Suggerire delle alternative alle politiche della gestione degli spazi pubblici in nome della riqualificazione in chiave “culturale”: questo lo scopo di un’importante iniziativa portata avanti da esponenti del mondo del Teatro sul territorio della Capitale.
La riqualificazione degli spazi pubblici ha, in linea teorica, lo scopo di investire per migliorare, per innescare un positivo processo di cambiamento in funzione di uno sviluppo più sostenibile dal punto di vista della qualità ambientale, economica e sociale dei luoghi.
Se però questo in alcune città accade, anche in senso commerciale e turistico per “far girare l’economia”, come si suol dire, molti luoghi che potrebbero essere riutilizzati con scopi culturali vengono invece esclusi da questa equazione.
Ed è qui che spesso le nostre città si trovano a corto di luoghi da “sfruttare” come luoghi del sapere o, con veri e propri spazi che non sono affatto utilizzati in nessun senso.
Il confine sottile tra “occupazione” e “riqualificazione”
Purtroppo, la legge ha delle linee demarcazioni molto sottili nel considerare gli spazi non riqualificati e abbandonati sottratti all’incuria in modo “forzato” come “occupati abusivamente.
Secondo l’articolo 633 del Codice Penale Italiano:
“Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da lire duecentomila a due milioni. Le pene si applicano congiuntamente, e si procede d’ufficio, se il fatto è commesso da più di cinque persone, di cui una almeno palesemente armata, ovvero da più di dieci persone, anche senza armi.”
Quando uno spazio sociale viene occupato, solitamente, si utilizza anche in modo improprio e generico il termine occupazione abusiva o occupazione non conforme. Il termine viene utilizzato solitamente quando vengono “prese con la forza” le abitazioni, conformi a utilizzo di alloggi popolari, ma rimasti inutilizzati; oppure quando spazi definiti “popolari” vengono occupati…e qui nasce la classica fenomenologia dell’occupazione dei centri sociali e popolari.
Pertanto occorre trovare anche delle forme di riqualificazione che siano accettate dalla legge e, in tal senso, il compito più importante è ricoperto dalle istituzioni, che hanno il ruolo di legiferare ma anche di vigilare su questi spazi pubblici delle nostre città.
Non sarebbe, probabilmente, più semplice regolamentare e riqualificare tutti i luoghi abbandonati per farne luoghi di cultura e sottrarli all’illegalità? Di far sì che questi posti, questi spazi pubblici, siano a disposizione di tutti? E che questo accada nella piena legalità?
La voce del Teatro: in nome della riqualificazione degli spazi pubblici e del riutilizzo dei luoghi abbandonati
Il mondo del Teatro è stato senz’altro uno dei settori maggiormente penalizzati dalla pandemia di Covid e uno anche dei settori forse meno “sostenuti” dalle Istituzioni nei momenti di maggiore difficoltà.
Ciò nonostante c’è un sottile filo rosso che unisce una delle arti più antiche al mondo con la società in cui a livello spaziale e temporale si trova: una predisposizione del Teatro alla “critica sociale” della quale è perennemente portabandiera, attraverso un messaggio universale che vuole trasmettere alla comunità.
E in questa occasione questo messaggio è portatore di valori che fanno parte fondante della nostra comunità: vale a dire quelli che si legano al territorio e all’utilizzo degli spazi pubblici.
L’occasione per cercare percorsi virtuosi e alternativi è stata la 61a Giornata Mondiale del Teatro, che si è svolta qualche giorno fa, il 27 marzo.
Si tratta di un’occasione per gli artisti della scena di restituire al mondo non solo una visione della loro arte ma anche un modo attraverso cui la medesima può trasformarsi in un’occasione per contribuire attivamente al miglioramento della società che ci circonda.
E una delle proposte che il Mondo del Teatro ha diffuso è stata proprio quella del riutilizzo in chiave culturale e sociale di tutti quei luoghi ormai abbandonati e lasciati sprofondare nel degrado cittadino e delle periferie.
L’importante iniziativa portata avanti a Roma
In tal senso è significativa l’iniziativa portata avanti sul territorio di Roma Capitale da Maria Luisa Celani,
operatrice culturale e produttrice cinematografica che da anni è sensibile al tema della riqualificazione dei luoghi e, insieme a Aurelio in Comune del XIII Municipio, ha voluto porre l’attenzione su due temi: gli spazi come bene comune e il teatro come risorsa culturale.
In occasione della citata ricorrenza dedicata al Teatro ha infatti organizzato un reading letterario (nello specifico è stata letta l’opera Giorni Felici, di Samuel Beckett) che ha coinvolto diverse artiste della scena nazionale come Francesca Romana Miceli Picardi, Valeria Natalizia, Luana Pantaleo, Silvia Pellegrini e Angela Giassi.
E particolarmente peculiari sono state le location di questo reading: luoghi allo stato attuale chiusi al pubblico e sommersi dall’incuria più totale, transennati, sprofondati nell’oblio più totale.
Parliamo di strutture quali l’Auditorium Albergotti, le Scuderie del Giannotto, la Fornace Veschi, il “Quadriennale”.
Luoghi in cui la Cultura potrebbe riportare la vita, sottraendo questi spazi a un inevitabile e ineluttabile degrado. Ed è proprio questo l’appello a chi governa tutte le nostre Città, non solo la nostra Capitale: riappropriamoci di questi luoghi in nome del nostro futuro, contro l’imbarbarimento e l’abbrutimento delle nostre comunità collettive.
Come riporta anche la stessa Maria Luisa Celani:
“in una giornata che vuole omaggiare il Teatro ho sentito la necessità, da una parte, di ricordare che il teatro è un valore culturale e sociale che spesso non trova il giusto spazio come ripetutamente accade alle tante forme di rappresentazione della nostra cultura, dall’altra si parla tanto della città dei 15minuti e allora iniziamo a trasformare questi luoghi in BENI DAVVERO COMUNI per una CULTURA DAVVERO COMUNE.”
Qui di seguito potete guardare il video dell’iniziativa che si è tenuta qualche giorno fa di fronte a questi luoghi da “salvare”.
Fonte: articolo di Simone Bellitto