Se il datore non paga le ore in più lavorate dal dipendente (ovvero gli straordinari), cosa succede e cosa rischia? Vediamolo insieme.
Secondo l’art.3 del Decreto legge 66/2003, per lavoro straordinario intendiamo il lavoro svolto oltre il normale orario di lavoro.
L’orario di lavoro “tradizionale” prevede 40 ore settimanali (o meno), a seconda della contrattazione collettiva.
Sempre secondo la contrattazione collettiva, per quanto riguarda il lavoro straordinario, la durata massima è di 8 ore settimanali, che vengono retribuite con una maggiorazione, rispetto alla retribuzione ordinaria.
Ma può accadere che, nella busta paga, le ore di straordinario non vengano conteggiate. Cosa fare in questi casi?
Vediamolo insieme.
Come funziona la retribuzione degli straordinari?
Come anticipato, la retribuzione del lavoro straordinario è disciplinata dalla legge e dai contratti collettivi nazionali di lavoro di ogni categoria professionale.
La retribuzione degli straordinari prevede una maggiorazione, che può variare, a seconda che il lavoro sia stato effettuato nei giorni feriali, festivi o durante le ore notturne. Ma dipende anche dal numero di ore prestate e dall’eventuale ricorrenza o continuità dello straordinario.
Nella busta paga, le ore di straordinario sono retribuite a parte e sono indicate in maniera chiara, specificando le ore lavorate, la maggiorazione applicata, l’importo loro e netto del compenso.
Datore di lavoro non paga gli straordinari: che fare?
Se il dipendente non ottiene il pagamento delle ore di lavoro straordinario può agire per vie legali contro il datore di lavoro, per richiedere le differenze retributive.
Per farlo, ha tempo 5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
Per ottenere le differenze retributive, il dipendente dovrà avviare una causa civile e dimostrare lo svolgimento delle ore fatte.
Un’alternativa è quella di proporre un percorso di negoziazione assistita, per trovare una soluzione o richiedere l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro.
Per dimostrare le ore lavorate, basterà anche un solo testimone, che non deve essere necessariamente un collega. Ma può essere anche un cliente o un familiare, che possa dichiarare di fronte al giudice che il dipendente in questione abbia prestato le ore di straordinario, oltre al consueto orario lavorativo.
Possono sussistere come prova anche registrazioni video e audio fatte nell’ambiente lavorativo, messaggi WhatsApp o altre comunicazioni tra le due parti.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it