giovani-avvocati-donneLo riportano i recenti dati forniti dall’Associazione italiana avvocati d’impresa: tra i giovani avvocati le donne hanno superato gli uomini in termini numerici, ma restano però ancora sul tavolo problematiche aperte.


Dopo l’emergenza Covid è ripresa la corsa in avanti delle avvocatesse che sono state più colpite dall’impatto dell’emergenza pandemica. Nel 2022 sono aumentate di oltre 3.800 unità dopo lo stop del 2021. Solo nel Sud Italia siamo quattro punti sotto il 50%“.

Questo è il commento di Antonello Martinez, presidente dell’Associazione italiana avvocati d’impresa. Sono dati che analizzeremo qui di seguito e che sembrano confortanti: tuttavia anche nella professione forense restano aperti interrogativi per le lavoratrici.

Tra i giovani avvocati crescita delle donne

Nel 1985, il panorama legale italiano mostrava una presenza femminile modesta ma crescente tra gli avvocati, con soli 3.450 professionisti, rappresentando il 9,3% del totale. Tuttavia, un nuovo report del 2022 rivela un notevole cambiamento. Il numero di donne avvocato è schizzato a 111.415, costituendo il 49,4% del totale, con un aumento dell’1,7% rispetto all’anno precedente.

Secondo l’Associazione il sorpasso delle donne nel campo legale è un fenomeno consolidato, specialmente nel Nord Italia, dove le donne avvocato rappresentano il 51,4% del totale. L’Emilia-Romagna si piazza al primo posto con il 54,9%, seguita dal Piemonte al 54,5%. Anche al Centro, regioni come Umbria (54,3%) e Toscana (53,8%) fanno registrare percentuali significative.

Nel Meridione, la Calabria spicca con il 49,2% di avvocatesse, mentre la Campania presenta la percentuale più bassa, con il 43,2%. Gli Ordini con la maggiore presenza femminile sono quelli di Busto Arsizio (61,5%), Rieti (59,3%), Lecco (57,4%) e Monza (57,0%), mentre a livello di Distretto, Bologna guida con il 52,6%, seguita da Brescia (52,5%) e Perugia (52,2%).

Dall’analisi dei redditi emerge che la Valle d’Aosta è la regione con il reddito medio più elevato per le donne avvocato, con €43.703, seguita dalla Lombardia con €43.232. Al contrario, Calabria (€13.413), Basilicata (€15.129) e Molise (€15.556) mostrano i redditi medi più bassi per le professioniste del settore.

Restano ancora aperte diverse problematiche

Tuttavia è lo stesso Antonello Martinez che sottolinea il fatto che “i dati della Cassa Forense evidenziano ancora in tutte le regioni un divario di genere, in termini di retribuzione, abbastanza netto fra uomini e donne.
Siamo tutti chiamati a cambiare mentalità con i fatti su questo aspetto“.

Il divario di genere è ancora maggiormente evidente in un rapporto risalente alla fine dell’anno scorso, curato da un’altra associazione, l’AIGA (Associazione Italiana Giovani Avvocati).

Il rapporto mette in luce un panorama professionale segnato da difficoltà economiche e da un gender gap persistente ed evidenzia le sfide che i professionisti under 45 affrontano quotidianamente.

Redditi bassi

Una delle principali preoccupazioni è il livello di reddito insoddisfacente, che contribuisce alla crescente disillusione dei giovani nei confronti della professione legale. Solo una piccola percentuale di avvocati, sia uomini che donne, riesce a superare i 50.000 euro lordi annui, ma è particolarmente preoccupante il fatto che il 53% delle donne avvocate guadagni meno di 15.000 euro, una soglia che colpisce solo il 36% degli avvocati maschi. Questo quadro non solo evidenzia una situazione critica sul fronte retributivo, ma anche un netto divario di genere.

La questione della maternità

Il gender gap si riflette anche nei diversi ruoli all’interno della famiglia. Mentre oltre la metà delle donne avvocate ammette che la loro carriera legale abbia influenzato le loro scelte di vita personali, solo il 41% degli uomini riconosce tale impatto.

Le donne avvocate spesso si trovano ad affrontare una serie di ostacoli legati alla maternità che possono influenzare le loro opportunità professionali e il loro avanzamento di carriera.

Le donne sono purtroppo tradizionalmente associate al ruolo di “custodi” della famiglia e dei figli, e questo ruolo sociale può influenzare le loro decisioni di vita e di carriera. La responsabilità delle cure familiari e della gestione della casa può spesso gravare in modo sproporzionato sulle donne, creando sfide aggiuntive nel conciliare le esigenze familiari con quelle professionali.

Le donne possono trovarsi inoltre ad affrontare discriminazioni sul lavoro a causa della maternità, come la percezione che abbiano meno impegno o dedizione alla carriera rispetto ai loro colleghi maschi. Inoltre, molte donne possono sperimentare difficoltà nel ritornare al lavoro dopo la maternità a causa della mancanza di politiche aziendali di sostegno, come la mancanza di congedi parentali retribuiti o di flessibilità nell’orario di lavoro.

Queste sfide possono portare le donne avvocate a rinunciare alle opportunità di carriera o a scegliere percorsi professionali meno impegnativi per poter conciliare meglio i loro ruoli di madre e professionista. Di conseguenza, il numero di avvocati donne che hanno figli potrebbe risultare inferiore rispetto ai loro colleghi maschi, riflettendo le difficoltà che le donne affrontano nel navigare il bilanciamento tra carriera e famiglia nel mondo legale.

In sintesi, sebbene ci siano stati progressi significativi nella promozione della parità di genere nel settore legale, rimane ancora molto lavoro da fare per affrontare le disuguaglianze strutturali che persistono.


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it