Si affaccia la possibilità di applicare la settimana corta anche in Italia, ma ci sono anche altri modelli alternativi di lavoro: ecco quali sono.
Sempre più di frequente s’inizia a parlare di settimana corta, come nuovo modello di lavoro, in alternativa ai più classici 6 giorni su 7 o 5 giorni su 7.
Un recente report ha anche registrato un grande interesse da parte dei lavoratori italiani, per le nuove modalità di lavoro.
Vediamo allora come potrebbe cambiare il mondo del lavoro.
Settimana corta: cos’è e chi la vorrebbe
Per “settimana corta”, s’intende una settimana lavorativa di 4 giorni, invece dei consueti 5 o 6. L’orario può rimanere invariato, anche se spesso viene ridotto e lo stipendio rimane il medesimo.
L’obiettivo è quello di dare ai dipendenti una maggiore flessibilità di lavoro e permettere una migliore conciliazione tra vita privata e lavoro.
Dopo la pandemia di Covid-19, l’approccio al lavoro è molto cambiato e si fa maggiormente attenzione al benessere del lavoro e all’equilibrio con la vita privata.
Nel Regno Unito, è stata svolta una sperimentazione sulla settimana corta ed è stata un successo: il nuovo modello lavorativo ha portato ad un aumento dell’1,4% del benessere dei lavoratori e oltre la metà dei dipendenti ha dichiarato di riuscire a conciliare meglio vita privata e lavoro.
Settimana corta: il report in Italia
L’agenzia del lavoro Randstad ha condotto uno studio, il Randstad workmonitor, in 34 Paesi del mondo, che ha coinvolto anche 1000 lavoratori italiani, con età compresa tra 18 e 67 anni.
Così come i lavoratori inglesi, anche i lavoratori italiani hanno dimostrato interesse a sperimentare nuove forme di flessibilità oraria sul posto di lavoro, proprio come la settimana corta.
Il 29% dei dipendenti in Italia preferirebbe la settimana corta, mentre il 9% ha espresso la preferenza per il lavoro in orari tradizionali, ma in giorni diversi rispetto alla tradizionale settimana lavorativa.
A preferire la settimana corta sono più gli impiegati (32%) che gli operai (19%). Ma l’83% dei lavoratori valuta significativa la flessibilità dell’orario di lavoro.
In Italia, Intesa Sanpaolo ha deciso di andare avanti nella sperimentazione di un modello di lavoro flessibile, che prevede la settimana di lavoro su 4 giorni, flessibilità oraria in ingresso e in uscita e 120 giorni di smart working all’anno, senza limiti mensili.
Come dichiarato da Valentina Sangiorgi, Chief HR Officer di Randstad:
“I risultati delle prime sperimentazioni di una settimana lavorativa di 4 giorni sono interessanti, ma è difficile immaginare oggi i possibili effetti dell’introduzione su larga scala”.
Altri modelli lavoratori in alternativa alla settimana corta
Ma la settimana corta non è il solo modello innovativo di lavoro.
Tra le possibilità, c’è anche un nuovo modello flessibile, su base bisettimanale, che prevede 9 giorni di lavoro e 5 liberi. Si alterna, quindi, una settimana standard e una settimana corta.
Ogni due settimane, quindi, i dipendenti avrebbero un giorno libero in più.
Tra i vantaggi di chi l’ha sperimentata, troviamo una maggiore produttività, soddisfazione e miglioramento delle condizioni di vita dei dipendenti, con un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Tra gli svantaggi, però, troviamo anche l’impossibilità di applicare questo modello a tutte le aziende, soprattutto quelle con clienti esterni. I clienti, infatti, avevano bisogno di raggiungere i dipendenti ogni giorno, perciò l’azienda ha dovuto organizzare dei turni di rotazione, che hanno complicato non poco il lavoro in team.
I risultati del nostro sondaggio su Telegram
Per l’occasione abbiamo lanciato un sondaggio sul nostro canale Telegram su questo argomento decisamente sentito dai cittadini.
Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it