La revisione proposta dal governo italiano a Bruxelles è ancora in corso di valutazione: una ricerca di Openpolis fa il punto su quanti fondi possono essere persi da grandi città e sud a seguito delle modifiche al PNRR.
Lo scorso 4 settembre il ministro per gli affari europei Raffaele Fitto ha incontrato a Bruxelles rappresentanti della commissione europea. Al centro dell’incontro il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), in particolare la proposta di revisione dell’agenda e di integrazione del capitolo RepowerEu.
Tra i vari punti della proposta, quello più drastico riguarda l’intenzione del governo di definanziare 9 investimenti, a cui erano destinati complessivamente 17 miliardi di risorse Pnrr – esclusi fondo complementare e altri – di cui 12,3 miliardi già assegnati a 42.786 progetti.
Il contesto politico e normativo
L’esecutivo ha garantito che finanzierà gli interventi selezionati nell’ambito di queste misure con altre fonti, come i fondi di coesione e quello complementare. Non ha però ancora chiarito la fattibilità di questa copertura, lasciando spazio a un quadro rischioso soprattutto per i comuni, gli enti pubblici e privati che si sono già visti aggiudicare risorse per interventi di cui sono responsabili.
L’esito di un bando pubblico ha valenza legale e obbliga il finanziatore a erogare le risorse ai soggetti aggiudicatari. Tuttavia sono previste alcune eccezioni. Il quadro normativo in questo senso è composito e si basa su diverse sentenze del consiglio di stato e della magistratura.
Sintetizzando, la pubblica amministrazione può ritirare l’aggiudicazione di progetti, a patto che dimostri la presenza di motivi di interesse pubblico o gravi difficoltà finanziarie. Dunque se la commissione europea approvasse le modifiche richieste, le 9 misure verrebbero stralciate dal Pnrr e con esse i relativi progetti. I quali potrebbero anche non essere mai realizzati, nel caso in cui il governo italiano non riuscisse a trovare altre fonti di finanziamento.
Gli investimenti che il governo vuole escludere
Innanzitutto è importante capire cosa prevedono le misure che l’esecutivo intende stralciare e dunque la natura dei 42.786 progetti che ne derivano.
Ciò che emerge è l’elevato numero di progetti già ammessi a finanziamento, relativi a 6 dei 9 investimenti oggetto di revisione. In particolare, una sola misura comprende la quasi totalità degli interventi (91%). Si tratta di quella per la resilienza, la valorizzazione e l’efficienza energetica dei comuni. Prevede lavori di messa in sicurezza del territorio, di miglioramento dell’illuminazione pubblica e di efficientamento energetico degli edifici.
Al 13 giugno 2023 – data dell’ultimo aggiornamento di Italia domani – tale investimento risultava aver assegnato risorse a ben 38.776 progetti. Seguono 2.297 interventi per la rigenerazione urbana, cioè per il miglioramento del contesto sociale e ambientale delle aree urbane. Sono invece previsti 803 progetti per migliorare i servizi di istruzione, salute e mobilità nelle aree interne; 614 per la riqualificazione delle periferie e 254 per valorizzare beni confiscati alle mafie. Infine, 42 interventi per la creazione di aree verdi nelle città metropolitane.
Il riutilizzo delle risorse tagliate
Riguardo le risorse invece, oltre all’incertezza su quali finanziamenti supporteranno la realizzazione dei progetti già selezionati, non è chiaro il destino degli importi che il governo intende togliere a questi 9 investimenti.
Nel documento prodotto dal centro studi di camera e senato si legge che verranno dirottate sul RepowerEu, ma in modalità diverse. Per 2 misure – utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate e tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano – viene proposto un definanziamento solo parziale. Per le altre 7 invece, l’idea è di rimuovere la totalità del finanziamento Pnrr. Tuttavia, mentre in alcuni casi tali cifre saranno dirottate su altre misure con simili obiettivi e ambiti di intervento, in altri non viene esplicitato, lasciando il dubbio su come il governo reinvestirà tali somme.
Infine va sottolineato che tutti e 9 gli investimenti in questione riguardano solo due macro temi: la transizione ecologica, in particolare energetica, e l’inclusione sociale. Due settori cruciali, che di pari passo possono contribuire allo sviluppo sostenibile del paese e al miglioramento della vita delle persone. In questo caso specialmente di chi vive nelle aree urbane.
Modifiche al Pnrr: le grandi città e il sud rischiano le maggiori perdite
Sono principalmente due le ricorrenze geografiche che possiamo osservare.
La prima è che le potenziali perdite colpirebbero in modo più incisivo le grandi città: Roma (229,5 milioni di euro), Milano (168,7), Genova (146,6) e Napoli (142,1). La seconda è che il sud del paese subirebbe i maggiori tagli.
Osservando i singoli progetti, i più costosi sono inclusi nell’investimento per i piani urbani integrati. Tra questi, per fare qualche esempio, la realizzazione di un “ecoquartiere” nel comune di Napoli. E di 63 poli di sport accessibili a persone con disabilità, in altrettanti comuni della città metropolitana di Roma. Altri interventi invece prevedono l’efficientamento energetico di edifici agricoli nelle colline fuori Firenze o ancora la riqualificazione di aree verdi a Bari.
Tutti progetti che hanno già vinto un bando, hanno passato una selezione e si sono visti riconoscere determinate risorse, ma che al momento rischiano di non essere concretizzati.
Fonte: Openpolis