Troppe foto dei figli sui social media: il fenomeno, chiamato sharenting, porta a diversi rischi e pericoli per i minori.
Sharenting: con il dilagare dei social media, gli utenti condividono fotografie e pensieri della loro vita quotidiana, compresi i figli.
Questo fenomeno, che porta condividere fotografie già dalla prima ecografia, porta a diversi pericoli e rischi per i minori, a causa della sovraesposizione.
Ecco di cosa si tratta.
Sharenting: di cosa si tratta
Il fenomeno dello “sharenting”, neologismo coniato negli Stati Uniti e che deriva dall’unione delle due parole “share” (condividere) e “parenting” (genitorialità), si è diffuso a macchia d’olio anche nel nostro Paese.
L’identità dei bambini è diventata sempre più digitale: molti genitori condividono foto della prima ecografia, del momento del parto, seguendo tutti i vari momenti della crescita dei loro figli, condividendoli col pubblico digitale.
In media, i genitori condividono sui social network circa 300 scatti dei propri figli, esponendoli, spesso inconsapevolmente, a molti pericoli.
A lanciare l’allarme è la Sip, la Società Italiana di Pediatria, a fronte dei dati emersi dallo studio European peadiatrics association, pubblicati sul sito della rivista scientifica Journal of Pediatrics.
Sharenting: quali sono i rischi
Condividere continuamente foto, video e contenuti dei propri figli può comportare diversi rischi, come il furto di dati personali o addirittura l’utilizzo dei contenuti in siti pedopornografici.
Un’indagine condotta dall’e-Safety Commission australiana ha evidenziato come il 50% del materiale presente sui siti pedopornografici provenga dai social media, condiviso dagli utenti in modo inconsapevole.
In futuro, inoltre, questi contenuti potrebbero alimentare fenomeni di bullismo e cyberbullismo.
Nella ricerca, si evidenzia come, in media, l’81% dei bambini che vive nei paesi occidentali ha qualche presenza online, prima dei due anni. Una percentuale che cresce negli Stati Uniti, fino al 92% e che diminuisce di poco in Europa, attestandosi al 73%.
Dati recenti affermano che il 33% dei bambini ha proprie foto e informazioni pubblicate online, già nelle prime settimane di vita. Negli Stati Uniti, il 34% dei genitori condivide foto delle prime ecografie, fenomeno che è meno diffuso in Italia e si attesta solo al 7%.
Le tipologie di foto più diffuse sono quelle che riguardano la vita quotidiana (mentre il bimbo dorme, gioca o mangia), uscite o viaggi e momenti speciali (battesimo, giorno di Natale, primo giorno di scuola e compleanno).
Sharenting: le raccomandazioni dei pediatri
Il fenomeno dello sharenting è finito sotto esame anche dal Parlamento francese, che vorrebbe con una proposta di legge per limitarlo.
Per poter condividere la gioia della genitorialità e non mettere a rischio i propri figli, la Sip ha stilato un elenco di cinque raccomandazioni, per aiutare i genitori a proteggere la privacy e l’identità digitale dei minori.
Secondo la Sip, i genitori devono fare attenzione ed essere consapevoli dei contenuti che stanno condividendo sui social, senza chiedere il “permesso” al minore.
Mai inserire dati personali del bambino, la sua localizzazione e il suo nome completo, per evitare furti d’identità.
Vietato assolutamente pubblicare foto dei propri figli in qualsiasi stato di nudità o nei loro momenti di privacy.
I pediatri, inoltre, suggeriscono di attivare notifiche che avvisino i genitori quando il nome dei loro figli appare nei motori di ricerca.
Infine, i genitori devono rispettare il consenso e il diritto alla privacy dei minorenni e familiarizzare con la policy dei social o dei siti sui quali si condividono contenuti.
Il Garante della Privacy, invece, consiglia sempre di “pixellare” i volti dei minori, con programmi spesso gratuiti oppure di coprire i loro visi nelle foto.
È importante anche limitare la visibilità dei propri profili social, se si vogliono condividere contenuti coi propri figli. È inoltre sconsigliata la creazione di account social dedicati solo al minore.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it