servizi in cloud nella Pubblica AmministrazioneI servizi in cloud sono sempre più diffusi e rappresentano senza dubbio una grande innovazione tecnologica, innovazione che anche la Pubblica Amministrazione deve saper far propria.

Grazie a questi strumenti, infatti, il lavoro della Pubblica Amministrazione può senz’altro divenire più efficiente, ma al di là di ciò la diffusione dei servizi in cloud nella P.A. è un obiettivo messo nero su bianco dal PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Prima di entrare nel dettaglio e scoprire quali sono le tappe che dovranno essere raggiunte in tal senso, facciamo il punto su cosa sono i servizi in cloud e perché la loro diffusione nella P.A. è così caldamente auspicata.

Cosa si intende per servizi in cloud? Ecco alcuni esempi

Quando si parla di servizi in cloud si fa riferimento a software di varia tipologia che non richiedono l’allocazione in un hardware fisico, ma che sono fruibili direttamente online.
È la società che li propone, dunque, a preoccuparsi della loro collocazione in infrastrutture idonee, garantendo un servizio sempre impeccabile e, allo stesso tempo, completamente sicuro.

Gli esempi di servizi in cloud sono ormai innumerevoli: si possono citare i cosiddetti CRM, ovvero software dedicati alla gestione dei clienti, Vtenext è uno dei più noti, i software dedicati alle strategie di web marketing, quelli specifici per la gestione delle risorse umane, quelli dedicati alla gestione burocratica e fiscale dell’azienda e tanti, tanti altri ancora.

Perché utilizzare servizi in cloud? Scopriamo i principali punti di forza

I vantaggi legati all’utilizzo di servizi in cloud sono molteplici e meriterebbero fior di approfondimenti, possiamo tuttavia menzionare i punti di forza più rilevanti.

Anzitutto, come detto, i fruitori del servizio non devono preoccuparsi dell’allocazione del software in un’infrastruttura di proprietà, ciò implica non solo un risparmio economico, ma anche la possibilità di evitare incombenze gestionali.

Quelli erogati tramite tecnologia cloud sono i servizi in assoluto più “smart”, garantendo la massima flessibilità: possono essere infatti gestiti in maniera scalabile, aggiungendo risorse e funzioni in caso di necessità o anche eliminandone, laddove inutilizzate.

Come non sottolineare che i servizi in cloud sono accessibili da qualsiasi luogo: non è necessario essere in ufficio, o comunque nel luogo in cui sono presenti i computer presso cui il programma è installato, ma è sufficiente collegarsi con le proprie credenziali da qualsiasi dispositivo, anche di tipo mobile, per avere il servizio sempre a portata di mano.

Il fatto che tali servizi siano collocati presso risorse esterne potrebbe far temere che siano meno sicuri, ma in realtà è assolutamente il contrario: le società che li offrono, infatti, utilizzano infrastrutture che garantiscono livelli di sicurezza estremi, certamente superiori rispetto a quelli di un’infrastruttura gestita autonomamente.

Servizi in cloud nella P.A.: l’obiettivo fissato da Italia Digitale 2026

Anche la Pubblica Amministrazione, come si diceva, può trarre grande giovamento dall’utilizzo di questi servizi, proprio per questo motivo è stato posto, in tal senso, un ambizioso obiettivo da raggiungere nel prossimo futuro.

Stiamo parlando del programma Italia Digitale 2026, il quale si colloca all’interno della prima “missione” prevista dal PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, denominata “Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”.

Italia Digitale 2026 ha previsto 5 diversi obiettivi che devono concretizzarsi entro tale anno, e tra questi ve n’è uno dedicato specificatamente ai servizi in cloud.

È stato stabilito che, nel 2026, almeno il 75% delle Pubbliche Amministrazioni italiane debba stabilmente utilizzare dei servizi in cloud, cosa che, evidentemente, avrebbe notevoli risvolti positivi sia per l’organizzazione e l’attività lavorativa degli enti, sia per i cittadini.

Italia Digitale 2026 prevede inoltre che, entro tale anno, la banda ultra-larga sia a disposizione del 100% delle famiglie e delle imprese, che almeno l’80% dei servizi pubblici essenziali della P.A. venga erogato online, che la cosiddetta identità digitale, ovvero l’ormai noto SPID, sia utilizzato almeno dal 70% della popolazione, e che almeno la medesima percentuale della popolazione abbia un livello adeguato di alfabetizzazione digitale.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it - Δ