Nella recente relazione sull’attività dell’Antitrust alla Camera il presidente Roberto Rustichelli ha espresso alcune preoccupazioni ed evidenziato alcune criticità in materia di aiuti di stato da parte dell’UE, che alimenterebbero il gap tecnologico tra le nazioni.
Mercoledì 17 aprile, presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, il Presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha infatti illustrato la Relazione Annuale sull’attività svolta nel 2023.
Sono emersi diversi spunti di discussione, uno tra questi riguarda come anticipato gli aiuti di Stato comunitari. Nella complessa rete delle relazioni internazionali e degli scambi economici, gli aiuti di stato rappresentano di certo un elemento fondamentale per il sostegno delle industrie nazionali e la promozione della competitività sul mercato globale. Tuttavia, questo strumento può essere a doppio taglio: se da un lato favorisce lo sviluppo e la crescita di settori strategici, dall’altro può creare disparità tecnologiche tra le nazioni, generando tensioni e critiche sul piano internazionale.
L’Antitrust critica gli aiuti di stato dell’UE
Rustichelli esamina vari aspetti, tra cui l’importanza di affrontare le sfide emergenti nel mercato digitale, le preoccupazioni riguardanti soprattutto la concentrazione degli investimenti in determinate aree europee.
Il mercato unico europeo costituisce il fulcro dell’economia del continente, fungendo da motore di crescita, produttività e competitività. Tuttavia, nonostante il suo ruolo fondamentale, il mercato unico è ancora soggetto a imperfezioni e rischi di frammentazione, richiedendo un costante impegno per il suo completamento e consolidamento.
In questo contesto, emerge dunque un dibattito sempre più acceso riguardo all’equità degli aiuti di stato e al loro impatto sulla parità tra i paesi, sollevando interrogativi cruciali sulle dinamiche di potere e sulle prospettive di sviluppo globale.
Allentamento della disciplina normativa sugli aiuti di Stato
Una delle criticità evidenziate riguarda l’allentamento della disciplina sugli aiuti di Stato, reso evidente dal “Quadro temporaneo di crisi e transizione” del marzo 2023. Tale quadro ha permesso ai Paesi membri di eguagliare i sussidi offerti da stati al di fuori dell’UE per attrarre imprese sul suolo europeo, generando una corsa ai sussidi che favorisce i paesi economicamente più forti e distorce la concorrenza interna.
Il presidente AGCM cita il caso della Commissione di autorizzare aiuti per un valore pari a 902 milioni di euro a favore di un produttore svedese di batterie per impedire che lo stesso, attratto dai sussidi dell’Inflation Reduction Act, abbandonasse il progetto di costruzione di una gigafactory in Germania a favore degli Stati Uniti.
Questo è il classico esempio in cui la flessibilità negli aiuti di Stato, motivata dall’urgenza di fronteggiare la concorrenza globale, potrebbe frammentare ulteriormente il mercato unico e generare disparità nello sviluppo tecnologico tra gli Stati membri.
Rustichelli pertanto sottolinea la necessità di una risposta collettiva e di un’azione coordinata a livello europeo per garantire una crescita uniforme ed equa. L’idea di istituire un fondo sovrano europeo emerge come una possibile soluzione, ma è essenziale che diventi una priorità per la nuova Commissione, insieme alla consapevolezza che una proroga della cornice temporanea degli aiuti di Stato potrebbe minare seriamente il mercato unico.
I problemi del cosiddetto “golden power”
Inoltre, preoccupa l’uso crescente dei poteri speciali per proteggere gli interessi nazionali, che potrebbe alterare la concorrenza economica basata su criteri di mercato. Il fenomeno del “golden power”, nato come strumento eccezionale per controllare gli investimenti stranieri, sta diventando un meccanismo più ampio di monitoraggio delle attività strategiche, anche senza ragioni transnazionali evidenti. Questo richiede cautela per evitare abusi che potrebbero scoraggiare l’innovazione e l’assunzione di rischi imprenditoriali.
Concorrenza fiscale sleale
Infine, persiste il problema della concorrenza fiscale sleale tra i paesi membri, un problema che mina l’equità della competizione tra le imprese e sfida i principi fondamentali dell’integrazione europea. Questo fenomeno si manifesta quando alcuni paesi offrono condizioni fiscali più vantaggiose rispetto ad altri per attirare investimenti esteri o per favorire le proprie imprese nazionali.
Le pratiche di concorrenza fiscale sleale possono includere l’offerta di aliquote fiscali molto basse, esenzioni fiscali o agevolazioni finanziarie che distorcono il mercato interno dell’UE. Questo crea disparità di trattamento tra le imprese, favorendo quelle localizzate nei paesi con le condizioni fiscali più vantaggiose e penalizzando quelle situate in paesi con aliquote più elevate.
Documenti utili
Nel video qui di seguito è infine possibile rivedere l’intervento completo alla Camera.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it