editoria-digitale-ccnl-digital-publishingNuovi profili del digital publishing: la Slc Cgil prepara la piattaforma per il nuovo CCNL dell’editoria, al fine di tutelare queste nuove categorie professionali.


Tra i processi trasformativi in atto, la digitalizzazione è ciò che plasma in misura più trasversale interi settori produttivi, sfere sociali e abitudini individuali.

Dalle telecomunicazioni ai servizi postali, dallo spettacolo all’emittenza radiotelevisiva, fino all’industria cartaria ed editoriale: l’innovazione digitale ha avuto un impatto notevole sul modello economico delle aziende – siano esse d’intrattenimento, cultura o informazione – ma soprattutto sull’organizzazione del lavoro e sulle figure professionali coinvolte.

Questi settori sono ormai pervasi dalle novità e quindi hanno bisogno delle necessarie tutele in linea con l’evoluzione dei medesimi.

Per questo motivo la Slc Cgil (Sindacato Lavoratori della Comunicazione) prepara la piattaforma per il nuovo CCNL dell’editoria.

Editoria digitale: in arrivo un CCNL per i nuovi profili del digital publishing?

Web content specialist, social media manager, digital media strategist e ancora: copywriter, esperto SEO, video-maker, photo-editor, graphic designer e web marketing analyst. Alla proliferazione di profili lavorativi non è corrisposta un’analoga strutturazione di diritti, tutele e riconoscimento professionale.

Ecco perché abbiamo deciso di porre al centro della nostra attività dei prossimi mesi le nuove figure dell’editoria digitale” – spiega Giulia Guida, Segretaria nazionale Slc Cgil.

Il nostro obiettivo – continua la Segretaria – è raccogliere testimonianze dirette sulle condizioni di lavoro del settore, capire quali sono le maggiori criticità e individuare gli strumenti per risolverle, avanzando rivendicazioni precise nella fase di rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale dell’Editoria che si aprirà a fine anno. Un CCNL in cui vorremmo includere tutte le nuove professionalità del digital publishing”.

Un obiettivo ambizioso, ma anche urgente

L’obiettivo è tanto ambizioso quanto urgente. A renderlo tale, la ristrutturazione dell’editoria avvenuta a seguito della crisi finanziaria del 2008. Tra il 2010 e il 2015 le aziende del settore hanno provato a riaffermare il proprio modello di business, avvalendosi delle nuove tecnologie digitali. Non l’innovazione in quanto tale, ma l’uso che ne è stato fatto non può che definirsi regressivo, poiché è valso a intensificare le due strategie tradizionali per far fronte alla bassa marginalità e all’alto rischio che contraddistinguono il settore: la sovrapproduzione dei contenuti e la compressione dei costi fissi.

Sul piano occupazionale, la digitalizzazione è stata sfruttata per esternalizzare il lavoro redazionale. Stando ai dati più recenti (Redacta 2020a), i freelance risulterebbero l’88%. Dovendo monetizzare il traffico web connesso all’attività editoriale, i compensi delle nuove suddette figure, come quelli dei giornalisti di digital news, dipendono in larga misura dalle piattaforme. Si spiega così la diffusione di molteplici forme di cottimo digitale, quali il pay per click e le aste inverse. Meccanismi che favoriscono il dumping reciproco e l’autosfruttamento.

Non sono fenomeni che tenderanno a estinguersi da sé stessi. Al contrario, come la pandemia da Covid-19 ha accelerato la digitalizzazione di produzione, distribuzione e fruizione dei contenuti editoriali, così le più recenti difficoltà di approvvigionamento lungo la filiera della carta contribuiranno a consolidare le tendenze in atto. Come sindacato non possiamo stare a guardare. La nostra non è una semplice dichiarazione d’intenti, ma un appello rivolto a chiunque svolga una professione nel settore o lo conosca abbastanza da voler contribuire a migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori che ne fanno parte.

 


Fonte: SLC CGIL - Sindacato Lavoratori della Comunicazione