Sono ancora troppi i TFR erogati in ritardo, causando spesso malcontento tra i lavoratori: ma dal 2023 l’INPS dovrebbe accelerare le pratiche e ridurre le tempistiche. Scopriamone di più.
Per chi non lo sapesse con il termine TFR (Trattamento di Fine Rapporto) si intende quella somma di denaro che il lavoratore accumula durante il proprio periodo di lavoro presso un ente pubblico o un’azienda e che, all’atto della cessazione del rapporto di lavoro, per qualsiasi motivo (licenziamento, dimissioni, raggiungimento dell’età della pensione) gli viene corrisposta.
Purtroppo la situazione delle erogazioni di questi TFR risulta ancora legata a una tempistica eccessivamente dilatata: i lavoratori rischiano ancora di attendere molto prima di poter fruire delle somme che spettano di diritto.
La situazione varia ovviamente tra dipendenti privati e pubblici:
- i dipendenti privati, ad esempio, hanno delle tempistiche di erogazione che oscillano tra i 30 e i 45 giorni
- discorso diverso per i dipendenti pubblici: si va da 105 giorni (cessazione motivata da inabilità o per decesso) a 12 mesi (cessazione per raggiungimento del limite di età, termine contratto a tempo determinato, risoluzione unilaterale per pensione anticipata) fino ad arrivare a 24 mesi in tutti gli altri casi).
Tempistiche che nel comparto pubblico sono decisamente più lente. Ma a partire dall’anno prossimo, almeno secondo l’INPS, la situazione dovrebbe cambiare.
Ancora troppi TFR in ritardo: dal 2023 l’INPS accelera le pratiche
Ad appesantire ulteriormente i tempi, infatti, sono spesso procedure desuete, come quelle cartacee, che fanno sì che le domande non risultino chiuse nei tempi stabiliti.
L’INPS dal 2023 vuole così sopperire a questo ingorgo burocratico che rallenta l’erogazione dei TFR.
Nello specifico sono arrivate, in riferimento al caso specifico piemontese, alcune interessanti dichiarazioni rilasciate al Quotidiano La Stampa dalla direttrice dell’INPS della Regione Piemonte, Emanuela Zambataro.
La direttrice, infatti, spiega che questi ritardi sono spesso legati alla gestione cartacea del Trattamento di fine rapporto in alcune aree, come quella torinese, che ha rallentato le pratiche anche a causa dell’enorme bacino di utenza.
E così sulle colonne del quotidiano torinese Emanuela Zambataro ricorda che la situazione potrebbe già allegerirsi a partire dal prossimo anno: «A partire dal 2023 l’Inps ha previsto, con una circolare di novembre, l’utilizzo esclusivo del canale digitale nella trasmissione da parte delle pubbliche amministrazioni dei dati necessari alla liquidazione del Tfs e del Tfr dei dipendenti pubblici, circostanza questa che renderà più fluido il processo di erogazione delle prestazioni spettanti».
Le novità dal 2023
Ma quali saranno nello specifico le novità introdotte con questa circolare dello scorso novembre?
Nella circolare 4 novembre 2022, n. 125, l’INPS ricorda innanzitutto che, a decorrere dal 1 gennaio 2023, l’utilizzo degli strumenti digitali diverrà esclusivo sia per il TFS che per il TFR.
Il passaggio all’utilizzo esclusivo del canale digitale vuole così superare le criticità legate alla trasmissione da parte delle Amministrazioni pubbliche della documentazione cartacea, attraverso i modelli “PL/1“, “350/P” e “TFR/1″ per la liquidazione del TFS e del TFR, utilizzando, laddove disponibili, le informazioni presenti su “Posizione Assicurativa” attraverso le denunce contributive mensili (flusso Uniemens) inviate dalle Amministrazioni.
Per poter operare con il nuovo sistema di scambio telematico dei dati, le amministrazioni devono essere abilitate ad accedere attraverso il sito istituzionale dell’Inps sia alla procedura nuova passweb, sia alla procedura di comunicazione di cessazione TFS.
Qui di seguito è disponibile il testo completo del messaggio INPS 125/2022.
Fonte: articolo di Giusy Pappalardo