Rimane alta la qualità del sistema produttivo italiano, ma diminuisce la qualità della vita e del contesto socio-economico, dell’ambiente e dell’offerta di servizi pubblici

Sistema produttivo: buona propensione all’innovazione e alla crescita, Lombardia al primo posto, seguita da Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e Veneto. Qualità della vita e del contesto socio-economico: in diminuzione con forte dualismo Nord-Sud, prima regione il Trentino Alto Adige, seguito da Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Qualità dell’ambiente: in calo in gran parte del Paese, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige le regioni più virtuose. Qualità dell’offerta dei servizi pubblici: in diminuzione con poche regioni eccellenti, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia le migliori

Roma, 26 febbraio 2014 – Rimane alta la qualità del sistema produttivo italiano, ma diminuisce la qualità della vita e del contesto socio-economico, dell’ambiente e dell’offerta di servizi pubblici. Tra i fattori di tenuta del sistema d’impresa c’è anche la certificazione. Sono infatti più di 83.000 in Italia le aziende dotate di un sistema di gestione della qualità secondo gli standard Uni En Iso 9001. Si tratta per lo più di aziende che, pur nell’attuale fase di crisi, esprimono livelli di efficienza e capacità competitiva maggiori rispetto alla media nazionale.

Questi in sintesi i risultati del 2° Rapporto Accredia-Censis «Qualità, crescita, innovazione» promosso da Accredia, l’ente unico nazionale di accreditamento che verifica la competenza degli organismi che certificano Iso 9001, per indagare la qualità che l’Italia esprime in alcune dimensioni della struttura economica e sociale. L’indagine si basa sull’utilizzo di 4 indicatori che rappresentano ciascuno la sintesi di diverse variabili statistiche riferite al periodo 2009-2012.

Il sistema produttivo italiano evidenzia fenomeni di propensione all’innovazione e di crescita abbastanza intensi, ma ha subito un deterioramento che non lascia pensare a una robusta capacità di ripresa. L’indicatore (71,5 su 100 nel 2012) è il risultato del confronto di 18 variabili, tra cui la nati-mortalità delle imprese, l’andamento dei brevetti e marchi depositati in Italia da aziende italiane, la produttività del lavoro, il ricorso all’Ict, i fallimenti, le assunzioni di figure professionali specializzate e l’andamento delle certificazioni per il sistema di gestione della qualità. I dati disaggregati a livello regionale pongono la Lombardia al primo posto, seguita da Piemonte, Emilia Romagna, Trentino Alto Adige e dal Veneto. Toscana, Marche e Friuli Venezia Giulia, regioni importanti dal punto di vista produttivo e caratterizzate da elevati livelli di specializzazione in alcuni comparti manifatturieri, presentano valori leggermente sotto la media italiana.

Confrontando gli indici di bilancio di un campione di 1.000 aziende certificate Iso 9001 con altrettante non certificate, risultano migliori le performance delle prime. Tra i principali fattori di crescita c’è proprio il controllo di qualità delle fasi a monte e a valle del processo produttivo (sui fornitori e sulla catena logistica) e l’adozione di un sistema di gestione della qualità dei processi interni.

L’indicatore della qualità della vita e del contesto socio-economico in Italia si pone a un livello abbastanza elevato rispetto al massimo possibile (72,2 su 100 nel 2012), ma è in diminuzione. Il Paese non registra certamente fenomeni di degrado diffuso, ma occorre senza dubbio migliorare. La forte crescita del tasso di disoccupazione, soprattutto tra i giovani, la riduzione dei consumi pro-capite e il progressivo allargamento di situazioni di disagio sociale tra le famiglie non hanno permesso un miglioramento. L’indicatore sintetizza 17 diverse variabili, che spaziano dall’indice di povertà regionale delle famiglie alla spesa per consumi, dai depositi pro-capite al tasso di disoccupazione, dall’indice di partecipazione ad attività di volontariato alle spese culturali. Appare piuttosto evidente il dualismo tra le regioni del Centro-Nord e quelle meridionali. La prima in classifica è il Trentino Alto Adige, seguita da Valle d’Aosta, Lombardia, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna.

L’indicatore relativo alla qualità dell’ambiente assume un valore più contenuto rispetto agli altri (46,1 su 100 nel 2012), evidenziando un ritardo in gran parte del Paese rispetto a pratiche ottimali. L’indicatore è la sintesi di 10 diverse variabili che vanno dai consumi energetici delle famiglie alle loro opinioni sulla qualità dell’aria, sulla pulizia delle strade e sull’inquinamento acustico della zona di residenza, fino ai dati relativi alla disponibilità di verde urbano e di servizi di raccolta differenziata dei rifiuti. La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta, seguita a poca distanza dal Trentino Alto Adige e, a una considerevole distanza, da Basilicata, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Pochi territori hanno investito sul fronte della tutela ambientale o messo in campo strategie e pratiche efficaci in ambiti come quello del risparmio energetico e della corretta ed efficace gestione dei rifiuti.

L’indicatore relativo alla qualità dell’offerta di servizi pubblici assume valori piuttosto elevati (77,3 su 100 nel 2012), mostrando alcune punte di eccellenza, ma un andamento decrescente e ampi margini di miglioramento. L’indicatore sintetizza 12 variabili che vanno dall’offerta di trasporto pubblico all’erogazione di servizi idrici, ai servizi socio-assistenziali, ai servizi medico-ospedalieri. A livello regionale il Friuli Venezia Giulia figura come la regione migliore. Seguono a poca distanza Emilia Romagna, Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Lombardia. Restano buoni i risultati di Umbria, Liguria, Lazio, Toscana, Veneto, Marche e Piemonte. Mentre, ad eccezione dell’Abruzzo, il resto del Mezzogiorno si pone al di sotto della media nazionale.

«Le certificazioni rilasciate dai soggetti accreditati – ha detto il Presidente di Accredia Federico Grazioli – non perdono il loro appeal. Sebbene le certificazioni che verificano i sistemi di gestione della qualità stiano mostrando un rallentamento dell’interesse, ce ne sono altre, come quelle di prodotto e quelle che certificano la competenza delle persone, che invece sono in aumento e che certamente potrebbero rappresentare un supporto alle verifiche che rientrano nella responsabilità dei pubblici poteri».

FONTE: Censis (Centro Studi Investimenti Sociali)