Sta facendo discutere il concorso per magistrati 2023, a causa di alcuni strafalcioni e abbandoni, durante le prove scritte: ecco cos’è successo.
Strafalcioni e abbandoni Concorso magistrati 2023: in un periodo così fitto di concorsi pubblici, con procedure in arrivo e in scadenza ogni mese, c’è anche spazio per le polemiche.
Scorsa settimana, infatti, si sono tenute le prove scritte per il Concorso magistrati 2023. Non solo, molti candidati hanno deciso di abbandonare l’esame, ma si sono verificati anche degli errori nelle tracce d’esame.
Ecco cos’è successo.
Concorso magistrati 2023: tanti abbandoni alla prova scritta
Durante l’ultimo giorno delle prove scritte, per aspiranti magistrati, la metà dei candidati ha deciso di abbandonare la prova.
Il primo giorno di prove, mercoledì 17 maggio, 7099 su 7374 hanno consegnato i loro elaborati.
Ma durante il terzo giorno di prove, venerdì 19 maggio, oltre la metà dei candidati ha deciso di ritirarsi. Sui 6661 candidati rimasti, sono stati 3513 i candidati che hanno deciso di tirarsi indietro.
In molti, probabilmente, hanno deciso di tirarsi indietro, per non bruciare un tentativo. Infatti, dopo la terza bocciatura, non ci si può più presentare.
Concorso magistrati 2023: gli strafalcioni nelle tracce della prova
Ma non è finita qui: oltre alla grande ritirata durante la terza prova scritta, sono anche stati riscontrati degli strafalcioni in una delle tracce della prova.
L’errore era contenuto in uno dei tre temi di diritto penale, preparati dalla Commissione, nominata dal Consiglio superiore della magistratura.
Il tema non era stato sorteggiato, ma quando è stato reso noto il contenuto delle buste, l’errore è saltato fuori e sono arrivate non poche polemiche.
Nella traccia, il candidato veniva invitato a dissertare sulla “abolitio sine abrogazione di un reato“, ma si tratta di un concetto che giuridicamente non esiste. Esiste, però, il suo contrario, ovvero la “abrogatio sine abolitione”, ovvero quando una norma viene cancellata, ma il reato continua ad essere punito da altre norme.
Come spiegato da Gianluigi Gatta, ordinario di diritto penale alla Statale di Milano:
“Purtroppo, è un problema di sostanza e il fatto che, per puro caso, la traccia non sia stata sorteggiata non riduce il pericolo che si è corso. Se un candidato ben preparato si fosse trovato davanti a quella domanda, avrebbe pensato si trattasse di un trabocchetto”.
La polemica sulle prove per gli aspiranti magistrati esiste da tempo. Anche il tema di diritto amministrativo era stato contestato, poiché era previsto un caso sul quale le ultime sentenze risalgono agli anni Settanta.
In questo modo, si rischia di premiare solamente chi impara a memoria le sentenze, mentre l’obiettivo delle prove, come ribadito da Gatta, dovrebbe essere quello di verificare la preparazione e le capacità di ragionare del candidato.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it