Inizia il confronto del Governo coi sindacati, per decidere quale sarà il futuro delle pensioni, tra Quota 41 e Quota 103: ecco cosa sappiamo.
Dopo uno stop di quattro mesi, ricomincia il confronto sulle pensioni, tra Governo e sindacati.
Tra gli argomenti più dibattuti, c’è l’anticipo pensionistico.
Quota 41 sarà probabilmente posticipata al 2025 (se non al 2026), per mancanza di risorse. I sindacati sono pronti a rilanciare l’uscita anticipata a 63/63 anni per alcune categorie di lavoratori, ma il Governo sembra orientato verso delle misure ponte, come il prolungamento di Quota 103.
Ecco cosa succede.
Futuro pensioni: il problema di Quota 41
Si riapre il tavolo di discussione tra il Governo e i sindacati sulle pensioni.
Alla fine del 2023, scadrà Quota 103 (che prevede la pensione con 41 anni di contributi versati e 62 anni di età), ma scadranno anche Opzione donna e Ape sociale.
Ma i sindacati chiedono una riforma che superi il vecchio sistema e che consenta maggiore flessibilità per la pensione, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età.
Come sappiamo, Quota 41 è scomparsa dal Def (anche se rimane un obiettivo del Governo), poiché non ci sono le coperture finanziarie. Inoltre, a causa del peso della rivalutazione degli assegni, per l’inflazione e le proiezioni della Ragioneria dello Stato, Quota 41 sicuramente non vedrà la luce nel 2023, poiché costerebbe tra i 3 e i 4 miliardi di euro, solo nel primo anno.
Anche la Corte dei Conti è della stessa opinione, come comunicato nell’ultimo rapporto sul coordinamento della finanza pubblica:
“Va ricordato che, per il pensionamento anticipato, una forte limitazione all’accesso è determinata non tanto dall’innalzamento del requisito contributivo, quanto di quello anagrafico. Ciò è stato recepito dalle normative delle Quote: Quota 102 (38 anni di anzianità e 64 anni di età) ha generato un esiguo numero di pensionamenti e Quota 103 (41 anni di anzianità e 62 anni di età), che determinerà, in base alle stime, una attenuazione dei flussi in uscita rispetto a quanto si sarebbe realizzato eliminando il vincolo dell’età. Ciò avrebbe determinato effetti finanziari paragonabili a quelli presentati da Quota 100 per la forte presenza di lavoratori che presentano elevata anzianità contributiva e relativamente giovane età”.
Futuro pensioni: gli obiettivi del Governo
Nelle prossime settimane arriveranno nuove indicazioni dal confronto coi sindacati e dal lavoro dell’Osservatorio sulla valutazione della spesa previdenziale.
Tra le ipotesi più accreditate c’è quella di rinnovare Quota 103 per un altro anno e con qualche integrazione, per riuscire ad arrivare, nel 2024, a Quota 41.
Il confronto coi sindacati dovrebbe essere anche utile per gettare le basi della nuova riforma pensionistica, da emanare prima della fine della legislatura.
Ma ci sono diverse incognite: innanzitutto, le scarse risorse a disposizione del Governo e un ulteriore appesantimento della spesa pensionistica potrebbe provocare uno stop dall’Europa. L’altra incognita è l’andamento demografico, con un progressivo invecchiamento della popolazione e una bassa natalità.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it