inflazione-asset-digitaliIl periodo che stiamo vivendo non è sicuramente dei più semplici dal punto di vista economico: per coloro i quali non possono fare altro che subire ciò che avviene a livello mondiale, la situazione è abbastanza preoccupante.


L’effetto principale delle varie crisi a livello internazionale hanno, bene o male, inciso non solo sui prezzi dell’energia ma anche sul costo della vita in generale. I prezzi dei beni di consumo hanno subito aumenti che non ricordavamo da anni e, purtroppo, gli stipendi sono rimasti gli stessi, soprattutto per chi lavora nella PA.

Si abbassa il potere di acquisto e diventa difficile trovare una soluzione per non perdere letteralmente tutto il valore che, negli anni o nei mesi, abbiamo accumulato. I depositi sui conti correnti rimangono gli stessi a livello nominale, ma quello che possiamo acquistare oggi con quei fondi è molto meno rispetto al passato. Anche per questo, sempre più persone si sono rivolte alle criptovalute che sono immuni, per definizione, all’inflazione. Il valore Bitcoin oggi in euro mostra la forza e la resistenza delle crypto ai fenomeni esterni, tra tutti l’inflazione. Diversi sono i motivi di base di questa resistenza, che tra poco andremo a vedere.

Essendo quello degli asset digitali un mercato nuovo e sempre legato agli investimenti, non ci si può aspettare che non ci siano dei momenti meno positivi, ma i progressi e i miglioramenti che tutta l’industria DeFi e blockchain sta mettendo in atto procedono a ritmi veloci, velocissimi anzi, se pensiamo a quante falle ancora possiamo intravedere nel sistema finanziario tradizionale, nonostante siano trascorsi secoli da quando è nato e regolamentato. Tra le certezze che gli asset crypto offrono, c’è l’estraneità ai fenomeni inflattivi. Anche se ci auguriamo che tale fenomeno inizi presto a rallentare, sappiamo che il potere di acquisto con il tempo tende inesorabilmente a scendere.

Come funzionano le crypto

Perché le criptovalute sono immuni all’inflazione e il loro valore aumenta con costanza nel tempo, anche se a ritmi che possono variare? La spiegazione è semplice: la maggior parte delle crypto sono deflazionistiche, ovvero sono emesse sulla relativa blockchain in quantità prestabilita. In pratica, è come se ci fosse un limite che uno Stato o un governo stabilisce alla stampa della valuta nazionale. Diverse sono le modalità con cui questo equilibrio viene garantito. Per la crypto BNB ad esempio, il meccanismo è assicurato tramite quelli che in gergo tecnico sono chiamati “burn”, ovvero eliminazioni. In questo modo si garantisce che il livello di fornitura in circolazione sia sempre lo stesso.

Verificare a che punto sia arrivato il livello di fornitura massima è semplice grazie ai ledger, ovvero i registri pubblici della blockchain dove tutto viene registrato e non c’è alcuna possibilità che avvengano delle modifiche da parte di terzi. Questi cicli di burning danno nuova forza e nuovo valore alla moneta digitale che viene sottoposta a ridimensionamento dal punto di vista della fornitura, garantendo meccanismi praticamente perfetti.

L’altro aspetto importante che va ricordato sul rapporto crypto e inflazione è la crescita costante del valore delle valute digitali. Il fatto che il valore della maggior parte delle crypto sia sempre tendente all’aumento dimostra che costituiscono una riserva di valore importante e, soprattutto, sicura. Non occorre quindi essere maghi della finanza e conoscere le strategie più sofisticate del mondo degli investimenti. Basti sapere oggi che il valore di 1 BTC è di quasi 18.000 euro. Quando è stato coniato, nel 2009, il suo valore era di 0,00076. Con il livello di inflazione che abbiamo oggi, questa cifra corrisponde a un non valore, tranne per coloro che, da “visionari”, hanno investito su questo asset qualche anno fa.

 


Fonte: articolo di redazione lentepubblica.it