La Commissione UE ha avviato una nuova procedura di infrazione UE contro l’Italia in relazione alla gestione delle acque reflue urbane.
Bruxelles ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver rispettato completamente gli obblighi stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. Questa direttiva è fondamentale per proteggere la salute umana e l’ambiente, stabilendo che le acque reflue urbane devono essere raccolte e trattate prima di essere rilasciate nell’ambiente.
Le acque reflue non trattate possono costituire un rischio per la salute pubblica e provocare l’inquinamento di laghi, fiumi, terreni e acque costiere e sotterranee. Le informazioni fornite dall’Italia hanno evidenziato una mancata osservanza diffusa della direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani.
Acque reflue, nuova procedura di infrazione UE contro l’Italia
Questa non è la prima volta che l’Italia viene sanzionata per questo motivo. È la quarta procedura di infrazione avviata contro il paese, che si aggiunge alle precedenti iniziative intraprese nel 2004, 2009 e 2014. Queste procedure riguardano più di 900 agglomerati in totale.
Nonostante la Commissione abbia inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel giugno 2018 e un parere motivato nel luglio 2019, molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva. Di conseguenza, la Commissione ha ritenuto che gli sforzi finora compiuti dalle autorità italiane siano stati insufficienti e ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Secondo la direttiva, gli Stati membri devono garantire la disponibilità di una rete fognaria per tutti gli agglomerati con almeno 2.000 abitanti, o utilizzare sistemi alternativi che offrano lo stesso livello di protezione ambientale. Gli scarichi dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane devono conformarsi almeno al livello di trattamento secondario prima di essere rilasciati nell’ambiente.
Parallelamente alla questione delle acque reflue, la Commissione ha avviato anche un “pre-contenzioso” riguardante l’inquinamento atmosferico in Italia. Questo intervento è stato motivato dalla mancata esecuzione di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del novembre 2020 sulla qualità dell’aria. L’Italia ha ora due mesi per rispondere e risolvere le carenze segnalate dalla Commissione, altrimenti potrebbe essere deferita nuovamente alla Corte con richiesta di sanzioni pecuniarie.
Il commento di Legambiente
“L’apertura della procedura di infrazione avviata oggi dalla Commissione UE nei confronti dell’Italia – commenta Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – è un chiaro campanello d’allarme di quanto poco stia facendo il nostro Paese sul fronte della qualità dell’aria. In particolare, l’emergenza smog è ormai sempre più cronica a partire dalla pianura padana, che rappresenta una delle aree più vulnerabili del Paese. Quello che chiediamo è che la qualità dell’aria torni ad essere davvero un tema prioritario nell’agenda politica.
Per questo chiediamo l’istituzione immediata di un tavolo tecnico ma anche normativo a livello nazionale, che coinvolga Governo, Regioni e amministrazioni locali, dando avvio ad interventi rapidi e strutturati sul lungo periodo non più rimandabili, incentivando la mobilità sostenibile, a partire dal trasporto pubblico e da quello su ferro, e al tempo stesso lavorando su rigenerazione urbana e riscaldamento domestico, come prevede la direttiva case green, sull’agricoltura e la zootecnica che dovranno avere un’impronta più sostenibile. Solo così potremmo avere aree urbane più vivibili e sostenibili contrastando al tempo stesso la crisi climatica, tutelando la salute dei cittadini ed evitando una possibile multa europea.”
Allo stesso tempo per Legambiente l’Italia deve lavorare sul tema maladepurazione. L’associazione ambientalista esprime la sua preoccupazione anche su questo tema, visto che sempre oggi la Commissione europea ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia UE per non aver rispettato pienamente gli obblighi di raccolta e trattamento delle acque reflue urbane previsti dalla direttiva UE.
“Una brutta notizia per l’Italia che si conferma indietro su un’altra questione cruciale del Paese. Un’emergenza cronica – commenta Zampetti – da affrontare e che Legambiente denuncia da anni con Goletta Verde. Alla struttura commissariale unica sulla depurazione già esistente chiediamo di essere efficace ed efficiente ad affrontare il problema”.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it