lavoratori precociPrima ancora di andare a parlare delle novità previste dal nuovo Governo Meloni per i lavoratori precoci nel 2023, è opportuno chiarire al lettore il significato di lavoratori precoci.

Rientrano nella c.d lavoratori precoci tutti quei lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del compimento del 19° anno di età per almeno 12 mesi in modo effettivo, anche non continuativo, e che sono in possesso di un’anzianità contributiva prima del 31 dicembre 1995.

Con l’introduzione della Riforma Fornero, la quale ha attuato l’abolizione della pensione di anzianità, che consentiva il pensionamento con soli 40 anni di contribuzione, e ha introdotto la pensione anticipata che ha inasprito il requisito portandolo a 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, il Legislatore non ha previsto alcune forme di tutela previdenziale per questa particolare categoria che, come tutti gli altri, si è ritrovata ad accedere al pensionamento al perfezionamento di 42 anni e 10 mesi di contributi.

Per circa 4 anni, successivamente all’introduzione della Riforma Fornero, i sindacati confederali si sono battuti a favore dell’introduzione di una prestazione che consentisse a determinate categorie di lavoratori soggette a condizioni di disagio, di accedere ad una forma di prepensionamento diversa da quella introdotta dalla Fornero con la pensione anticipata.

È così che il 1° maggio 2017 il Legislatore introduce una nuova forma di pensionamento che va a tutelare tutti quei soggetti che hanno lavorato prima dei 19 anni di età per almeno 12 mesi con una prestazione denominata quota 41.

Quali sono le novità per i lavoratori precoci nel 2023?

Partiamo subito con l’evidenziare che, nella precedente Legge di bilancio, l’importante novità introdotta dal Governo Meloni per i lavoratori precoci è stata la riduzione dell’autorizzazione di spesa per il pensionamento con quota 41 di:

  • 80 milioni di euro per il 2023
  • 90 milioni di euro per il 2024
  • 120 milioni di euro a decorrere dal 2025

La riduzione è stata introdotta a seguito dell’analisi effettuata sul monitoraggio finanziario, lasciando comunque invariato il requisito contributivo di 41 anni.

Come funziona la pensione lavoratori precoci nel 2023?

Affinché un lavoratore possa essere definito precoce e accedere al pensionamento nel 2023 mediante quota 41, deve essere in possesso di:

  • almeno 12 mesi di contribuzione prima del compimento del 19° anno di età;
  • essere iscritto ad una forma di previdenza obbligatoria prima del 1° gennaio 1996
  • rientrare in almeno una delle fattispecie individuate dall’art. 1, comma 199, della legge n. 232 dell’11 dicembre 2016
  • perfezionare entro il 31 dicembre 2023 almeno 41 anni di contribuzione

La decorrenza della prestazione avverrà nei 3 mesi successivi la maturazione del requisito, previo inoltro della domanda da
parte dell’interessato.

Quali sono i requisiti per la pensione lavoratori precoci nel 2023?

Ottenere il riconoscimento di c.d lavoratori precoci non è l’unico requisito richiesto dal Legislatore per accedere al pensionamento mediante quota 41.
Infatti, tutti coloro che vogliono accedere alla pensione precoci nel 2023, oltre ai requisiti menzionati nel precedente paragrafo, devono trovarsi in almeno una delle seguenti condizioni:

  • stato di disoccupazione a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale;
  • aver svolto attività usuranti per almeno 7 anni negli ultimi 10 precedenti la domanda
  • essere in possesso di un’invalidità pari o superiore al 74%
  • assistere da almeno sei mesi un familiare (coniuge, o parente di primo grado) convivente affetto da handicap in situazione di gravità
  • rientrare in una delle categorie c.d lavori gravosi

Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it