Secondo i dati elaborati in un recente report dall’Anac, Autorità Nazionale Anticorruzione, la maggioranza degli appalti in ambito PNRR presenta troppe deroghe alla clausola sulle assunzioni di giovani e donne.
Si tratta di un dato che fa riflettere e che mostra che l’Italia ha ancora da portare a termine molto lavoro nell’ottica degli adempimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
I dati messi a disposizione da parte dell’Anac sono poco incoraggianti: il 70% delle procedure iniziate nell’ambito del PNRR è stato avviato in deroga alla clausola sulle assunzioni di giovani e donne.
E non è un buon segnale: a dettare le quote minime di occupazione di giovani e donne è il Decreto legge 77/2021, che all’articolo 47 prevede esplicitamente “misure volte a promuovere le pari opportunità, generazionali e di genere, in relazione alle procedure afferenti gli investimenti pubblici finanziati, in tutto o in parte, con le risorse del Pnrr”.
Scopriamo dunque nello specifico a che punto siamo (e quanto siamo indietro).
Appalti del PNRR, troppe deroghe alla clausola sulle assunzioni di giovani e donne
Quasi il 70% degli appalti del PNRR e del PNC (Piano nazionale complementare) prevede una deroga totale alla clausola che obbliga le imprese che si aggiudicano la gara a occupare almeno il 30% di giovani under 36 e donne: ben 51.850 su un totale di 75.109 affidamenti Pnrr o Pnc censiti nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici di Anac da luglio 2022 al 1° giugno 2023, ossia il 69.03%.
Sono 1900 (il 2,53%) i bandi per cui le stazioni appaltanti hanno chiesto una deroga parziale (ovvero un abbassamento della clausola del 30%) mentre 21.229 (il 28,26%) prevedono il rispetto della quota di giovani e donne prescritta dalla legge.
I dati fanno riferimento a tutte le procedure di affidamento di qualsiasi importo, censite nella Banca dati Anac e “perfezionate” per le quali cioè è stato pubblicato un bando (nel caso di procedure aperte) o è stata inviata una lettera di invito (nel caso di procedure ristrette o negoziate) o è stata manifestata la volontà di affidare l’appalto (nel caso di affidamenti diretti), comprendendo anche gli affidamenti diretti in adesione ad accordo quadro/convenzione.
Motivi della deroga spesso non specificati
Nel 39,29% dei casi (23.666 affidamenti) le stazioni appaltanti non hanno specificato il motivo della deroga indicando tra le opzioni “Altro”; nel 38,8% (23.372 affidamenti) la motivazione è l’importo ridotto del contratto, nel 7,67% (4.619 affidamenti) necessità di esperienza o di particolari abilitazioni professionali, nel 6,43% dei casi (3.873 affidamenti) è la scarsa occupazione femminile nel settore, nel 3,63% (2.189 affidamenti) il mercato di riferimento, nel 3,43% (2.066 affidamenti) il numero di lavoratori inferiore a tre.
Più grossi sono gli importi maggiore è il rispetto delle quote
Man mano che cresce l’importo dell’appalto, cresce, ma in maniera contenuta, anche il rispetto delle quote per l’occupazione di giovani e donne: quasi del 60% (tra deroghe totali e deroghe parziali) degli appalti sopra i 40mila euro e nel 44% di quelli sopra i 150mila euro, le stazioni appaltanti non hanno inserito, nei bandi, le relative clausole. Infatti su 27.420 affidamenti di importo superiore ai 40mila euro il 51,55% prevede una deroga totale, il 6,48% una deroga parziale mentre nel 41,65% dei casi la clausola giovani e donne è rispettata.
Deroghe totali o parziali
Tra i 12.638 contratti di importo superiore ai 150mila euro il 31,63% prevede una deroga totale, il 12,58% una deroga parziale mentre il 55,5% rispetta la clausola.
Tra i 4.328 appalti superiori al milione di euro il 59,4% rispetta la quota del 30% di occupazione di giovani e donne, il 23,31% prevede la deroga totale, il 17,14% la deroga parziale.