infrazione ue assegno unicoHa fatto discutere la procedura di infrazione UE nei confronti dell’Italia per delle non conformità rilevanti in materia di Assegno Unico: ecco quali sono le motivazioni del provvedimento e cosa accadrà adesso.


Lo scorso 16 novembre, la Commissione Europea ha reso pubblica la sua panoramica periodica sulle infrazioni contro gli Stati membri, focalizzandosi, tra le altre cose, sul settore del Lavoro e dei diritti sociali.

Una delle decisioni più rilevanti è stata l’invio all’Italia di un parere motivato in relazione all’Assegno Unico Universale (AUU), una misura introdotta il 1° marzo 2022 con l’obiettivo di riformare il sistema di sostegno economico alle famiglie con figli a carico.

Che cos’è l’Assegno Unico?

L’Assegno Unico è erogato alle famiglie per ogni figlio a carico fino al compimento dei 21 anni e senza limiti di età per i figli disabili.

La sua erogazione avviene su base mensile, coprendo il periodo tra il mese di marzo di un anno e il mese di febbraio dell’anno successivo.

La misura si basa sull’Indicatore della Situazione Economica Equivalente (ISEE), ma è importante notare che può essere richiesto anche in assenza di ISEE, basandosi sui dati dichiarati nella domanda.

L’ISEE che si andrà a richiedere nel 2023 si baserà sulla condizione reddituale e patrimoniale al 2021 e sul nucleo familiare attuale. Ai fini ISEE conta, quindi, il nucleo familiare, ovvero quello che risulta nello Stato di famiglia e vanno inseriti i redditi di tutte le persone conviventi e rientranti nello stesso nucleo. Il diritto alla prestazione è esteso ai nonni per i nipoti unicamente in presenza di un formale provvedimento di affido o in ipotesi di collocamento familiare.

Qui le soglie ISEE:

I motivi della procedura di infrazione UE contro l’Assegno Unico

Ma perché la Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per colpa di questa misura?

Quali sono le non conformità che cozzano contro la normativa comunitaria?

Scopriamole in breve qui di seguito.

 

Requisiti Soggettivi dell’Assegno Unico

All’origine della procedura di infrazione vi è uno specifico requisito soggettivo stabilito dall’articolo 3 del Decreto legislativo 29 dicembre 2021, che istituisce questa agevolazione.

La Commissione si è concentrata in particolare sul comma 1, lettera d), che richiede che i beneficiari vivano nello stesso nucleo familiare dei figli per poter accedere all’assegno. Questa restrizione di convivenza è stata contestata dalla Commissione, che ha dichiarato che “viola il diritto dell’UE” in quanto comporta una discriminazione nei confronti dei cittadini europei.

Violazione del regolamento sul Coordinamento della Sicurezza Sociale

Secondo la Commissione, l’AUU entra inoltre in conflitto con il regolamento sul coordinamento della sicurezza sociale, che proibisce qualsiasi requisito di residenza per ottenere prestazioni di sicurezza sociale, tra cui gli assegni familiari.

L’obbligo di risiedere in Italia per almeno due anni sembra violare questo principio, suscitando preoccupazioni sull’equità del trattamento dei cittadini dell’UE.

La questione dei figli residenti all’estero

Adesso si potrebbe riaprire dunque, tramite questo contenzioso, il tema degli assegni familiari.

Dal 1° marzo 2022, infatti, i cittadini non ricevono più alcun beneficio per i figli residenti all’estero (per i quali invece, precedentemente, percepivano le detrazioni per i figli a carico).

Questo stato delle cose attuali esclude gli stranieri che frequentemente mantengono figli residenti in patria e viceversa, fenomeno che – tra l’altro – si materializza più spesso tra i cosiddetti lavoratori frontalieri.

Cosa accadrà adesso?

Adesso il confronto prosegue, dopo l’invio del parere motivato che fissa una scadenza, vale a dire due mesi, entro la quale lo Stato membro ha il dovere di conformarsi al diritto dell’Unione europea.

L’Italia ha pertanto solo otto settimane per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire il caso alla Corte di Giustizia dell’Unione europea.

L’esito di questa controversia avrà conseguenze significative per il sistema di assistenza alle famiglie in Italia e, più ampiamente, solleverà importanti questioni sull’equilibrio tra le politiche nazionali e le norme dell’Unione Europea.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it