuate dall’esecutivo Meloni che sollevano interrogativi sulla coerenza e sulle priorità delle politiche adottate. In particolare, si evidenzia una riduzione dei finanziamenti per settori cruciali come le energie rinnovabili, l’idrogeno e la mobilità sostenibile, che subiscono un taglio del 7,6% rispetto al piano originale. Questo solleva dubbi sul reale impegno del governo nel promuovere la transizione verso fonti energetiche più sostenibili e nell’affrontare la crisi climatica in modo efficace.

In aggiunta, i fondi destinati alla protezione del territorio e delle risorse idriche subiscono un drastico taglio del 34,4%. Considerando gli eventi climatici estremi che hanno colpito l’Italia negli ultimi anni, come le alluvioni e le frane, questo ridimensionamento solleva preoccupazioni sulla capacità del Paese di affrontare e prevenire tali catastrofi ambientali.

Anche nel settore della sanità, dove l’innovazione, la ricerca e la digitalizzazione del servizio sanitario sono fondamentali per migliorare l’efficienza e l’accesso alle cure, si registra una riduzione degli investimenti dell’8,7%.

Inoltre, i finanziamenti inizialmente previsti per la famiglia, le infrastrutture sociali e il terzo settore subiscono una significativa contrazione del 25,8%.

L’analisi della spesa italiana in ambito PNRR

Il paper del Parlamento Europeo chiude l’analisi delle voci di spesa più rilevanti del PNRR, e rivela un quadro in cui alcune priorità sembrano discutibili e potenzialmente non allineate con le esigenze del Paese a lungo termine.

In primo luogo, l’Ecobonus e il Sismabonus fino al 110% emergono come la voce di spesa più consistente. Sebbene gli incentivi per la ristrutturazione e l’efficientamento energetico degli edifici siano importanti per migliorare l’efficienza energetica e ridurre le emissioni di gas serra, la preponderanza di tali incentivi potrebbe sollevare interrogativi sulla distribuzione equa delle risorse e sulla reale efficacia nel raggiungere gli obiettivi climatici e ambientali.

Analogamente, la transizione digitale e le linee ferroviarie ad alta velocità figurano tra le priorità di spesa del PNRR. Sebbene gli investimenti nell’infrastruttura digitale e nei trasporti siano cruciali per migliorare la competitività e la connettività del Paese, la loro preponderanza potrebbe sollevare interrogativi sulla bilanciata allocazione delle risorse tra settori diversi, come la protezione ambientale, la salute e il benessere sociale.

In sintesi, la distribuzione dei fondi del PNRR solleva interrogativi da parte dell’UE sulla coerenza delle politiche adottate e sulla reale volontà del governo di investire in settori cruciali per il futuro del Paese. L’appello comunitario sarebbe rivolto a una revisione più attenta e bilanciata delle priorità di spesa, che potrebbe essere necessaria per garantire un utilizzo ottimale delle risorse e un impatto positivo duraturo sulla società e sull’ambiente.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it