L’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, commenta la Circolare del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti sull’articolo 50 del nuovo Codice degli Appalti, dedicato agli affidamenti di lavori, servizi e forniture.
Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha infatti recentemente emesso una circolare interpretativa volta a fornire approfondimenti su questa disposizione normativa, revisionata con il nuovo codice.
Questa disposizione riguarda le procedure per l’affidamento di contratti pubblici di lavori, servizi e forniture con importo inferiore alle soglie stabilite dall’art. 14 del decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36.
Chiarimenti del MIT sulla portata normativa
La circolare inizia fornendo chiarezza sulla portata normativa dell’articolo 50. Quest’ultimo delinea modalità specifiche per l’affidamento di contratti al di sotto delle soglie di importo definite. In particolare, si concentra sulle disposizioni relative agli affidamenti diretti, sottolineando che tali modalità devono rispettare i principi fondamentali del Codice.
Modalità di affidamento
L’articolo 50 introduce diverse modalità di affidamento, tra cui l’affidamento diretto per lavori, servizi e forniture di importo inferiore alle soglie specificate. La circolare approfondisce queste modalità, evidenziando la possibilità di affidamenti diretti senza la necessità di consultare più operatori economici, a condizione che siano selezionati soggetti con esperienze documentate idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali.
Procedure negoziate e principi fondamentali
Particolare attenzione viene dedicata alle procedure negoziate senza bando, che variano in base all’importo del contratto. La circolare sottolinea che, nonostante le semplificazioni introdotte, rimane sempre possibile ricorrere alle procedure ordinarie. Si richiama l’art. 48, comma 1, del Codice, che, oltre al principio del risultato, richiama i principi fondamentali del rispetto della concorrenza, dell’imparzialità, della non discriminazione, della pubblicità e trasparenza, della proporzionalità e della fiducia.
Applicazione dei principi dell’Unione Europea
Un focus particolare è riservato all’applicazione dei principi dell’Unione Europea. La circolare enfatizza che le disposizioni dell’art. 50 devono essere interpretate e applicate nel rispetto dei principi e delle regole dell’Unione Europea, richiamando la direttiva 2014/24/UE. Questo sottolinea l’importanza di allineare le procedure nazionali ai standard europei per garantire una gestione efficiente ed equa degli appalti pubblici.
Il testo della Circolare
Potete consultarla direttamente qui.
Affidamenti nel nuovo Codice Appalti, il commento dell’Anac
Il Presidente di Anac, Giuseppe Busìa, ha espresso un commento incisivo riguardo alla circolare interpretativa del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, definendola una chiara marcia indietro del governo. La sua analisi sottolinea diverse criticità, evidenziando il contesto e le implicazioni della circolare.
Tuttavia la circolare in questione, secondo Busìa, rappresenta comunque un miglioramento, anche se avrebbe preferito che le modifiche fossero state introdotte attraverso una legge anziché una circolare ministeriale.
Critiche alla limitazione dell’affidamento diretto
La principale critica di Busìa riguarda l’obbligo di affidamento diretto per tutti i contratti di beni o servizi superiori a 140.000 euro.
Questa decisione, secondo il presidente dell’Autorità, avrebbe limitato la trasparenza e la concorrenza, in quanto avrebbe consentito assegnazioni di lavori fino a oltre cinque milioni di euro senza la pubblicazione di alcun avviso pubblico.
Questo approccio, afferma Busìa, avrebbe escluso la stragrande maggioranza dei contratti da forme di pubblicità elementari, danneggiando sia le imprese che le casse pubbliche.
Busìa ha dichiato che “Prevedere che sia obbligatorio l’affidamento diretto per tutti i contratti per l’acquisto di beni o servizi sopra i 140mila euro e che si arrivi ad assegnare i lavori fino ad oltre cinque milioni di euro senza pubblicare neanche un avviso pubblico rappresentava una forzatura. Numericamente, si tratta infatti della stragrande maggioranza dei contratti significava che sarebbero stati sottratti alle più elementari forme di pubblicità, a danno delle imprese e delle casse pubbliche. È infatti evidente che, se per spendere ben oltre centomila euro, l’amministrazione non deve neanche chiedere due preventivi, si rivolgerà alla prima impresa che capita, e questa non avrà alcun interesse a contenere la propria offerta”
Rischi di corruzione e favoritismi
Busìa sottolinea che, oltre ai rischi di corruzione, il nuovo sistema avrebbe favorito i fornitori “vicini” o già conosciuti, anziché quelli più competenti.
Questo avrebbe potuto comportare costi più elevati e una qualità inferiore nelle forniture, compromettendo la sostenibilità delle opere nel tempo.
“Anche fuori dai casi di piccola o grande corruzione – continua il Presidente Busìa – è chiaro che ad essere premiato sarà il fornitore più ‘vicino’ o comunque quello già conosciuto, e non quello più bravo. Con il risultato ultimo di spendere di più, avendo in cambio forniture e servizi di minore qualità o opere destinate a durare meno”.
Importanza della trasparenza nella digitalizzazione
Il presidente enfatizza anche l’importanza della trasparenza, specialmente nell’era della digitalizzazione. Sostiene che la trasparenza non solo non comporta perdite di tempo, ma contribuisce a guadagnare tempo, poiché le gare rappresentano solo una piccola percentuale del processo complessivo rispetto alle fasi autorizzative ed esecutive.
Selezione basata sulla competenza: indirizzare le Imprese verso innovazione e qualità
Busìa afferma che solo le imprese selezionate in modo trasparente, sulla base della loro competenza piuttosto che di connessioni amichevoli, sono in grado di gestire rapidamente i lavori.
Infine, Busìa conclude che per promuovere lo sviluppo e la ricchezza, è essenziale indirizzare le imprese verso investimenti in innovazione e qualità, anziché favorire relazioni pubbliche con decision maker istituzionali a vari livelli. La trasparenza, aggiunge, è pertanto la chiave per garantire che tali investimenti siano mirati a migliorare la società nel suo complesso.
“Se vogliamo creare sviluppo e ricchezza, dobbiamo spingere le nostre imprese ad investire in innovazione e qualità, non in pubbliche relazioni con i decisori dei diversi livelli istituzionali“.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it